Bottiglie pesanti: e se fosse realmente servito a qualcosa?2 min read

Ho scritto più volte che nei nostri assaggi troviamo sempre più bottiglie pesanti (per esempio a Montalcino, durante Anteprima Brunello OFF) e spesso ci prende un certo scoramento e ci sentiamo come dei piccoli Don Chischiotte contro delle gigantesche “bottiglie a vento”. Ma ogni tanto ci arrivano segnali incoraggianti e addirittura quelle che potremmo chiamare dimostrazioni che la nostra battaglia serve a qualcosa.

Gli ultimi due articoli che abbiamo pubblicato sul tema hanno creato un certo movimento e tra i molti commenti trovati sui social ne voglio citare uno, che mi ha fatto veramente un grande piacere.

E’ di Nicola Jasci, titolare dell’azienda abruzzese Jasci e Marchesani che ha scritto:

“Da 5 anni nella mia cantina l’80% della produzione è imbottigliata in contenitori di 400gr. ed è stato un grande successo oltre che un grande aiuto per l’ecosistema, e questo tutto grazie ad un articolo di Carlo Macchi di qualche anno fa che parlava proprio di questo argomento”

Sono frasi come queste che danno un senso al lavoro e agli sforzi di tutta la redazione e ci riempiono di soddisfazione, sperando che qualcun altro possa seguire l’esempio positivo di Nicola.

In effetti qualcuno l’ha seguito e sembra addirittura abbia fatto di più. Pochi giorni fa ho ricevuto una mail da Cascina Fiammetta, una cantina romagnola, che diceva:

Le scrivo per ringraziarla per il prezioso spunto e consiglio riguardante l’utilizzo consapevole delle bottiglie leggere.Sinceramente, pur utilizzando bottiglie (spumante escluso) sotto il limite da Lei evidenziato in diversi editoriali, non ne avevamo considerato così attentamente e scrupolosamente la reale importanza. Prendendo spunto prorprio dal suo articolo del 9 ottobre 2019, ricondiviso sulla nostra pagina FB ci siamo subito attivati per indicare sulle nostre etichette l’utilizzo di bottiglie leggere, copiando il suo imput : “Utilizzo vetro leggero e salvo me, voi e il pianeta!”

Pubblico anche la foto della bottiglia perché non riuscivo a credere ai mei occhi.

Che dire… siamo contenti che i nostri appelli abbiano sortito dei risultati tangibili ma speriamo soprattutto che l’esempio di queste due cantine venga seguito da molte, molte altre.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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