Basilicata svegliati!!!!3 min read

C’era proprio bisogno di un produttore non lucano per fare una buona presentazione dei vini lucani? Pare proprio di si visto che c’è voluta infatti  tutta la pazienza e l’abilità di Fabrizio e Cecilia Piccin, arrivati dalla Toscana e titolari della nuova e promettente Grifalco della Lucania per portare in Basilicata un folto gruppo di giornalisti e broker italiani ed esteri. In una regione dove l’elenco delle aziende fornito dalla Camera di Commercio ha almeno il 60% di indirizzi mail sbagliati, dove alcuni produttori non danno bottiglie alla “concorrenza” per paura che vengano adulterate prima di essere servite, dove da alcune retroetichette si evince che il vino non matura in legno ma “stagiona”, si è potuto fare promozione del territorio soprattutto grazie a chi, venendo da fuori, è riuscito ad agire da collante tra un discreto numero (per fortuna almeno questo) di produttori lucani. Una volta creata l’occasione noi di Winesurf l’abbiamo presa al volo, andando anche oltre. Infatti abbiamo richiesto a tutte le aziende lucane produttrici di Aglianico del Vulture (rintracciate tramite un mai troppo benedetto almanacco speditoci dai soliti noti di Grifalco) le campionature delle annate 2003-2004, riuscendo così a portare a casa una degustazione abbastanza esaustiva di questa Denominazione. Tra l’evento organizzato da Grifalco (che permetteva anche di degustare gli Aglianico del Vulture di molte cantine nonchè i vini del comprensorio Materano) e i nostri assaggi “privati” abbiamo avuto a disposizione quasi sessanta prodotti, che non sono certamente pochi per questo bellissima regione. Per i risultati della degustazione dovrete comunque attendere fino a settembre, quando il momento sarà più favorevole per parlare di rossi così importanti. Nel frattempo eccovi alcune note al volo su un viaggio che ci ha riservato sorprese enologiche al positivo ma anche al negativo, il tutto in rigoroso ordine alfabetico
A….. come Aglianico
Sicuramente un grande vitigno (non c’era bisogno certo del nostro placet) del quale per fortuna non si conoscono  i limiti verso l’alto. Purtroppo però la viticoltura “vulturense” non spicca certo per sperimentazioni e se ci aggiungiamo il fatto che in posizioni eccezionali abbiamo più volte visto vigneti  tenuti in maniera tragica…..non si possono certo fare salti di gioia. Sicuramente mancano i soldi ma credo latiti molto anche la voglia di fare.
C…… come cantina
Bellissima e soprattutto costruita con criteri di grande intelligenza quella di Grifalco. A pochi chilometri troviamo però capannoni industriali riattati a cantine o cantine che sembrano capannoni industriali……meno male hanno un grande vitigno tra le mani!!!!!
C…… come Cabernet
Se Dio vuole (si fa per dire) lo abbiamo trovato anche qui, in particolare nel Materano, accoppiato al suo storico collega Merlot. Capisco che l’Aglianico non era storicamente proprio il vitigno più piantato in zona, ma partire oggi nel sud Italia producendo vini da vitigni internazionali vuol dire salire in macchina passando dal tubo di scarico.
D……come degustazione
Sempre bene organizzate. In particolare molto proficua quella sull’Aglianico del Vulture mentre quella riguardante i vini del comprensorio materano ci ha riportato indietro di molti anni. Speriamo solo che questo manipolo di produttori, da poco entrati nel mondo del vino di qualità, non facciano gli stessi errori (alcuni li hanno già fatti…..vedi Cabernet) di molti venuti prima di loro.
G……come gruppo
Veramente folto quello di broker e giornalisti esteri. Striminzita la rappresentanza italica. Che l’Aglianico interessi più all’estero che da noi?
P….come promozione del territorio
Abbiamo già detto…..
O…… come Orazio
Venosa è patria del poeta e ce lo ricorda ad ogni piè sospinto. Addirittura due vini di due aziende diverse hanno lo stesso nome, ispirandosi entrambi al “Carpe Diem” oraziano.  Se po’ fa?
T….come territorio
Semplicemente meraviglioso, con delle potenzialità inimmaginabili. Chi va a piantare in Cile od in Argentina dovrebbe fare prima un salto in zona.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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