Anteprima Brunello 2006: qualità e verità2 min read

Un ‘anteprima rinnovata, con sale finalmente silenziose e praticamente perfette per la degustazione, spazi maggiori per i buffet, manifestazioni di ampio respiro culturale ed il tutto senza dover ricorrere (se non in minimissima parte) a mostruose tensostrutture, ci ha accolto stamani a Montalcino.

In campo la tanto attesa vendemmia 2006, che a suo tempo venne insignita dal Consorzio delle 5 Stelle. Le cinque stelle, ovviamente, non ci sono ma il cielo di questa vendemmia è abbastanza stellato.

La prima cosa che ci ha colpito positivamente (oramai “rischiamo” di farci l’abitudine) sono i colori, ritornati nella quasi totalità alle gamme classiche del Sangiovese invecchiato alcuni anni.

Prima però di metterli sotto il naso o di assaggiarli i nostri dubbi “iperbolici” sull’annata 2006 sono tornati a galla. Tutte le volte infatti che ci siamo incontrati con questa vendemmia abbiamo trovato molti, troppi vini irrimediabilmente silenziosi al naso ed estremamente difficili e duri in bocca. Sotto sotto pensavamo che anche il Brunello non sfuggisse alla regola. (In parte) ci stavamo sbagliando.

I Brunello del 2006 sono vini che, per adesso, hanno nel palato la loro arma vincente ed in particolare in tannini finalmente ruvidi ma ben modellati, che solo in alcuni casi sono frutto di legni invadenti. La tessitura tannica, a cui si aggiunge un buon livello di freschezza, compone dei palati adesso molto “movimentati” ma con notevoli possibilità future. I nasi, pur dovendoli prendere con le dovute precauzioni, sono di buona finezza e con una complessità già di buon livello. Mancano adesso di potenza e  di espressività ma diamogli tempo.

Se dovessimo posizionare questa vendemmia la metteremmo davanti al 2004 (neanche di poco) e  allo stesso livello del 2001 con però un grande punto a vantaggio. I 2006 sono vini dove il Sangiovese (finalmente) spicca e gli spigoli dei tannini assieme a ben riconoscibili note aromatiche lo stanno a dimostrare. Il sangiovese spiccava anche nel 2005 e “albeggiava” nel 2004, ma solo con  il 2006 riesce ad unire “qualità con verità”.

In definitiva un’annata che potrebbe essere quella del grande riscatto:  noi la prenderemo in esame, in maniera approfondita, nel settembre prossimo, fin da ora però siamo propensi a credere che, a settembre, ci divertiremo molto.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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