Non lo diciamo per atteggiarci ma mentre leggerete queste righe (se lo farete nella giornata de l15 febbraio) staremo degustando in uno dei posti più adatti per la degustazione che si conosca. Stiamo parlando della Stazione Leopolda di Firenze, dove si sta svolgendo l’Anteprima del Chianti Classico 2009 e 2008 Riserva.
Immaginateci comodamente seduti sotto delle luci perfette, con spazi adatti e con schiere di sommelier pronti a servirci i quasi 300 vini in degustazione. In realtà i vini dell’annata in presentazione sono molti meno: 52 quelli del 2009 e 34 le Riserve 2008.
Di questi solo una piccola parte sono vini regolarmente imbottigliati (20 tra i 2009 e 24 tra le Riserve). E’ questa una tendenza che purtroppo tende ad aumentare anno dopo anno e che, almeno per noi, inficia abbastanza l’importanza di una anteprima dove, oltre a non assaggiare (per fortuna) l’annata appena vinificata, alla fine si degusta anche poco di quella appena entrata in commercio. Possiamo capire che molti imbottiglino quando gli pare e piace però un consorzio dovrebbe tener conto di questo non minimo dettaglio. Forse sarebbe opportuno spostare avanti nel tempo l’anteprima o semplicemente presentarla come una degustazione di quello che il convento, in quel momento, passa.
Inoltre trovare sempre meno vini imbottigliati non è certo una bella cosa, almeno tra quelli d’annata. Spesso vuol dire che non si riesce a smaltire quello che c’è in cantina, con tutte le implicazioni del caso.
Ma veniamo ad una veloce e sintetica valutazione delle due vendemmie sotto osservazione.
Chianti Classico 2009
Non certo una grande annata: i vini sono piuttosto leggeri e mancano di ciccia: in diversi casi però sopperiscono con una bella freschezza sapida ed una piacevolezza che riesce ad accompagnarti fino a fine bocca. Lievi note amarognole sono purtroppo presenti in qualche caso, a testimonianza di maturazioni non certo perfette e di tannini non proprio “DOC”. Tra le note positive il colore, finalmente standardizzato sul rubino vivo ed i profumi, puliti, netti, molto floreali. Sarà una fissa ma tra questi profumi ben marcati spiccano quelli dei vini di Lamole. Giaggiolo, rosa canina con note di ciliegia matura ed in bocca quella freschezza che non viene solo dall’acidità ma anche da una sapida eleganza. Un’ulteriore conferma che questa zona sta acquisendo una qualità media molto alta ed una riconoscibilità che è molto difficile trovare altrove. Speriamo rimanga così e non si sciupi negli anni.
Chianti Classico Riserva 2008
Per queste dobbiamo usare una frase strausata come “macchia di leopardo e spingerci verso frasi molto lapalissiane. In effetti i soliti vini delle aziende che di solito lavorano bene spiccano sulla media. Tutto ciò, come detto, sembra molto lapalissiano ma è la realtà, che può essere spiegata dal semplice fatto che chi lavora normalmente bene è riuscito a fare una buona selezione di uve si è salvato in una vendemmia (la prima della triste triade 2008-2009-2010) non certo da far passare agli annali. Il bello è che i campioni migliori mostrano una polpa tannica ed un nerbo notevole, mentre “il mare magnum” denota preoccupante leggerezza. Questa grande distanza qualitativa tra una decina di campioni ed il resto ci è sembrata la nota immediata più interessante.