Non c’è dubbio che Andrea Moser sia un bravissimo enologo. Potrei fare molti esempi ma ne basta uno: negli anni in cui è stato kellermeister di una grande cantina sociale altoatesina i vini sono cambiati da così a così, sia perché migliorati notevolmente, sia perché nello stesso tempo sono divenuti più aderenti al vitigno e al territorio.
Oltre che bravo è giovane e conosce i social e quindi da lui ci si poteva aspettare qualcosa di diverso, comunicato in maniera moderna e che provasse a cambiare le carte in tavola.
Così quando mi è arrivata questa comunicazione: “Nasce AMProject, vini temporanei per una nuova visione enologica” ho pensato “Temporary wine”, su questo punta Andrea.”
Se dovessi spiegarlo ad uno ancor meno avvezzo di me ai social e a linguaggi anglofonanti gli direi che Andrea ha deciso, dall’alto delle sue conoscenze e della sua bravura tecnica, di selezionare vigneti o partite d’uva in varie zone d’Italia, vinificarle e poi venderle sotto il marchio da lui scelto. Saranno vini diversi in territori diversi, e probabilmente diversi ogni anno.
Lui usa il termine “Temporary wine” e dice tutto in due sole parole.
Indubbiamente questa sua idea porta ad una evoluzione della figura dell’enologo, che sotto traccia esisteva già da tempo: l’enologo infatti molto spesso non è solo colui che fa il vino in una cantina ma è l’uomo che aiuta il settore commerciale, anche soltanto andando a presentare i vini a degustazioni o incontri. Adesso diciamo che Andrea si propone come “enologo di se stesso” ed è certamente un modo chiaro di presentarsi.
Ho una sola annotazione ed è sul termine “temporary”. Il brutto di noi italiani è che, usando una parola inglese, la traduciamo e così arriviamo a “vino temporaneo”, che nel mio immaginario e credo in quello di molti altri, suona in maniera negativa.
Il buon vino infatti, quasi per definizione, punta a durare nel tempo, ad essere il meno “temporaneo” possibile. Per questo mi permetto di suggerire ad Andrea un termine simile ma dal significato completamente diverso : “vini atemporali”, cioè qualcosa che supera il tempo e l’annata, che per definizione diviene così unico interprete di un momento, di un intersecarsi di uomo-vitigno-vigneto-momento che proprio per definizione diviene irripetibile.
Adesso, aldilà delle parole, aspetto di assaggiare qualcosa per poter valutare un vino e non solo filosofeggiare.