Eccovi l’intervista con chi ha prodotto il miglior vino d’Italia per la nostra guida, il Valtellina Superiore Sassella Riserva Rocce Rosse 2016. Stiamo parlando della famiglia Pelizzatti Perego, alias ARPEPE. In questa chiacchierata Emanuele e Isabella Pelizzatti Perego ci parlano della Valtellina, della loro storia, del modo di fare vino in un territorio tra i più belli e difficili d’Italia e di molte altre cose
Winesurf. “Come credo voi sappiate questa intervista nasce dal fatto che voi, per Winesurf avete prodotto il miglior vino rosso d’Italia (nonché miglior vino d’Italia n.d.r.), il Rocce Rosse 2016. Vino tra l’altro premiato anche da altri giornali e guide: non è che rischiate di montarvi la testa?
Emanuele Pelizzatti Perego: “No!”
Isabella Pelizzatti Perego: “Questo mai.”
E.P.P. “Diciamo che cominciamo ad essere abbastanza preparati a queste belle notizie ma alla fine i primi ad essere critici verso quello che facciamo siamo noi. La sera che ho ricevuto la notizia sono andato a cena con la famiglia bevendo Rocce Rosse 2016 e il giorno dopo mi son portato a casa l’annata successiva, la 2018. L’ho assaggiato è mi sono detto che è meglio del 2016 e quindi stiamo migliorando. In effetti nel 2016 ci trovo qualche difettuccio in più rispetto al 2018.”
W. “Meno male! Pensando che poi ci sarà la 2019 e poi la 2020, 2021, 2022…”
E.P.P. “In realtà dopo la 2018 ci sarà, fino ad oggi, solo la 2021, perché non usciamo tutti gli anni.
I.P.P. “Magari avessimo il Rocce Rosse tutti gli anni.”

E.P.P “In realtà era l’idea di nostro padre quella di fare solo un vino tutti gli anni, ma poi anche lui si è adattato a quello che la natura gli dava. C’era annate in cui non potevi pensare di fare Rocce Rosse. Non per niente il Rosso di Valtellina è nato nel 2003, in un’annata in cui non potevi fare il Rocce Rosse: se l’avessi prodotto e messo in commercio dopo 5-6 anni avrei fatto solo del male all’azienda. Effettivamente ci sono annate molto buone ma non adatto al Rocce Rosse, che non potrebbero reggere tre anni di botte grande: in quei casi meglio allora fare un vino sulle componenti fruttate e floreali, con una buona freschezza.”
W. “ArPePe: Prima di tutto spiegateci questo acronimo che a me ricorda tanto una ricetta, la romanissima cacio e pepe”.
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