Brunello sotto analisi.1 min read

E così quello che doveva succedere è successo. L’immobilità assoluta del Consorzio del Brunello di Montalcino, che nonostante l’importante società di PR a cui si è affidato non ha ritenuto giusto comunicare all’universo mondo il proprio punto di vista, ha portato ad una situazione tra il tragico ed il grottesco. A partire dal 9 di giugno prossimo ogni bottiglia di Brunello di Montalcino che entrerà negli Stati Uniti dovrà essere accompagnata da un’analisi che certifichi la sua provenienza solo da uve Sangiovese. Le analisi si dovrebbero basare sul livello degli antociani, cioè delle sostanze coloranti del vino.

Adesso cosa succederà?

Due scenari si presentano.

Tutto il Brunello di Montalcino, a parte alcune piccole partite, è in regola e quindi non ci saranno ripercussioni sul mercato americano, uno dei più importanti per questo vino.

Nonostante quanto affermato da tutti i produttori e soprattutto dagli organi consortili molti Brunello non riuscirebbero a superare le analisi preventive e quindi si dovrà fare qualcosa per evitare il tracollo sia sul mercato americano che su molti altri che potrebbero richiedere lo stesso tipo di analisi.

In questo caso cosa potrà fare il Consorzio? Proporre una variante al Disciplinare del Brunello? Rimanere fermo sulle sue posizione? Cambiare il disciplinare del Rosso di Montalcino per permettere una “via di fuga” molto poco remunerativa?

Domani 14 maggio ci sarà l’Assemblea dei produttori e sapremo sicuramente qualcosa in più.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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