Terre di Toscana imperdibile, ma forse si potrebbe fare di più4 min read

Il 28 e 29 Febbraio 2016, presso l’UNA Hotel Versilia di Lido di Camaiore, si è svolta la nona edizione dell’ormai imperdibile  Terre di Toscana

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Manifestazione ideata e organizzata dalla rivista enogastronomica on line L’AcquaBuona che ogni anno riesce a offrire un parterre di vini provenienti da tutta la toscana di indiscutibile qualità.

 

E noi, quando si parla di qualità, non perdiamo un colpo.

Dalle etichette più famose alle piccole aziende è possibile veramente avere, come recita il sottotitolo della manifestazione, l’eccellenza nel bicchiere.

 

Bianchi e rossi, rosati e bollicine, vinsanti, vini dolci e vini passiti, ultime vendemmie o vecchie annate, da aziende pluripremiate ad aziende semisconosciute, da agricoltura biologica o biodinamica o tradizionale, da territori tradizionalmente vocati ad angoli di toscana dove vignaioli arditi hanno osato e scommesso sulla riuscita di questo o quel vitigno. Un  florilegio di etichette più o meno note ma tutte rigorosamente toscane ed eccellenti.

 

Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e se da una parte i commenti dei “semplici appassionati” erano tutti più che positivi, i commenti di alcuni operatori del settore che condividiamo, hanno avuto una sfumatura critica: perché le due giornate sono indifferentemente e contemporaneamente aperte sia al pubblico che ai  ristoratori, ai giornalisti, ai degustatori. Questo, se per l’enoappassionato è comunque una buona occasione per poter assaggiare i prodotti di 130 aziende e quindi fino a ben oltre 500 vini,  non è così per i ristoratori e per i giornalisti. Infatti la grande affluenza di pubblico non permette di andare oltre un primo contatto con l’azienda o di fare qualche interessante e motivata scoperta.

 

E allora tutto si “riduce” a una grande occasione di incontri, saluti e pubbliche relazioni, perdendo il lato strettamente tecnico che potrebbe invece avere. Come? Per esempio aggiungendo una terza giornata solo per gli operatori oppure organizzare una sala degustazione con accesso solo alle persone con accredito stampa e ai ristoratori, magari con servizio sommelier, dove sia  possibile fare assaggi mirati ed in tranquillità.

 

Vero è che la kermesse viene subito dopo la settimana di fuoco di tutte le più importanti anteprime toscane, ma secondo noi l’idea è da valutare.

 

A proposito di “motivate scoperte”: la mia barra di degustazione è stata puntata sull’assaggio di una selezione interessante dei migliori vinsanti (immancabile parlando di eccellenze toscane) e vini passiti (fuori disciplinare talvolta per scelta del produttore, talvolta perché, per piccole sfumature, fuori dal disciplinare stesso).

In questo mio “dolce vagare” ho avuto sia conferme che positive sorprese: come conferme l’ottimo Vinsanto del Castello di Ripa d’Orcia e il passito Oro di Caiarossa, mentre due piacevoli scoperte sono state il Vinsanto di Boscarelli e il Passito di Corzano della Fattoria Corzano e Paterno.

Degustando questi vini ho chiacchierato con i produttori ed ho così scoperto che un pensiero li accomuna:  questa tipologia di vini è spesso dimenticata dalle guide, dalle riviste di settore e dai degustatori che organizzano serate: è  bistrattata pure  dal pubblico, almeno da quella gran parte  che si accosta al vinsanto (spesso un vino liquoroso di bassa qualità e con nomi ingannevoli che niente ha a che fare con quello vero) per inzupparci dei cantucci.

 

Ora, con tutto il rispetto per certi vinsanti, che pur essendo di discreta qualità accompagnano tradizionalmente la pasticceria secca toscana (ma senza che il biscotto ci caschi dentro!!), ci sono dei vinsanti, dei passiti e dei muffati che niente hanno da invidiare a grandi vini esteri (uno su tutti il Sauternes), considerati perfetti da abbinare a formaggi erborinati, fois gras, o semplicemente da meditazione.

Quindi, con un calice di vino ambrato e molto dolce accanto alla tastiera (quale resterà un segreto) ci diamo appuntamento alla decima edizione di Terre di Toscana, che sicuramente avrà ancora più successo di pubblico e di critica e magari un angolo in più riservato ai giornalisti e ai ristoratori.

 

Perché se i primi sono quelli che comunicano il vino, i secondi sono quelli che lo scelgono per la loro clientela in base alla cucina del proprio locale.

 

 

 

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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