Antonio Arrighi e Nesos: il vino “Sirena” che esce dalle onde del mare3 min read

Tutto nasce da un esperimento che sconfina nella sfida, nella scommessa di creare un vino come quello realmente mitico prodotto nell’Isola di Chio 2500 anni fa. Era un vino speciale e il suo segreto era quello di immergere le uve in mare dentro delle nasse e lasciarcele per dei giorni. In questo modo acquisiva, almeno così pare, aromaticità e sapidità particolari.

Si parte dagli studi del Prof. Attilio Scienza dell’Università di Milano, illustrati ad un convegno nel 2018 a Portoferraio. Antonio affascinato dalla possibilità di ricreare un vino con le stesse metodologie degli antichi abitanti di Chio lo ha poi contattato per tentare questa sfida quasi impossibile. Le difficoltà sono state tante e per la maggior parte ignote, non avendo riferimenti pratici odierni. La scelta dell’uva è caduta sull’Ansonica, antico vitigno mediterraneo di provenienza greca, dotata di buccia spessa e polpa compatta in grado di resistere per dei giorni all’azione aggressiva dell’acqua del mare. Sono state fatte delle prove anche con l’Aleatico, tipica uva Elbana, ma i chicchi hanno resistito poche ore prima di sfaldarsi.

Reperire le nasse giuste per riporre l’uva nel mare, calcolare la giusta maturazione dell’uva, i tempi di permanenza in mare. A parte si è studiato anche la forma delle anfore e qui lo ha aiutato l’esperienza decennale nell’uso dei vasi vinari in terracotta. Insomma tutte incognite mai affrontate prima ma alla fine la caparbietà di Antonio (e la bravura) è stata premiata con la creazione di un vino unico nell’odierno panorama enologico.

I grappoli sono stati immersi nel mare dell’Elba per 5 giorni ad una profondità di 7 metri: l’azione dell’acqua marina ha fatto sì che si sciogliesse buona parte della pruina e per osmosi i sali minerali sono penetrati nell’acino donando sapidità e aromaticità all’uva e poi anche al vino. Successivamente i grappoli sono stati asciugati al sole, i chicchi separati dai raspi e vinificati in anfore. Grazie all’azione antisettica e antiossidante dei sali marini non sono stati  aggiunti solfiti e il vino è stato imbottigliato dopo un anno. Del 2018 sono state prodotte 40 bottiglie, del 2019 ne verranno prodotte circa 200.

Questo vino ha avuto premi e riconoscimenti a livello mondiale, sul progetto Nesos è stato girato e prodotto da Stefano Muti un documentario, Vinum Insulae, che nel 2019 è stato presentato al Festival International Œnovideo a Marsiglia, dove ha ricevuto il primo premio nella categoria  miglior cortometraggio.

Ma com’è Nesos?

Ho assaggiato l’annata 2018, il colore è giallo dorato con sfumature orange. Il naso è complesso con un iniziale impatto floreale e fruttato, ginestra e acacia, susina gialla e agrume, bella nota iodata e finale balsamico. L’entrata in bocca è decisa e dinamica, il vino è come te lo aspetti sapido, ma non è salato e basta, ha una bella freschezza e una giusta struttura. Ritornano le note floreali e fruttate sentite al naso contornate da altre sensazioni minerali e balsamiche il finale è lungo e piacevole. Vino interessante.

Questa estate sono andato a trovare  Antonio Arrighi  a Portoferraio. Il progetto Nesos va avanti, la ricerca continua e si affina: siamo ormai alla terza vendemmia e l’esperienza sta dando i suoi frutti. Il vino della vendemmia (o forse della pesca?) 2019 sarà commercializzato e avrà un particolare packaging.

Un prossimo esperimento dovrebbe essere quello di provare ad immergere l’uva toscana per eccellenza, il sangiovese e vedere che cosa succede.

Un’altra sorpresa enologica? Sicuramente un’altra sfida, staremo a vedere.

Bruno Caverni

Conosco, ahimè, Carlo Macchi da diversi anni e con lui ho in comune la grande passione per il vino, non quella per l’Inter in quanto sono uno storico e fedele tifoso del Milan.

Una passione, quella del vino, che è sfociata sia nella collaborazione in Winesurf e sia con l’Associazione Italiana Sommelier, della quale sono il Delegato di Prato.

Che altro dire: in Winesurf ho conosciuto persone fantastiche, con le quali ho condiviso e sono felice di poter continuare a condividere questa bella esperienza.


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