Andrea Lonardi è il secondo Master of Wine Italiano e questo farà solo del bene al nostro vino e alla nostra critica enoica4 min read

Era il 1° agosto 2022 e l’Italia dell’atletica era ancora considerata una nazione di Serie B. Vabbè, avevamo avuto tanti campioni, in discipline più o meno note e importanti ma alle Olimpiadi nella disciplina regina, i 100 metri, eravamo considerati meno che niente. Incapaci, per costituzione e per mentalità, di concorrere ai massimi livelli. Non me ne vogliano, Tilli, Mennea da lassù, ma prima, durante e dopo i tempi di Bolt noi, nella Disciplina Regina (e lo scrivo maiuscolo non a caso)  eravamo meno che niente.

Poi è arrivato il pomeriggio del 1° agosto, in cui Marcel Jacobs ci ha fatto diventate popolo di poeti, santi, navigatori e centometristi. Ma ancora non bastava perché una rondine non fa primavera: c’è voluto il 6 agosto del 2022, in cui 3 ragazzi quasi sconosciuti e un campione olimpico hanno zittito il mondo (specie la Perfida Albione, che gridava “al lupo” e poi il lupo era lei) e hanno fatto capire che, nel mondo della velocità stellare c’eravamo pure noi.

Nel mondo del vino I Master of Wine sono “una medaglia d’oro” dello stessa importanza dei 100 metri olimpici. Così come nei 100 metri vediamo solo 10 secondi di gara ma non tutti gli allenamenti, i sacrifici, la crescita mentale singola e di gruppo che comportano tali risultati, così diventare MW vuol dire non solo studiare, ma conoscere, viaggiare, ampliare i propri orizzonti, cambiare mentalità (quella nostra è provinciale da far terrore), impegnarsi e impegnare i propri soldi e poi spesso non arrivare nemmeno in finale. Questo successe a me nel 1998, piccolo atleta che nelle “qualificazioni olimpiche” è arrivato buon ultimo ma, felice e soddisfatto, è tornato a casa.

A febbraio 2021 il mondo del vino italiano ha avuto il suo Marcel Jacobs: si chiama Gabriele Gorelli ed è stato il primo (e fino a ieri unico) Master of Wine italiano. Forse molti non l’hanno capito, ma per il mondo del vino italiano è stato come vincere i 100 metri alle Olimpiadi.

Dopo anni che eravamo bravini (anche nel fare vino…) ma parlando di esperti di vino italiani il naso anglofono e poi mondiale tendeva più o meno platealmente all’insù, adesso avevamo anche noi un MW.

Cosa vuol dire essere un Master of Wine? per me vuol dire non solo conoscere l’universo mondo del vino ma saperlo raccontare sia tecnicamente che con l’anima, vuol dire non fermarsi ai profumi di un vino ma andare in profondità e senza essere pedanti, vuol dire non fermarsi ai luoghi comuni ma spiegare, vuol dire essersi allenati per molti anni per fare non una volta, ma 100-1000 volte i 100 in meno di dieci secondi.

Un corso che non ti regala niente, anche perché devi farlo in una lingua che non è la tua e soprattutto devi pensare in quella lingua, altrimenti non superi le qualificazioni.

Da oggi anche l’Italia del vino ha il suo “6 agosto olimpico”, perché abbiamo il secondo MW italiano, Andrea Lonardi, e ormai nessuno al mondo potrà mai dire che noi italiani non siamo capaci di primeggiare nel mondo della critica enoica.

Andrea l’ho conosciuto pochi mesi fa in Alto Adige e di lui ho apprezzato la semplicità con cui ha presentato un vino “ai raggi X” facendoci vedere cose che prima ci erano sfuggite.

Questo è il pregio di un MW e sono convinto che questa impronta servirà molto al nostro mondo del vino per rendersi conto che essere semplici vuol dire essere sicuri di sé,  di quanto e come si conosce e si può far conoscere agli altri. Più Master of Wine ci saranno in Italia e meno provinciale, quindi anche meno attaccabile da influencer o blogger rabberciati, sarà la nostra critica enologica. Questo ci farà crescere tutti.

In questo momento, da “perdente nelle qualificazioni olimpiche  del 1998 dei MW” sono strafelice che il nostro paese sia oramai tra i grandi in questa “manifestazione” perché come noi siamo andati ad imparare all’estero così adesso verranno da noi per imparare e questo “scambio di menti e di idee” non potrà che fare un gran bene al nostro asfittico mondo della critica enologica.

Bravo Andrea, complimenti! Aspetto gli altri o le altre, per adesso almeno in numero minimo per fare una staffetta olimpica.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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