Un dato elaborato da Comtrade, ripreso da AAWE (American Association of Wine Economist) e giratomi dal sempre attento Guglielmo Bellelli, mi ha fatto saltare sulla seggiola: in ottobre 2022, con l’Europa che sin dal primo momento (24 febbraio 2022) ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina ed è intervenuta al fianco degli invasi a suon di aiuti e sanzioni economiche verso lo stato russo, l’esportazione di vino italiano verso la Russia ha toccato cifre da record.

In particolare, dopo un marzo-aprile 2022 in netta caduta, a partire da maggio le esportazioni sono decollate fino ad arrivare ad ottobre a livelli che non si toccavano da due anni e che, escluso appunto ottobre 2020 non venivano raggiunte da almeno quattro anni. Inoltre il trend di vendite non solo non si è invertito ma ha continuato con la stessa cadenza degli anni scorsi.
Che dire, da una parte sono felice per i nostri produttori ma dall’altra mi domando a cosa servano le sanzioni economiche se i russi continuano imperterriti a comprare il nostro vino. Se le sanzioni funzionassero l’acquisto e il consumo di vino (non solo italiano) in Russia dovrebbe essere crollato o molto rallentato. In altre parole, magari non dovrebbe aver subito un crollo come quello avuto in Ucraina (sempre riportato da AAWE) e evidenziato qua sotto ma sicuramente non incrementarsi come mostra il primo grafico.

La cosa che mi preoccupa di più è che non riesco a dare una precisa connotazione, positiva o negativa, a questa notizia: da una parte vuol dire che il mondo va comunque avanti e i nostri produttori sono “sul pezzo”, ma dall’altra l’immagine di una Russia talmente “in forma”, che compra e beve sempre più vino italiano mentre noi europei li tartassiamo di sanzioni mi fa abbastanza paura.
Che ne pensate?