Tra le mille degustazioni che ho fatto ho incontrato di tutto ma raramente la storia: questo è successo qualche giorno fa a Capezzana quando ho assaggiato il loro Villa Capezzana del 1925!
Avevo già avuto la fortuna di assaggiare qualche loro vecchia annata, ma non mi ero mai spinto così indietro: un secolo preciso da quando a Capezzana veniva imbottigliato quello che poi è diventato il loro vino emblema.

100 anni in cui questo vino, imbottigliato in bottiglie da champagne, ne ha viste di cotte e di crude. Una volta, sempre per parlare di una verticale di Capezzana, mi sono inventato un dialogo semi-storico tra annate lontanissime nel tempo, questa volta invece mi sono messo a cercare cosa accadeva mentre a Capezzana si produceva quel vino dal colore rubino non del tutto aranciato che avevo nel calice.
Nel 1925, in Inghilterra John Logie Baird invia, per primo , un’immagine televisiva a distanza inventando, di fatto, la prima televisione, mentre negli Stati Uniti Alexander Fleming scopre la penicillina. Sempre negli USA viene girato da Walt Disney il primo cortometraggio di Topolino. In Italia purtroppo il regime fascista si struttura definitivamente come una dittatura e, per par condicio, anche Stalin è ormai prossimo a divenire quel dittatore che tutti oggi conosciamo. Torniamo in Italia , dove sempre nel 1925 viene piazzato, a Milano il primo semaforo e viene fondato l’Istituto Treccani, da cui nasce dopo qualche anno l’enciclopedia.
Disney, Fleming, Mussolini, Stalin e sicuramente anche quel primo semaforo sono trapassati da tempo, mentre i profumi di questo vino sono sempre vivi. Puntano su note chinate e quasi floreali, sono soggetti a decadere abbastanza velocemente all’aria (quelli di una seconda bottiglia invece reggono perfettamente) ma ad un centenario non possiamo chiedere di più.

Il sorso, anzi i tre-quattro sorsi di quel vino nato quando nasceva la Treccani avrebbero diritto ad essere descritti proprio lì, alla voce “Capezzana”, con queste precise parole “Nonostante sia nato quando siamo nati noi il vino ha una freschezza che noi oggi ci sogniamo, il suo tannino è forse più incisivo e vivo di tante vecchie voci nei nostri volumi e l’unica cosa che è praticamente uguale è la carta con cui siamo stati stampati noi e la sua etichetta”
Uno degli altri sorsi, nato quando nasceva la penicillina, potrebbe essere considerato medicamentoso, almeno per l’anima di chi ha avuto la fortuna di assaggiarlo.
Il fatto che un vino centenario arrivi fino a noi è frutto sicuramente di coincidenze fortunate (salvarsi dalle requisizioni durante la Seconda Guerra Mondiale, per esempio) ma la fortuna, come diceva Machiavelli, ha bisogno almeno di altrettanta virtù per riuscire nell’intento e quel 50% di virtù ce l’hanno messa le varie generazioni di Capezzana che si sono succedute in quella villa meravigliosa dove, ormai è chiaro, al tempo piace fermarsi.
Ma le ultime generazioni di Capezzana, pur facendo accomodare il tempo nelle loro cantine, vanno avanti e pure bene. Ne sono prova sia il Villa di Capezzana 2021, ultima annata uscita in commercio che il Trefiano della stessa annata, di cui ho parlato qui.

Non ho parlato invece delle altre annate di Villa presentate prima della 1925, cioè 2015, 2005, 1995, 1983 e 1979 perché non volevo togliere la ribalta al vino nato nello stesso anno di Paul Newman e non lo farò nemmeno adesso. Vi basti sapere che le vecchie o meno vecchie annate di Capezzana non deludono mai e che 2015, 2005 e 1995, sommate alla 1925, mi hanno fatto pensare che non è solo riservato ad una storica azienda di Brunello di Montalcino poter dire che le annate che finiscono con 5 sono sempre eccezionali.