Dealcolato? Meglio annacquato!3 min read

Quando fuori si rasentano e si superano i 40 gradi, le strade sono deserte e anche il cane ti fa il gesto dell’ombrello quando vede prendere il guinzaglio, si possono anche dire cose che magari in mesi meno estremi e più freschi ci si vergognerebbe al solo pensarle.

Quindi, dandomi il beneficio del dubbio, potete prendere quanto sto per scrivere come un momentaneo abbandono delle serissime posizioni sulla funzione del vino nel mondo, e per vino parlo di quella sostanza liquida che è composta da tante belle cosine diluite in acqua. Perché, come tutti sanno la prima sostanza che compone il vino è l’acqua: se volessimo usare un modo di esprimerci diverso dal solito potremmo dire che tutte le sostanze presenti nel vino servono ad un solo scopo, farci dimenticare che la stragrande maggioranza (dal 70 al 90%) è acqua.

Ma allora, prima di utilizzare macchinari sofisticati, energia elettrica, spazi importanti o magari creare cantine ad hoc per poi produrre un emerito troiaio, non sarebbe meglio “inventare l’acqua calda”, cioè mettere in commercio vini con un tenore alcolico molto più basso grazie all’aggiunta di acqua?

Prima di scandalizzarsi e, parafrasando il Manzoni, gridare “dagli all’annacquatore!” vi invito a riflettere. Da una parte per fare il vino dealcolato serve del vino (speriamo non buono) , un macchinario che gli tolga l’alcol con operazioni abbastanza invadenti, costose e che per di più fanno consumare un mare (ops!) di energia. Il risultato è un prodotto che del vino iniziale ha ben poco e in qualche caso si ritrova anche altre sostanze dentro (leggi zucchero) per permettergli di essere bevuto.

Ora, se al posto di questo controsenso enoico nascesse lo waterwine, cioè un vino di non certo alto profilo a cui è stata aggiunta una precisa (potrebbe essere anche variabile a seconda dei mercati) percentuale d’acqua per portarlo da 12-13° a 7-8° o pure meno, credete davvero che in degustazione il dealcolato  risulterà molto meglio dell’annacquato?

Non dico certo di annacquare Petrus o La Romanée Conti (anche se in Cina ci mettono la Coca Cola…) ma pensate davvero che un vino X, non certo di livello, con una percentuale maggiore d’acqua e minore di alcol sia peggiore dello stesso vino X dopo essere stato dealcolato?

Sarei pronto a fare la prova e per chiudere il cerchio mi rifaccio ad una frase illuminante che Carlin Petrimi mi disse diversi anni fa “Se al vino X aggiungi acqua e quel vino migliora, vuol dire che quel vino fa schifo”.

Quanti vini cattivi (o che fanno schifo) ci sono oggi nel mondo? Quanti potrebbero migliorare con l’acqua e costare pure molto ma molto meno?

Poi il marketing potrebbe sbizzarirsi per trovargli nomi adatti: vino lite, simple wine o, come suggerito sopra, waterwine, per arrivare a nomi più campagnoli e pittorici, come acquerello, che poi era quello che bevevano in nostri nonni quando erano nei campi a lavorare. Te ne potresti bere una bottiglia a pranzo o a cena senza tanti problemi, alla facciaccia degli etilometri. Se il vino dealcolato viene presentato come una bevanda, il vino annacquato è da sempre una bevanda, l’unica disponibile per secoli e non vedo perché non possa tornare ad essere utilizzato.

Parliamone, magari davanti a un calice di vino… con pochissima acqua dentro.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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