Lugana 2013, il successo continua3 min read

Un vecchio detto recita “Niente dà più successo del successo” e per il Lugana questo proverbio sembra calzare a pennello. Trovatemi infatti voi un bianco che negli ultimi 3-4 anni abbia quasi raddoppiato il parco vitato, che nell’arco di poco tempo punti ad arrivare attorno ai 2000 ettari (erano 750 circa pochi anni fa) ed il cui sfuso viene venduto anche a prezzi che sfiorano i quattro euro al litro.

 

Credo che ben poche denominazioni possono mettere in campo numeri simili e la cosa che colpisce di più è che alla base c’è un vino a base  di un  vitigno non certo nobile come il trebbiano. Poi possiamo chiamarlo Turbiana o Trebbiano di Lugana, oppure trovargli nonni tra il Verdicchio o il Tocai ma il risultato cambia di poco. Alla fine è sempre con del Trebbiano, perfettamente adattatosi sia sulle argillose piane vicino al lago di Garda, sia sulle colline retrostanti, che stiamo facendo i conti.

 

E i conti tornano anche nelle tasche dei produttori locali e di coloro che, anno dopo anno, vanno ad infittire il gruppo degli imbottigliatori che inseriscono il Lugana tra i loro vini.

 

Quando ci sono delle crescite così repentine ci sono sempre quelli che potremmo definire eccessi  o  derive: nel Lugana l’eccesso porta il nome di bottiglia pesante e la deriva quello di “sauvignovizzazione” del vino. Con gli assaggi del 2013 entrambe le cose sembrano essersi bloccate o addirittura regredite). E’ sicuramente presto per gridare vittoria ma quest’anno abbiamo trovato meno bottiglie pesanti ((anche se un 25% di bottiglie mooolto pesanti sul totale della produzione non è certo un vanto) e meno sauvignon (o vinificazioni in riduzione) degli scorsi anni. Speriamo che sia un chiaro segnale di inversione di tendenza: lo sapremo solo bevendo…le prossime annate.

 

Per quella del 2013 invece… dobbiamo dividerci in quattro. Queste sono oramai le tipologia (se non si considerano gli spumanti) in gioco: Lugana, Lugana Superiore Lugana Vendemmia Tardiva e Lugana Riserva (ultimo nato).

 

Bisogna però aggiungere che le ultime tre tipologie rappresentano una minima parte della denominazione, che principalmente si concentra sul Lugana.

 

Il Lugana 2013, grazie forse ad un acidità più  alta del normale riesce a mixare bene gli oramai classici grammi di zucchero residuo e così molti vini mostrano buon equilibrio ma non grande carattere e profondità. Una parte invece (per fortuna non proprio minimale) , quella che gioca meno sulla rotondità, propone vini lineari e vibranti, molto piacevoli e con buone prospettive di invecchiamento. Come accennato le note sauvignoneggianti sono diminuite non poco, riportando un certo equilibrio aromatico nella denominazione.

 

Il Lugana Superiore è un po’ come le nuvole in cielo, ce ne sono di vari tipi e tutte diverse: chi punta sull’eleganza, chi sulla potenza, chi sul legno, chi sulla morbidezza. Una tipologia ancora da regimentare anche se qualcosa di buono e molto buono si trova con relativa facilità.

 

La stessa cosa possiamo dire per la neonata riserva anche se in questa tipologia sono stati dirottati la maggioranza di quei vini che puntano molto sul binomio “legno-potenza” a cui spesso si aggiunge il terzo elemento “bottiglia pesante”. Alla fine dei salmi abbiamo notato che spesso il legno riesce solo a sfibrare i vini, a renderli pesanti o poveri in bocca: una vera e propria sovrastruttura che serve solo ad appesantire strutture di vini  in alcuni casi  poco adatte all’invecchiamento. La tipologia è comunque nuova e quindi dobbiamo dargli qualche anno per arrivare a regime.

 

Nuova è anche la tipologia Vendemmia Tardiva di cui abbiamo assaggiato (come lo scorso anno) un solo campione. Troppo poco per parlarne.

 

 

Hanno degustato i vini Fabrizio Calastri e Carlo Macchi

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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