Bianchi friulani 2013: buoni segnali ma…7 min read

I nostri assaggi dei bianchi friulani, grazie agli amici dell’Associazione Picolit di Savorgnano del Torre, si sono svolti nella bellissima location dell’azienda Aquila del Torre, dove l’accoglienza ( oltre che organizzatissima) è stata quasi commovente. Vogliamo ringraziare questo piccolo ma agguerrito gruppo di produttori, i titolari ed il personale di Aquila del Torre e Pierpaolo Penco (sempre pronto a farsi in quattro per trovare le soluzioni giuste) dal profondo del cuore.

 

Veniamo adesso a parlare dei risultati delle degustazioni, suddivisi per vitigni e non per denominazioni.

 

 

Ribolla Gialla

 

A monte sembrava un’annata interessante per la Ribolla Gialla. Acidità sicuramente elevate e magari una sufficiente espressività aromatica sembravano dover arrivare quasi di default…invece anche quest’anno non siamo andati molto oltre la constatazione di una discreta freschezza poco supportata da corpo e da complessità. A rimescolare ancora più le carte sono arrivati  vini con poco corpo e con qualche grammo di zucchero residuo di troppo e altri dove l’utilizzo non minimale di  uve semiaromatiche o aromatiche ha portato a snaturare l’espressività del vitigno. Anche quest’anno al termine degli assaggi, pur non amando la tipologia, possiamo capire l’utilizzo della macerazione  in questo vitigno,  visto che vinificato “tradizionalmente” in purezza non riesce proprio a dare risultati importanti. Voto 5.5

 

 

Malvasia

 

Anche qui ci aspettavamo un po’ di più, ma almeno le malvasie assaggiate avevano quasi in toto una precisa connotazione aromatica. Purtroppo in diversi casi non si abbondava in corpo e profondità gustativa, ma molte aziende hanno interpretato l’annata senza voler strafare e così alla fine la classica piacevolezza del vitigno, nelle tre denominazioni principali (Collio, COF e Isonzo), è venuta abbastanza a galla. Voto 6.5

 

 

Pinot Grigio

 

CI verrebbe quasi voglia di definirlo “vitigno dell’anno”. Questo non solo per i buoni risultati medi ottenuti ma per il modo con cui li ha ottenuti: sovvertendo gerarchie che sembravano scritte nella pietra. Infatti per la prima volta da quando assaggiamo in Friuli denominazioni come Grave e Aquileia stanno alla pari delle più blasonate. Una tendenza già notata durante gli assaggi di Friulano&Friends e qui confermatasi. Magari non siamo per complessità e profondità aromatica e gustativa al pari dei migliori produttori, ma con il 2013 si sono visti notevoli passi avanti in quelle che vengono considerate “denominazioni minori”. Anche qui abbiamo trovato nasi ben espressi, corpi ben presenti affiancati da giusta freschezza. Se dobbiamo dirla tutta il passo avanti di alcuni è coinciso con un mezzo passo indietro di altri, ma questo non toglie importanza al risultato finale che, per un vitigno da noi sempre poco osannato, è di ottimo livello. Voto 7

 

 

Chardonnay

 

Anche lo Chardonnay friulano, che non è mai stato molto apprezzato dal nostro giornale, con questa vendemmia non solo recupera punti ma partecipa alla piccola “rivoluzione del Pinot Grigio”. Infatti non solo per la prima volta uno Chardonnay delle Grave supera la soglia delle tre stelle ed entra di diritto tra i grandi bianchi friulani, ma dietro di lui si sta creando un gruppo che certifica oramai uno sviluppo qualitativo importante. Accanto a questa crescita troviamo le conferme dell’Isonzo e dei Colli Orientali e in generale un netto miglioramento sia nella piacevolezza generale che nella struttura e complessità dei vini. Negli anni scorsi, a parte alcuni casi, ci domandavano la reale utilità di questo vitigno ma il 2013 ci ha presentato vini assolutamente non scontati e con bella tensione gustativa.  Voto 7

 

 

Pinot Bianco

 

Pochi campioni assaggiati e la domanda sorge spontanea: “Perché in Friuli non si punta di più su questo vitigno?” Infatti tra i Pinot Bianco non solo abbiamo trovato uno dei vini più buoni dell’anno, ma la media stelle è altissima e trova belle interpretazioni sia in Collio, sia nell’Isonzo, sia nei Colli Orientali.  Inoltre i vini sono diversi da zona a zona e molto caratterizzati. Insomma, anche se l’annata è stata  generalmente molto favorevole (aspettate anche i risultati dell’Alto Adige e poi vedrete) riteniamo che questo vitigno dovrebbe essere considerato maggiormente dai produttori. Voto 8

 

 

Friulano

 

La potremmo definire un’annata interlocutoria ma la verità è che i Friulano del 2013 non ci hanno convinto. Ad un certo punto, durante gli assaggi uno dei degustatori è sbottato dicendo “Gli manca sempre qualcosa!” in effetti I molti Friulano degustati avevano quasi sempre qualche punto debole: o (i più) erano poco profondi in bocca, o non presentavano gamme aromatiche nette e fresche, o mancavano di freschezza. Per carità, una buona fetta di vini (quelli a 3 o più stelle) sono di buon livello ma non si fanno certo i salti mortali dalla gioia con questa vendemmia. Voto 6+

 

 

Altre uve

 

Pochi vini e poche uve per un giudizio che per forza tocca le singole realtà e non può generalizzare. Abbiamo trovato ancora una volta la conferma che il Riesling renano può dare grandi risultati e che il Traminer Aromatico (pur avendo un bell’interprete) non è un vitigno adatto in questa regione. Lo stesso dicasi per il Müller Thurgau. Senza voto per quanto detto sopra.

 

 

Uvaggi

 

Nel bel mondo dei bianchi friulani gli uvaggi hanno sempre avuto (almeno per noi) un ruolo controverso. Di alto livello e assolutamente integrati nel territorio e nella sua storia nel Collio, un po’ forzati e ridondanti altrove. Con i vini assaggiati quest’anno possiamo dire con gioia che l’intera regione ha intrapreso la strada dell’uvaggio elegante, armonioso e piacevole, abbandonando quasi del tutto la via della ciccia in eccesso, spesso squilibrata o affiancata da molto legno. Questo non vuol dire che tutti siano ottimi , ma solo che si è, per noi, intrapresa la giusta via e su questa bisogna andare avanti. Voto 7.5

 

 

Sauvignon

 

Abbiamo lasciato alla fine questo vitigno che il prossimo anno sarà al centro di un importantissimo concorso internazionale, perché è forse l’emblema di quanto ha fatto il Friuli Venezia Giulia nel mondo del vino di qualità. I sauvignon friulani, variamente declinati, sono uno dei punti fermi dell’enologia italiana e anche nell’annata 2013 la qualità è alta: solo la sua espressione porta a qualche riflessione. Come sempre gli Isonzo mostrano giusta opulenza e equilibrio gustativo di alto livello, con nasi dove non predominano note vegetali ma frutti maturi accanto e fini balsamicità.  Nei Colli Orientali o nel Collio si passa da note vegetali intense, a spiccati sentori di frutto della passione, il tutto quasi sempre con corpi e freschezze di ottimo livello. Ma torniamo agli aromi di queste due ultime zone, dove si viaggia tra una visione più tradizionale ed una più moderna di considerare il vitigno. Crediamo che questa “dicotomia” sia fondamentale per la crescita del vitigno e dei produttori  e solo un confronto attento e continuo (che sta realmente avvenendo) sia la chiave di volta per arrivare non solo ad uno “stile aromatico Friuli” (che ancora non c’è)  ma anche ad una maggior caratterizzazione territoriale che non può fermarsi al semplice confronto tra “sentori di peperone” e “sentori di frutto della passione”. Le possibilità di andare oltre ci sono, sta solo ai produttori presentarsi al mondo non scimmiottando altre zone ma trovando un comune sentire tra vini, per fortuna, già di ottimo livello. Voto all’annata 8+

 

 

Agli assaggi hanno partecipato: Carlo Macchi, Simona Migliore, Pierlorenzo Tasselli.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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