Bio Wine Sud Tirol: buona la prima!6 min read

Lo ammetto! Sulla scorta di molti vini assaggiati nel tempo il mio scetticismo per  i vini della categoria bio (biologici, organici, biodinamici…etc etc…) è sempre stato alto, ma l’invito come membro di giuria in un concorso proprio dedicato a vini “bio” era un’occasione troppo golosa per rinunciarvi. Un’opportunità da cogliere per poter finalmente affrontare l’argomento e verificare nel campo neutro di  una degustazione tecnica le mie perplessità in merito all’argomento.

 

Il concorso si è tenuto nel piccolo paesino di Gargazzone, sede di un albergo che, solo quello, meriterebbe un articolo a parte e ancor di più il viaggio. Il Theiner Garten Bio Hotel, uno dei primi 100 alberghi in Europa come comfort e il primo albergo ad essere stato costruito con i criteri casa clima della provincia di Bolzano: probabilmente il più alto standard di efficienza energetica esistente in Italia.

 

La famiglia Theiner, proprietaria dell’albergo, in occasione del quinto anno dall’apertura, ha chiesto al giornalista Othmar Kiem di organizzare il primo concorso dedicato a vini biologici certificati, provenienti da cantine del territorio altoatesino.

 

La grande difficoltà per Othmar è stata quella di scovare le cantine: la sorpresa è stata grande quando ha scoperto che non esisteva un sito o un archivio che raccogliesse tutte le cantine certificate bio della provincia. Alla fine di una ricerca certosina sono state identificate 32 cantine certificate bio, di cui 22 hanno partecipato al concorso con un totale di 79 vini.

 

 

La degustazione

E qua viene il bello! Pronto ad affrontare vini difficili e da elucubrazioni mentali, sono stato piacevolmente stupito dalla piacevolezza, facilità e pulizia della stragrande maggioranza di essi.  In generale l’unica vera anomalia comune avvertibile  è stata nel profilo acido di una buona parte dei vini, apparso molto accentuato rispetto ad un comune gruppo di vini non bio (per i vini 2013 complice anche un’annata sicuramente avara di sole).

 

I vini bianchi sono apparsi più facili da leggere e migliori nei punteggi.  I vini spumanti piuttosto ingenui e grossolani (ma erano pochissimi campioni) ed i rosati sono stati la categoria che è apparsa più sofferente ed approssimativa. I rossi in generale con trama tannica aggressiva ma nel complesso piacevoli.

Un aspetto che mi ha colpito è stato, soprattutto nei bianchi, una più difficile riconoscibilità del vitigno contrapposta invece ad una migliore lettura della matrice territoriale e climatica. Questo effetto è salutato con favore da chi cerca in Alto Adige una più importante caratterizzazione territoriale di un vino, prevalente decisamente sulle caratteristiche del vitigno stesso. Si potrebbe arrivare ad avere una serie di vini chiamati solo con il nome del territorio e costituiti dai vitigni più tipici di quel territorio.  Il Terlaner esiste già, a quando un blend Valle Isarco Bianco, composto dai vitigni importanti e dalle particolari aormaticità come Sylvaner, Veltliner, Kerner ? 

 

 

La lista dei premiati

 

Il premiato nella categoria spumanti:

AA Spumante Metodo Classico Eustachius 2009 – Stachlburg, Parcines

 

I premiati nelle categoria vini bianchi:

AA Valle Isarco Müller Thurgau 2012 – Garlider, Velturno

Plantis Superior Bianco 2013 – St. Quirinus, Caldaro

AA Val Venosta Pinot Bianco 2013 – Stachlburg, Parcines

AA Chardonnay Gaun 2013 – Tenutae Lageder, Magrè

AA Chardonnay Löwengang 2011 – Tenutae Lageder, Magrè

 

I premiati nella categoria vini rossi:

AA Cabernet Sauvignon-Merlot Learn 2010 – Glassierhof, Egna

AA Cabernet-Lagrein Kastlet 2010 – Loacker, Bolzano

AA Merlot 2010 – Stachlburg, Parcines

AA Cabernet Löwengang 2010 – Tenutae Lageder, Magrè

AA Cabernet Sauvignon COR Roemigberg 2010 – Tenutae Lageder, Magrè

 

Nella categoria rosati la giuria non ha voluto proclamare un vincitore.

 

Al di la di ogni risultato vale la pena sottolineare la peculiarità ed unicità di questo concorso: difficilmente un tale evento sarebbe organizzabile attualmente fuori dei confini della provincia di Bolzano. Nel resto d’Italia al momento la situazione è ancora troppo confusa, con il fronte delle cantine bio diviso su più associazioni e organizzazioni, ognuna con propri regolamenti, comportamenti etici e modus operandi. Inoltre la naturale (ed incomprensibile….ma forse anche comprensibile!!!) ritrosia di molti vignaioli a sottoporsi a giudizi esterni complicherebbe ulteriormente la ricerca di cantine aderenti ad un’iniziativa di questo tipo. Credo invece fermamente che questo momento di confronto servirà ad una ulteriore crescita di quei vignaioli che hanno voluto mettersi in gioco.

 

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I vitigni piwi

Solaris, Bronner, Cambourchin, Johanniter, Muscaris, Cabernet Cortis, Prior……sono solo alcuni dei nomi di una categoria di vitigni denominati Piwi, che hanno la formidabile capacità di essere resistenti alle crittogame e dunque non necessitano di trattamenti in vigna. Tanto sconosciuti in Italia quanto ben noti in Germania dove ormai la loro diffusione sta aumentando a vista d’occhio. In Alto Adige Il 18 dicembre 2003, 22 coltivatori e appassionati fondarono l’ associazione PIWI Südtirol, da allora iniziò la penetrazione e sperimentazione di questi vitigni. La degustazione mi ha dato la possibilità di assaggiare per la prima volta questi vini: la strada è ancora lunga ed in generale abbiamo constatato che in degustazione faticano ancora a competere con le eccellenze da vitigni convenzionali. Ma non sono mancate le eccezioni: Miros 2010 della cantina Bio-Weingut Steig, da vitigni Chambourcin e Prior è risultato ai primissimi posti nei miei assaggi personali.

 

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La tavola rotonda

A margine del concorso un gruppo di produttori ed un importatore tedesco di vini bio si sono confrontati in un dibattito su questo mondo. Ecco un brevissimo sunto dei punti salienti emersi.

 

          Tutti i produttori sono arrivati ad una conversione bio non dettata da scelte di mercato, è stata una forte spinta motivazionale personale dettata dall’interrompere l’uso delle sostanze chimiche nel suolo.

 

          Produrre in modo bio significa proporre un prodotto biologicamente naturale e sano ma soprattutto è un grande investimento sul futuro delle prossime generazioni.

 

 –          Non esiste un’organizzazione che raggruppi i produttori vinicoli bio e questo sarebbe molto importante anche per fare pressione sulla politica.

 

          Liberarsi dai pregiudizi che i vini bio siano “anche” buoni… (in questo caso mi sento tirato in causa).

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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