Alba Wines, ovvero il miracolo targato 20022 min read

La chiamano, con terminologia smaccatamente americana, AWE (Alba Wine Exhibition) ed è l’ormai consolidata manifestazione di presentazione delle nuove annate dei vini di Langa, con Barolo e Barbaresco in prima fila. Si svolge dal 1996, grazie all’Unione Produttori Vini Albesi- Albeisa, che si riunisce in Consorzio attorno all’omonima bottiglia .Da sempre organizzata benissimo dalla Wellcom, è riservata alla stampa specializzata che in 4-5 giorni si fa un quadro molto chiaro e veritiero della situazione. Quest’anno una cinquantina di forzati della degustazione hanno assaggiato soprattutto Barolo 2002 e Barbaresco 2003. Queste due degustazioni verranno presentate quando la temperatura esterna sarà più adatta per pensare con gusto ai grandi rossi. Vogliamo solo darvi alcuni brevi anticipazioni.

Barolo 2002: non riesco ancora a capire come ci siano riusciti ma, nonostante le condizioni di molti vigneti langaroli in quel maledetto autunno 2002, i barolisti ci hanno proposto vini assolutamente piacevoli ed intriganti. Le strutture non sono certo quelle di un 99’ ma la finezza, l’eleganza,e soprattutto la complessità aromatica ripaga ampiamente della potenza mancante. In molti casi si sentiva la rosa, la viola, addirittura la cioccolata, cosa che nel Barolo non succedeva da anni. Se i prezzi saranno adeguati alla nomea (in buona parte non proprio centrata) dell’annata, bere un Barolo 2002 sarà una delle cose più furbe che, enologicamente parlando, potrete fare nei prossimi 2-3 anni.

Altra musica invece per il Barbaresco 2003. I mesi sahariani che si sono succeduti da maggio ad ottobre hanno impedito da una parte la maturazione fenolica e dall’altra hanno bruciato ogni possibile aroma. Il risultato sono vini estremamente alcolici, con note di ciliegia sotto spirito e tannini astringenti ed immaturi che assaltano il palato senza conquistarlo. Il grado alcolico quasi da vino passito chiude il cerchio di quest’annata “troppo”. Troppo calda, troppo scomposta, troppo alcolica, speriamo non troppo cara altrimenti le cantine rimarranno troppo piene.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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