Assaggi Lambrusco 2011: Sorbara über alles!5 min read

Prima di parlare dei vini parliamo degli uomini. Ci sembra infatti il minimo ricordare che le terre e le persone che producono quel vino unico e particolare chiamato Lambrusco vivono un momento molto difficile. Il nostro pensiero è con loro e la nostra speranza è che gli aiuti  post terremoto siano efficaci ed in tempi  il più possibile brevi gli abitanti di quella terra dolce e gentile che è l’Emilia possano tornare a sorridere.

E veniamo ai nostri assaggi, svoltisi oramai come tradizione presso l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna a Dozza. I ringraziamenti sono non solo d’obbligo ma veri e sentiti per un ente che svolge con serietà e pacata efficienza il suo compito.

Di scena quest’anno un numero maggiore di vini, arrivati a un centinaio grazie ad alcune “new entry” emiliane e all’allargamento dell’assaggio ai lambrusco della provincia di Mantova.

Lo scarsissimo matematico che è in me si getta nell’elencazione di facili dati: 98 vini in assaggio per una media stelle di 2.28: la parte alta “del tabellone”  vede tre vini con 4 stelle, quattro con 3.5 e ben venticinque con 3 stelle. Sempre quello che quando sfangava un 6- a matematica faceva salti di gioia fino al soffitto, fa notare che tale media è leggermente inferiore a quella (2,33) dello scorso anno.

Metto da parte il matematico dei miei stivali e faccio salire alla ribalta la parte più propensa al ragionamento non meramente matematico per cercare di dare un senso più compiuto ai numeri. In effetti la media è leggermente più bassa ma questo è dovuto, credo,  a due fattori precisi: da una parte l’aumento dei campioni in degustazione che porta sempre a un naturale  “annacquamento” dei risultati e dall’altra il “dazio” che occorre pagare al passato del lambrusco che, se sta lasciando dietro di se la stragrande maggioranza di vini difettati, ha comunque una coda con cui fare i conti.

Questa coda si è materializzata  con 5 vini eliminati per problemi vari (ma naturalmente conteggiati nella media) e 6 campioni che non si sono innalzati dal nostro voto minimo.

Forse a questo punto, più che cercare di controbilanciare parlando dei  56 vini  che hanno ottenuto buoni o ottimi voti (sommandoci anche i 24 che hanno preso 2.5 stelle), dimostrando così che quasi il 60% dei lambrusco è di livello più che interessante, la cosa più giusta da fare è parlare di questi vini dividendoli per  tipologie più conosciute e numericamente più presenti all’assaggio.

 

Emilia IGT

La tipologia che ha mostrato le maggiori diversità: alcuni ottimi voti non ci fanno però scordare i molti vini senza grande costrutto che abbiamo assaggiato. In diversi casi i nasi erano scarsi o senza grande spinta e i palati, forse a causa di una vendemmia non certo al top, senza la necessaria potenza e freschezza. Un gruppone molto a macchia di leopardo, dove più che l’indicazione geografica conta il nome del produttore. Voto 5.5

 

Lambrusco Reggiano

 

Un passo in avanti  ma da questa denominazione ci aspettavamo di più: probabilmente l’annata non è stata delle migliori, anche se la bella diversità ampelografica di lambrusche utilizzati poteva aiutare non poco a limare i problemi vendemmiali. Mediamente ci siamo trovati davanti a vini con discrete gamme aromatiche e corpo sufficiente ma, anche le punte (che ci sono) non si esprimevano come lo scorso anno. Comunque il livello rispetto al precedente gruppo sale e non di poco . Voto 6.5

 

Lambrusco Mantovano

 

Le vere new entry del nostro assaggio,  comportatesi più che degnamente. Il problema maggiore l’hanno evidenziato nel corpo che, dopo nasi interessanti e ben tessuti, ti deludeva un po’.  Mancava pienezza e freschezza e crediamo che l’annata e rese non certo bassissime siano i principali motivi. Comunque i nasi erano sempre corretti e precisi, in alcuni casi assolutamente piacevoli, in particolare se rapportati ai prezzi di vendita. Voto 6+

 

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro

 

Un tipo di lambrusco che può farti innamorare perdutamente (ne sa qualcosa il sottoscritto….) ma che quest’anno non si è espresso ai livelli altissimi spesso raggiunti. Non per ripetersi ma forse l’annata ci ha messo lo zampino, perché gli mancava sempre qualcosa, in alcuni casi pochissimo per la quadratura del cerchio. La sua grassezza e i suoi profumi  sono comunque proverbiali anche in una vendemmia chiaramente minore. Voto 7

 

Lambrusco di Sorbara

 

Forse il lambrusco più difficile da spiegare e da amare: il Sorbara è spesso austero e formale e non da mai la confidenza che è l’arma principale degli altri cugini. Quest’anno però ce ne sono alcune interpretazioni che ti fanno letteralmente toccare il cielo con un dito. I grandi Sorbara da noi assaggiati a questa tornata forse hanno un colore leggermente sopra le righe ma sia al naso sia in bocca mostrano caratteristiche assolutamente regali. La loro freschezza è strabiliante e la rispondenza naso-bocca ti lascia senza parole. Al prezzo a cui vengono proposti (siano essi metodo ancestrale o meno) sono forse i più grandi vini italiani per rapporto qualità-prezzo. Anche nelle seconde linee abbiamo trovato comunque freschezza ed eleganza. Chapeau!  Voto 9

 

vini spumanti a base lambrusco

 

Questa tipologia, forse appesantita da prezzi che si staccano nettamente dal resto dei lambrusco, ci è sembrata in crescita, specie per complessità aromatica. Voto 6.5

In conclusione, pur non uscendo soddisfatti a 360° come lo scorso anno questo secondo approccio con i lambrusco ci è sembrato comunque molto proficuo e ci ha fatto scoprire sfaccettature e caratteristiche che l’assaggio dello scorso anno non aveva evidenziato. Ribadiamo il concetto che, oggi come oggi, bere lambrusco è forse uno dei modi più intelligenti per approcciarsi a bollicine (qui possiamo dirla la parola, vero????) di qualità spendendo cifre estremamente contenute.

Siamo partigiani di questo vino? Può darsi ma….al cor non si comanda.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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