Nell’articolo “Amarone 2002 e 2003: dalle Alpi alle Piramidi. Ma c’è a chi piace la montagna e chi invece ama l’Egitto” avevamo presentato le nostre prime impressioni sull’Amarone 2003. Sensazioni parziali, derivate da poco più di una ventina di campioni assaggiati. Dopo averne degustati più di 50 all’Anteprima che si è svolta a Verona sabato 10 febbraio mi sembra il caso di puntualizzare meglio alcune cose. La Valplicella è forse la zona italiana che, in questo momento, gode di maggiore salute: le vendite vanno alla grande e si respira un clima di fiducia e di ottimismo che molte altre zone si sognano. Questo ha portato, per l’Amarone 2003 ad una vera e propria corsa all’imbottigliamento, accentuato vieppiù dall’aver saltato praticamente l’annata 2002. L’Amarone 2003 in molti casi non è ancora uscito ma in buona parte è già venduto. Ottime notizie per le tasche dei produttori ma noi scorgiamo alcune grosse nubi all’orizzonte. Se l’Amarone tira così tanto il rischio (più che un rischio ci sembra ormai una certezza) è quello di spingere troppo su vini “amaroneggianti”, come il Valpolicella Ripasso. Niente contro questa degna tipologia ma basare molta della propria immagine e commercializzazione su vini più o meno passiti (Recioto, Amarone, Valpolicella Ripasso e Valpolicella Superiore Ripasso ) rischia di divenire un boomerang quando il vento cambierà. Un morto c’è già ed è il Valpolicella Superiore (non ripassato) divenuto in pochissimo tempo da opportunità futura a cenerentola del territorio. Lo dice senza mezzi termini anche il presidente del Consorzio Valpolicella Emilio Pedron da noi intervistato (vedi"Un presidente sul piede di guerra" di prossima uscita). Non si può obbligare i produttori a fare vini che non si vendono ma possiamo metterli in guardia dal rischio di omogeneizzare una produzione di alto profilo che si basa proprio sul concetto opposto, la particolarità. Se tutto deve divenire “amaroneggiante” o “ripassato” si rischia di arrivare in breve al monoprodotto, con tutti i rischi connessi.
Dopo questa tirata veniamo a parlare dell’Amarone 2003 che sembra in generale molto meglio di come potessimo aspettarcelo. Senza arrivare ai toni entusiastici con cui il Consorzio ha presentato l’annata ci sembra che l’appassimento e gli zuccheri residui abbiamo dato vita a vini piacevoli ed abbastanza equilibrati. Rimango del parere che non dureranno a lungo ma sicuramente siamo di fronte alla migliore espressione in rosso dell’annata 2003 per quanto riguarda rossi italiani importanti. Lasceremo comunque passare un po’ di tempo ed a settembre assaggeremo con grande attenzione tutta la produzione e poi vi racconteremo: nel frattempo scrivetevi i nomi di queste aziende: Antolini.Mazzi, Roccolo Grassi, Tezza Fabio e Viviani, però io non vi ho detto niente……