Assurdità e…. tessere di fine estate4 min read

Forse passerà agli annali come l’estate delle ricerche assurde, degli studi di cui non si sarebbe sentita la mancanza. Sul fronte generale ne cito due, pubblicizzati niente meno che dal TG1.  Il primo, pare di matrice britannica, attribuisce a chi tradisce (moglie o marito, in questo c’è parità) un livello intellettivo più basso delle persone fedeli. Il secondo invece, di pura scuola USA, ritiene che i bambini bugiardi, quelli che inventano balle, siano più intelligenti di quelli sinceri.

Presumendo non ne sentiate la mancanza non sto a spiegarvi su quali principi si basino i due studi  per venire subito a proporvene uno che ci riguarda più da vicino (escludendo ovviamente fedifraghi/e, nonchè bambini).

Un gruppo di scienziati francesi, dopo ripetute prove, ha scoperto che lo champagne ( chissà se anche un Franciacorta o un Trento DOC) va servito tenendo il bicchiere inclinato attorno ai 45°. Questo perchè la suddetta inclinazione influenza la quantità di CO2 nel bicchiere (che a calice dritto diminuisce notevolmente) e dato che nelle bollicine è contenuto gran parte dell’aroma e del gusto, il modo di versare è fondamentale…..

Per farcelo sapere ci voleva anche uno studio a livello universitario. Da parte mia vorrei proporre agli studiosi francesi un’accurata ricerca su come la grandezza della bottiglia influenzi quella delle bollicine, cioè se in una magnum di Champagne le bollicine siano o no grandi il doppio che in una bottiglia normale.

Lasciamo da parte le ricerche inutili per parlare di temi più importanti e soprattutto reali. Vogliono cambiare il disciplinare del Cirò, inserendo le solite uve internazionali. Chissà perché quando si fanno certe proposte a fianco non si propone anche un disciplinare dove si obblighino i produttori, mantenendo le stesse uva di prima,  a lavorare meglio in vigna ed in cantina. Lo dico perché mi sembra assurdo che ancora, pur avendo di fronte decine e decine di casi, si voglia trasformare un vino chiaramente di territorio e mediamente non eccelso in un altro chiaramente non di territorio ma ugualmente non eccelso. Insomma cari produttori, pensate davvero che un cabernet, un merlot, un montepulciano o un sirah, che non sapete come si adatterà al vostro territorio e che probabilmente non saprete neppure coltivare, possa trasformare il Cirò in un ottimo vino che tutti vogliono? Guardatevi attorno e ditemi quanti cambi drastici di disciplinare hanno ottenuto questo miracoloso risultato: probabilmente siamo attorno allo zero assoluto. Se poi lo volete/dovete  fare perché siamo di fronte al fatto compiuto e la paura dei controlli è tanta….faccio come la tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo.

Parlo invece della tessera del tifoso e di un’altra che poi vi dirò. Nel primo caso credo si tratti di un modo dispendioso (anche per il tifoso stesso) per ottenere ben poco. Infatti se uno è un violento ultrà molto probabile sarà già conosciuto (per non dire schedato) in questura, se invece siamo di fronte ad un tranquillo padre di famiglia non si capisce come avere il suo nome su un elenco possa servire a prevenire o a bloccare le violenze allo stadio.

Servirebbe invece  un’altra tessera, che sicuramente verrebbe definita subito come “la tessera dell’ubriacone” ma in realtà potrebbe essere usata e vista proprio nel senso opposto. Sto pensando  ad una tessera riservata agli specialisti del nostro settore: enologi, enotecnici, cantinieri,  giornalisti enogastronomici, sommelier professionisti etc,  che permetta di identificare la persona come uno che, per lavoro, non può esimersi dall’assaggiare o bere un vino. Questo non punterebbe ad ottenere un’ immunità quasi “parlamentare” ma semplicemente il poter essere visti e trattati per quello che siamo, cioè dei professionisti sottoposti ad un preciso rischio lavorativo. La tessera potrebbe essere distribuita dagli ordini professionali e funzionare come una specie di patente a punti. Una volta fermato e sottoposto al test alcolometrico, se si superano parametri prestabiliti e più alti dei normali, al possessore di un “tesservino” verrebbero scalati tot punti. Una volta finiti i punti scatterebbero sanzioni uguali a tutti gli altri. La tessera potrebbe essere automaticamente ricaricata (anche ridiscussa ed eventualmente tolta) dopo 12-24 mesi e se in questo periodo non si fossero  persi punti ci potrebbe essere anche un bonus.

Lo so, è dura, ma dal punto di vista comunicativo si potrebbe puntare sul fatto che per diventare professionisti del vino ed ottenere la tessera occorrano anni di studio e quindi il degustare o il bere (soprattutto per motivi di lavoro) è un gesto che comporta grande attenzione e soprattutto conoscenza della materia.

Difficilmente sostenibile dal punto di vista sociale? Impossibile far passare come personaggi positivi chi per professione, usa l’alcol? Allora perché addirittura si osannano quelle persone che, per professione, hanno a che fare con qualcosa che miete molte più vittime dell’alcol? Chi sono? Ma i piloti di auto e moto!  Con la differenza che la più grossa azienda privata italiana non si chiama GIV ma FIAT. 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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