Barbera d’Asti, Superiore e Nizza: qualche nebbia all’orizzonte, ma che orizzonte!6 min read

Ci si alza la mattina e non ci si aspetta certo un panorama come quello nella foto qua sopra. Rimani a bocca aperta, ammiri e intanto pensi che quel mondo la sotto, che fa capolino tra  le nebbie mattutine, sicuramente nasconde delle belle sorprese. E nei due giorni passati in zona di belle sorprese, non solo enoiche,  ne abbiamo avute diverse.

Ci basta arrivare al Castello di Costigliole d’Asti , sede del Consorzio della Barbera d’Asti, per incontrare la prima: una bella e attrezzatissima scuola di cucina con una nuovissima sala dedicata ai dolci e al cioccolato.

Ma non abbiamo tempo per il cioccolato perché ci attendono più di 100 Barbera tra Asti, Asti Superiore e Nizza.

Chi ha la pazienza di leggerci sa che tra noi di Winesurf e l’uso (esagerato) del legno c’è da tempo una guerra di trincea che non vedrà vincitori e vinti, ma che ogni tanto, per certe tipologie, ci porta a fare delle sortite spesso inefficaci ma obbligate. Il mondo della Barbera astigiana in passato è sempre stato uno di quelli “incriminati” e anche quest’anno, sotto sotto, eravamo pronti a sparare. Poi abbiamo iniziato ad assaggiare i vini e ne abbiamo degustati molti anche di cantine che non conoscevamo (con belle sorprese!), diradando ancor più le nostre “nebbie” su questo territorio.

Barbera d’Asti 2018-2017-2016

Non vorrei scomodare un grande giornalista e scrittore come Gianni Brera, ma devo prendere a prestito la sua differenziazione tra squadre di calcio maschie e femmine, non nel senso del sesso ma del modo di stare in campo e affrontare la partita. Traslando il concetto nel vino non arrivo certo primo affermando che esistono vini maschi e vini femmina e che la Barbera è un vino profondamente femminile.  Quando  è giovane o giovanissima  ha profumi suadenti e intensi e la sua leggerezza al palato è solo finta, perché vi abbina unna freschezza (il classico “caratterino” femminile) che non la rende per niente cedevole, anzi. La barbera giovane è  come una  fanciulla in  fiore, vestita di leggeri abiti primaverili e ti viene incontro con una grazia e un’allegria che non può non essere ammirata.

E così abbiamo  ammirato le rotonde freschezze delle Barbera 2018, annata calda e difficile,  ma che un vitigno come la barbera, se controllato bene nel tenore alcolico, riesce a rendere di una solare piacevolezza. Ci siamo  anche stupiti ci come dei vini “base” come tante  Barbera 2017 abbiano trovato un fresco equilibrio in un’annata squilibrata come la 2017. Fino qui le nostre Barbera non avevano legno e non mostravano assolutamente il bisogno di averlo. Purtroppo con alcune 2016 questa voglia di “vestire” con con abiti legnosi la nostra barbera è venuta fuori, togliendo così leggiadria al vino e  rendendolo simile a tanti altri. Forse la grande annata 2016 ha spinto alcuni ad osare un po’ di più, ma il risultato, almeno sulle Barbera d’Asti non è stato certo rimarchevole.

Voto alla tipologia Barbera d’Asti: 8.5

Barbera d’Asti Superiore 2017-2016-2015 e altre annate.

Qui il mondo cambia e si incomincia a vedere l’ecletticità del vitigno che, da vino di grande e pronta beva può trasformarsi in prodotto da lungo invecchiamento. La buona o la cattiva riuscita di questa trasformazione crediamo  dipenda molto da quello che, per rimanere nel concetto di “vino femmina”, possiamo chiamare “matrimonio d’interesse o matrimonio d’amore” con il Signor Legno, piccolo o grande che sia.

Nel primo caso la sposa barbera non si sente a casa sua, non è pronta, non ama il suo sposo, non è adatta per lui ma deve per forza conviverci, nel secondo caso il legno ama e si fa amare dalla barbera e insieme riescono a fondersi, dando così vita ad una terza persona, un vino che unisce la freschezza e la giocosa giovinezza della barbera alla maturità e profondità  che solo il legno può dare. E nelle barbera d’asti superiore degustate abbiamo trovato legni di qualità altissima, in qualche caso però anche il legno  migliore del mondo può sopravanzare, soverchiare la barbera, creando dei vini  scissi o squilibrati o con ancora note di legno da  digerire (e dopo 3-4 anni non dovrebbe accadere) .

Scendendo più nel particolare  le poche 2017 non possono dare un’idea dell’annata, quindi passiamo alle 2016. Indubbiamente figlie di un’ottima vende mmia  hanno mostrato una bella pienezza, con un equilibrio superiore rispetto alle cugine di Alba (Ops! Cosa ci è sfuggito… fate finta di niente tanto tra 3-4 giorni pubblicheremo i risultati).

Alcol indubbiamente importante ma ben trattenuto e note fruttate ancora positivamente presenti. Qualcuna deve ancora digerire il “matrimonio” col legno, qualcuna non lo digerirà mai ma abbiamo trovato diverse “spose felici” dotate di carattere e della grinta per equipararsi al legno. La stessa grinta purtroppo non l’abbiamo trovata nelle 2015 che in diversi casi mancavano di freschezza, risultando un po’ troppo morbide e senza nerbo.

Voto alla tipologia  barbera d’Asti Superiore 7.5

 Nizza 2016-2015

La battutaccia la facciamo subito: dall’ultimo assaggio fatto dei Nizza a oggi è diminuito il legno ma è aumentato il vetro.

Fuor di battuta, il Nizza DOCG è un vino importante che punta sull’integrazione col legno per dare il meglio di sé dopo diversi anni. E’ una scelta che spesso non abbiamo condiviso ma che sembra paghi. Nei nostri ultimi assaggi abbiamo trovato una maggiore integrazione tra vino e legno, in diversi casi grazie ad un utilizzo più morigerato di questo strumento di cantina in un vitigno che “assorbe” molto dai legni in cui viene maturato, specie se sono nuovi.

Rimane la nostra impressione di diversi anni fa che il Nizza debba essere vista come una tipologia “rompighiaccio”, che può fare breccia in mercati esteri più abituati a vini concentrati e con note di legno che accompagnano nel tempo il vino. Anche noi, piano piano, ci stiamo abituando al Nizza (da qui ad amarlo il passo non è breve) ma nei nostri assaggi abbiamo trovati un buon numero di vini che non mostrano di soggiacere al legno, ma anzi ne traggono spunto per puntare a complessità interessanti.

Vogliamo però far notare che tra i Nizza degustati un discreto numero adotti bottiglie di una pesantezza impressionante. Critichiamo in maniera netta questa scelta, anche perché tende a sminuire l’importanza del vino a vantaggio del sua “presenza estetica” sullo scaffale e ci sembra giusto chiedere agli amici del Nizza di bloccare questa excalation vetraria, magari proponendo una bottiglia unica, leggera, per questo vino.

Voto alla tipologia Nizza: 6

Se la prima immagine arrivando è stata quella delle colline immerse nella nebbia l’ultima è sempre legata alle stesse belle colline, senza però un filo di nebbia e tinte leggermente  di rosa grazie al sole al tramonto. Colline che valgono più di una visita: così abbiamo sepre fatto e cosi faremo!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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