Degustazione Orvieto: la sorpresa del “Dieci Gradi”2 min read

Gli assaggi dei vini di Orvieto quest’anno sono stati pieni di sorprese. Dell’elenco con il peso delle bottiglie e il tipo di tappo utilizzato ho già detto, ma non ho ancora parlato della sorpresa enoica durante gli assaggi, che ha quasi fatto passare in secondo piano i risultati della degustazione stessa.

Tra i vini bendati in degustazione ce n’era uno che potrebbe essere il capofila di un modo diverso e ora molto di moda di fare e proporre vino. Si chiama Dieci Gradi e, nomen omen, è un vino DOC di basso grado alcolico. Il consorzio per poterlo avere nella DOC ha richiesto una variazione temporanea al disciplinare, giusto per capire come questo vino a basso grado alcolico (il minimo per la DOC è 11.5°) potesse essere accettato prima dai produttori e poi dal mercato.

Non è un vino dealcolato ma un prodotto DOC che nasce in vigna, da blend di uve vendemmiate in momenti diversi e con zuccheri diversi: quindi un vino nato da uve fermentate normalmente e poi assemblate per “mediare” i 10°.

Noi l’abbiamo assaggiato bendato assieme agli altri e, oltre a non accorgerci di niente, gli abbiamo dato un voto superiore a diversi vini in degustazione. Quindi per noi un esperimento riuscito che potrebbe dare una risposta alla tanto strombazzata voglia di vini dealcolati o simili.

Ma veniamo all’assaggio in generale, dove si conferma una vendemmia 2024 non certo tra le migliori degli ultimi anni: i vini sono indubbiamente corretti ma mancano di dinamica potenza e sono ancora un po’ schiacciati dal punto di vista aromatico.

Discorso diverso per i vini di annate precedenti e soprattutto per alcuni vini di cantine che ormai da anni rappresentano la punta dell’iceberg qualitativo nel territorio. Quando, al termine della degustazione, vai a scoprire le bottiglie trovi tra gli assaggi migliori sempre queste certezze, che pongono gli Orvieto Superiore alla pari con i migliori bianchi italiani. Non per niente i due Vini Top di quest’anno portano il nome di queste cantine e ci sembra giusto per il lavoro costante che stanno facendo da molti anni in un territorio non certo facile. Comunque il Dieci Gradi lo dimostra che ad Orvieto vi sono buone idee e voglia di metterle in pratica.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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