Alfa Roero o Langhe Romeo?4 min read

Da piccolo mi piacevano tantissimo le Alfa Romeo di quel periodo. In particolare quelle a due porte (vi ricordate la linea filante del Duetto?) e il mio sogno era il 1750 GTV. Mi sembrava la macchina sportiva per eccellenza, con un carattere ed una personalità unica.

Nel giorno di apertura  di Nebbiolo Prima, manifestazione dedicata ad un vitigno che di carattere ne ha da vendere ed è contraddistinto da una potenza che niente ha da invidiare alla mia amata 1750 GTV (oltre ad essere, come lei, brusco ma una volta capito, perfettamente godibile), questo paragone mi è venuto spontaneo e ancora più spontaneamente sono arrivato al gioco di parole messo nel titolo.

Perché? Procediamo con calma.

I primi vini ad aprire la kermesse dedicata al nebbiolo sono, oramai da sempre , i Roero: prima le annate e poi le Riserve. Questa volta sono scesi in campo l’annata 2009 per  i primi e la 2008 per le seconde.

Negli anni passati assaggiare questa trentina di vini di una quindicina di produttori non era proprio il massimo: qualcuno aveva problemi al naso, qualcuno era una specie di Barolo senza la potenza e l’eleganza. Alla fine solo pochissimi davano soddisfazione. Questa volta invece l’assaggio è stato veramente piacevole.

Con l’annata 2009 sembra proprio che il Roero abbia trovato la sua giusta maniera di esprimersi.  Vini profumati, diversi a seconda dei territori, con dei tannini molto più eleganti e fini e con strutture adeguate alla tipologia. Solo pochissimi erano “old style”.

Anche le riserve erano molto meno baroleggianti, con poche marche eccessive di legno, mentre i nasi erano percorsi da sentori fruttati di bella ampiezza e finezza. Insomma, quello che doveva essere “un dovere” si è trasformato in un piacere.

Dato che quest’anno Nebbiolo Prima per quanto riguarda gli inviti alla stampa ha cambiato abbastanza veste, mi sento autorizzato anche io  fare una cosa che di solito noi di winesurf non facciamo. Fare  dei nomi e dare qualche voto.

In effetti, essendo da solo a degustare queste sono valutazioni assolutamente personali, mentre quelle su Barolo e Barbaresco verranno messe in cascina e, dopo un secondo assaggio con la redazione, pubblicate come sempre verso ottobre.

Su 15 campioni dell’annata 2009 ben 5 hanno avuto per me punteggi tra 3.5 e 4 stelle: Il Roero del Fratelli Rabino, il Montespinato di Cascina Chicco, il Prachiosso di Angelo Negro,  il Bric Valdiana di Giovanni Almondo  e quello di Malvirà. 5 vini su 15 è una percentuale molto alta, specie considerando che anche altri tra i 10 rimanenti non sono andati per niente male, tipo Cornarea, Malabaila e Fabrizio Battaglino.

Tra le Riserve 2008, pur non raggiungendo i livelli di stelle dei 2009 (siamo andati tra 3 e 3.5 stelle al massimo), sono andati bene  L’Antaniolo di Daniele Pelassa, Il Braja di Deltetto,  il Roche dra Bossora di Michele Taliano, il Sudisfà di Negro, il Trinità di Malvirà e il Printi do Monchiero Carbone.

Insomma: un assaggio così convincente di Roero non l’avevo mai fatto!

Proprio però nel momento in cui ero più contento per i miei amici roerini, il diavoletto che sempre alligna in me ha tirato fuori la domanda da un miliardo.  “Ora che i Roero si possono bere e godere tranquillamente, come faranno a differenziarsi sul mercato da vini come il Langhe Nebbiolo o il Nebbiolo d’Alba, vini altrettanto piacevoli, proposti a prezzi equivalenti e spesso avvantaggiati dal fatto che hanno come capofila aziendale un bel Barolo?

La domanda mi ha lasciato, almeno lì per lì, senza risposta ed ha raffreddato non di poco i miei bollenti spiriti.

Qui mi è venuto fuori il gioco di parole tra Alfa Roero e Langhe Romeo, per rappresentare come il rischio di confusione tra denominazioni sia più che tangibile.

Anche adesso, dopo almeno due ore che cerco di darmi una risposta, non mi viene niente che possa sgombrare l’orizzonte da questa indubbia difficoltà commerciale per un buon vino rosso marcato Roero. Non credo basti la DOCG, non penso che il peso e la nomea della denominazione possa molto di più.

In definitiva non ho la formula vincente ma mi sento di dire che un passo avanti è stato fatto. Oggi i Roero, specie i vini d’annata, non hanno niente da invidiare (anche e soprattutto nel rapporto qualità-prezzo) ad altre espressioni di nebbiolo giovane. In particolare poi quelli provenienti da certi terreni sabbiosi sono di una riconoscibilità e piacevolezza unica.

Insomma: adesso almeno il rombo, la grinta e lo scatto dell’Alfa Romeo ci sono; il resto dovrà esser fatto conoscere con pazienza e soprattutto migliorando anno dopo anno.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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