“Uomini e vini di Montagna”, questo è il titolo della terza manifestazione enogastronomica che si è svolta a fine luglio a Revò, nel cuore della Val di Non. L’evento è nato tre anni fa con l’intento di promuovere il lato gourmet della valle delle mele, nonchè culla del vitigno autoctono Groppello di Revò.
Il nobile impegno di salvaguardare un vitigno dall’estinzione sta avendo i suoi frutti, visto che si sono implementati, anche se di poco, gli ettari vitati e i viticoltori che lo producono attorno alla Diga di Santa Giustina. Non solo, accanto al vino rosso da groppello pure un’altro autoctono che non veniva più prodotto vede la sua riscoperta: il bianco maor (grazie a Lorenzo Zadra di “El Zeremia”).

Giovani imprese agricole di montagna, micro realtà autosufficienti, spesso gestite da giovani che ridisegnano un modello economico di produzione e di qualità di vita ben diverso da quello adottato dalla generazione dei padri.
Aziende piccole, con poca intenzione di aumentare i propri ettari vitati, spesso sotto le 8 mila bottiglie che non hanno bisogno di intermediari per la vendita dei propri prodotti: i ricavi spesso vengono arricchiti da un’offerta di “experience turistica” in azienda. L’aspetto positivo è che concorrono anche al mantenimento del territorio con terrazzamenti, rinforzando il sistema idrogeologico e di equilibrio del territorio.

Accanto a queste realtà si sta muovendo qualcosa di più importante, per quanto riguarda il numero degli interessati ad un eventuale progetto di tipo enologico, in collaborazione con Melinda, APOT e La Trentina. Dalla base dei soci del consorzio nasce l’interesse nel voler implementare la coltivazione di mele e di piccoli frutti diversificando la produzione con un approccio alla viticoltura: non è ancora ben definito con che tipologia di vitigni (sono in corso di studio) certo è che il discorso bollicine è molto accattivante e non mancherà di certo. Un modo per accrescere la complessità agricola della Val di Non sul mercato.
Un sogno futuribile, realizzabile con attenta pianificazione. Nel corso del convegno in cui è stata lanciata l’idea anche Melinda ha presentato un progetto per una diversificazione dei propri prodotti, attivandosi appunto nella coltivazione di circa un ettaro di vigneto .
Movimenti per adesso lenti ma che non mancheranno di riservare interessanti opportunità nel futuro e che potrebbero contribuire a ridisegnare gli assetti agricoli della provincia.