Bianchi liguri 2011: il caldo ha colpito4 min read

Voi tutti ricorderete la seconda metà di agosto e la prima parte di settembre dello scorso anno. Dopo un’annata dove il caldo si era sentito si e no ci furono 20-25 giorni di eccezionale calura diurna e notturna.

La vite, anche a temperature abbastanza alte, riesce comunque a mitigare gli effetti del caldo grazie alle fresche ore notturne. Questo ore permettono alle uve di “rinfrescarsi” e di mantenere una buona fetta degli aromi e soprattutto dell’acidità. Lo scorso anno in molte vendemmie il caldo diurno sommato a quello notturno (con la terra che perdeva l’eccesso di calore mandandolo verso l’alto e quindi verso i grappoli, quasi sempre a poche decine di centimetri dal terreno) ha creato non pochi problemi.

Dopo aver assaggiato un centinaio di bianchi liguri non possiamo non constatare che in questa bella terra affacciata sul mare, quei 20-25 giorni hanno lasciato il segno. Un segno maggiore in alcune zone e minore in altre, più marcato in alcuni vitigni e meno in altri,  ma una generale mancanza di freschezza e “assopimento” aromatico è purtroppo il trait d’union tra le varie denominazioni della Liguria per i bianchi del 2011.

Tutto questo ha portato ad una media stelle di 2.38 non certo altissima. Scorrendo i punteggi  abbiamo solo sei vini con 3.5 stelle e venti con 3. Questo è il meglio di quello “che passa il convento” ma la stragrande maggioranza dei punteggi (ben 56 prodotti) sono posizionati tra 2.5 e 2 stelle, presentando un quadro di vini comunque corretti ma a cui l’annata calda ha tolto quella spinta e quella freschezza che dei bianchi dovrebbero avere. D’altro canto dobbiamo sottolineare l’innalzamento del livello tecnico, che ci ha portato a non trovare praticamente neanche un vino con difetti di vinificazione. Questo è indubbiamente un risultato da non prendere sottogamba e testimonia di una voglia di crescere generalizzata. Purtroppo questa voglia deve fare i conti con madre natura, che nel 2011 ha messo diversi bastoni tra le ruote.

Vediamo adesso singolarmente le principali denominazioni.

 

Riviera Ligure di Ponente

All’interno di questa denominazione l’uva che ha retto meglio all’annata calda è stata il Pigato. Ben quattro dei sei punteggi più alti sono appannaggio di questo vitigno e sono vini che hanno comunque espresso o bella freschezza o ampiezza ben bilanciata dall’acidità. I profumi sono ben presenti e rimangono comunque su note floreali. Non crediamo che i buoni risultati del Pigato siano dovuti  a esposizioni particolari ma proprio alle caratteristiche intrinseche del vitigno che regge meglio il caldo e lo stress che questo comporta.

La stessa cosa non possiamo dirla per il Vermentino che, pur raggiungendo alcuni buoni risultati, ha dato molto spesso vini con poco nerbo e scarse gamme aromatiche. I vini sono comunque di buon livello ma “viaggiano con il freno a mano tirato”.

 

 

Colli di Luni Vermentino

E anche nella zona dove secondo noi il Vermentino ligure si esprime meglio il caldo si è fatto sentire. In generale è forse il territorio che ci ha deluso di più e quindi quello ad  aver maggiormente subito l’inclemenza del caldo agostano. Quasi tutti i vini assaggiati avevano come caratteristica la scarsa freschezza e una mancanza di belle e nette note aromatiche. Tutto “merito” del caldo. Alcuni prodotti buoni ci sono ma anche vini che di solito ci danno grandi soddisfazioni quest’anno hanno dovuto inchinarsi alla natura. Forse il modo per salvarsi c’è stato e sicuramente chi passa tranquillamente sopra a profumi e caratteristiche che del Vermentino non sono nemmeno lontane parenti, troverà certamente qualcosa di buono.

 

 

Cinque terre

Caso eclatante di come in annate calde il poter utilizzare più tipologie di uve aiuta. Pur non spiccando dobbiamo ammettere che i Cinque Terre hanno dato buoni risultati e generalmente non sono sembrati così segnati dall’annata, merito sicuramente di uve come Bosco e Albarola, perché il Vermentino ha sofferto qui come da altre parti.

In definitiva, pur constatando un generale miglioramento tecnico dobbiamo ammettere che il 2011 per i bianchi liguri non è stata una grande annata. Comunque le basi ci sono per fare molto meglio, se la prossima vendemmia sarà meno tiranna.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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