Giù le mani da Giulio Gambelli!6 min read

Da qualche tempo mi stanno arrivando richieste per guidare degustazioni sui vini di Giulio Gambelli. In qualche caso (come, per esempio Enologica a Faenza) ho anche effettivamente tenuto la degustazione, sentendo però dentro di me che c’era qualcosa che non quadrava. Non nei vini, non negli amici che mi avevano chiesto di partecipare e selezionare i vini ma proprio nel termine “Vini di Gambelli”.

Ne parlavo con Martino Manetti qualche giorno fa e lui, titolare di una delle pochissime (3-4) aziende chiantigiane in cui il parere di Giulio è ancora basilare, mi esprimeva i suoi dubbi su questo tipo di serate: “Queste cose andavano fatte 10 anni fa, quando effettivamente Giulio ne avrebbe tratto beneficio e quando invece i vini di Giulio erano quasi messi all’indice. Oggi la cosa mi puzza tanto di tendenza modaiola e sotto sotto disonesta, di volersi gloriare di una consulenza nei fatti inesistente perché lo “Stile Gambelli” è in auge”.

Visto anche il ristrettissimo numero di aziende che producono “Vini di Gambelli” VERI, non posso non dargli completamente ragione!

Ma cerchiamo di approfondire: Giulio Gambelli è un signore di 87 anni con qualche problema di deambulazione (e non solo) tipico dell’età. Per lui è sempre più difficile, se non impossibile, girare per le aziende. Però non è mai stato impossibile per lui, adesso e soprattutto in passato, fare un favore a chi glielo chiedeva.

Quindi non ha mai negato un parere a chi gli ha messo davanti un vino. Da qui a dire che quello “E’ un vino di Gambelli” oppure gloriarsi del fatto di avere “Gambelli come consulente” c’è una differenza abissale.

Giulio negli ultimi 40 anni ha insegnato praticamente a mezzo Chianti Classico ed a tutto Montalcino a fare il vino, a capire come lavorare in cantina, al rispetto delle uve e delle vendemmie, a creare vini eleganti e rispondenti realmente al proprio territorio. In quest’ottica non si contano le cantine che hanno fatto assaggiare (specie in passato) una o più volte, il loro vino all’amico Giulio. Assaggio (mi preme  sottolinearlo) a titolo assolutamente gratuito, facendosi forte della rinomata e estremamente abusata signorilità del personaggio.

Quindi è possibile che molti vini oggi, dopo l’ubriacatura dei palestrati, ricordino lo “stile Gambelli”, pur non essendo  fatti da lui.

Questo è da una parte sicuramente un riconoscimento del genio di Gambelli, ma dall’altra è un perverso e subdolo meccanismo che ha portato diverse aziende toscane a “ritrovarsi” Gambelli come enologo (termine che, per legge lui non può usare e che le sue VERE cantine non hanno mai adoperato) senza che lui ( ed il suo conto corrente…) ne sapesse niente.

Per questo, grazie alla mia conoscenza, stima e soprattutto amicizia ed affetto per Giulio ho deciso di fotografare “L’universo Gambelli”, cioè di fare il punto preciso, attuale e di dichiarare quali cantine possono veramente affermare di averlo ( o di averlo ancora) come amico/maestro assaggiatore.

Prima però vorrei toccare il tasto “allievi di Gambelli”: diversi giovani e meno giovani enologi sono stati sotto l’ala di Giulio, ma nessuno può definirsi “il suo allievo”. Questo vuol dire che anche negli ultimi tempi alcuni giovani enologi (non voglio fare nomi per non creare graduatorie) stanno seguendo aziende che Giulio ha loro “passato” ma non esiste un tecnico depositario della “mano Gambelli”.

Queste aziende hanno quello che potrei definire un rapporto “di rimbalzo” con Giulio, nel senso che NON SEMPRE l’enologo ufficiale porta i vini a Giulio perché li assaggi e gli dia un parere, sempre e comunque non vincolante.

Ma veniamo a noi ed al territorio chiantigiano. Le aziende che hanno sicuramente un rapporto di amicizia/consulenza attuale e reale con Gambelli non sono molte: Montevertine, Villarosa, Ormanni e San Donatino. Un passo indietro si trovano le cantine che, pur avendo avuto Giulio come assaggiatore storico, si sono affidate da più o meno anni (con assaggi “gambelliani” di tanto in tanto, forse solo per Bibbiano) ad altri enologi: Bibbiano, Lilliano, Rodano, Petrolo e Rencine.

Passiamo a Montalcino: del primo gruppo fanno parte veramente pochissime cantine: Il Colle e, almeno fino a quest’anno (cambio di proprietà) Poggio di Sotto. Soldera ha un rapporto particolare con Giulio, che potremmo definire “da pari a pari” e che si sviluppa con alcuni assaggi in cantina, sempre però più rari viste le difficoltà dovute all’età di Giulio.

Mi scordo qualcuno? A Montepulciano (terra storicamente non molto solcata da Giulio) solo Le Casalte ha ricevuto negli anni scorsi sporadici consigli, soprattutto avendo come tramite il loro attuale enologo. La stessa cosa valeva anche, fino a qualche anno fa, per I Balzini a Barberino Val d’Elsa.

Ecco, credo di non essermi scordato nessuno. Quindi, da un punto di vista “di causa-effetto”,  dell’ultima vendemmia (nonché delle 3-4 precedenti) possiamo definire vini di Gambelli solo quelli di Montevertine, Villarosa, Ormanni, San Donatino, Il Colle e Poggio di Sotto e, almeno in parte, Soldera. Le altre aziende segnalate, chi più chi meno, possono aver fatto assaggiare i vini a Giulio, ma avendo comunque un loro enologo “pensante e decidente” in proprio. Ripeto, se parliamo di “Stile Gambelli” il discorso si allarga e non poco ma, oggi come oggi (e domani saranno sicuramente meno) i “Vini di Gambelli” sono quelli che ho citato.

Tutto il resto? Fuffa! Tutti quelli che dicono di avere Giulio come “consulente enologo” nella migliore delle ipotesi mentono alla grande e spacciano un veloce assaggio ed il conseguente, minimale, consiglio per un rapporto duraturo e continuativo.

Tanto per farvi capire il sistema vi faccio un esempio con tanto di nome e cognome: la Porta di Vertine. L’azienda dichiara sul suo sito ( credo anche sui depliants) di avere Gambelli come “consulente enologo” (il bello è che dal pomeriggio del 12/12/2011, quindi dopo e credo grazie alla pubblicazione di questo articolo, l’azienda ha cambiato il testo sul sito internet.. n.d.r.) Mi sono preso la libertà di chiedere a Giulio lumi a riguardo e mi ha detto di non essere mai stato in azienda e da almeno un anno di non aver assaggiato nessun loro vino. Nei 3-4 anni precedenti, non più di una volta all’anno (ma forse meno), aveva testato loro campioni e dato un parere. Vi sembra che  Giulio possa essere considerato il loro “Consulente enologo”? Sicuramente i loro vini saranno in “stile Gambelli” ma se tutte le aziende di cui Giulio ha assaggiato il vino dovessero dichiarare di averlo come consulente, non ci sarebbe spazio in Toscana, almeno sulla carta, per altri consulenti.

A questo punto lancio un piccolo sondaggio: chi di voi ha sentito un produttore di vino gloriarsi del fatto di avere Gambelli come consulente me lo dica; una veloce verifica con l’interessato e poi vi farò sapere.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Giù le mani da Giulio Gambelli!6 min read

  1. Era da tempo che aspettavo un articolo del genere. Adesso che hai lanciato il sasso seguirà  forse una valanga. O forse no, su certi argomenti si preferisce fare finta di niente.
    Peccato che ancora per fornire delle credenziali di qualità  ad un vino si debba sfoderare il nome dell’enologo, per quanto sommo come Gambelli. Più che di un territorio, di una vigna, di una storia alle spalle.

  2. Nellenuvole ha ragione! Adesso o si scatenerà  l’inferno oppure tutto passerà  sotto silenzio. Spero ovviamente si avveri la prima ipotesi e si possa fare chiarezza. Anche sull’altro discorso ha ragioni da vendere, ma ancora in italia non siamo arrivati (nel bene o nel male) al culto del terroir francese.

  3. Grazie Carlo per il puntuale e doveroso articolo. Giulio si merita di più, molto di più di questi riconoscimenti tardivi e modaioli. Sto parlando di rispetto, tutto qua.

  4. Non mi resta che fare i complimenti per il coraggio di dire le cose come stanno. Da tempo tra gli addetti ai lavori, o semplicemente amici, la cosa era risaputa. Probabilmente in fondo c’è stata molta ingenuità , ma forse si pensa in generale che l’enologo fa “lui” il vino e fa MERCATO: niente di più falso, sopratutto oggi. L’enologo non è altro che una pedina in una scacchiera dove ogni pezzo è importante ed ha la sua funzione, il suo ruolo e la sua importanza.

  5. vi dico le prime aziende che si definiscono o sono definite gambelliane dagli agenti che li vendono:
    ormanni
    villa rosa
    lilliano
    bibbiano

  6. Villarosa e ormanni OK al 100% , Bibbiano ha come tecnico Porcinai ed ogni tanto portano i vini ad assaggiare da Giulio, considerando anche la grande amicizia che lega i proprietari a Gambelli. Lilliano credo abbia sempre Porcinai come tecnico ma, oltre alle canoniche visite di Giulio per salutare il principe e chi lavora in azienda, oramai sono 3-4 anni almeno che nel vino Gambelli non ci mette più mano.

  7. Ciao Carlo, semplicemente per dire che in guida Duemilavini/12 è riportata per la prima volta La Porta di Vertine con dicitura: fa il vino: Giacomo Mastretta.
    Ps: nella mia visita all’azienda nell’estate 2009 Giacomo ci accennò del Maestro Assaggiatore solo alla fine quando ci portò a vedere la cantina “di appoggio” all’antico Podere Colle ai Lecci, almeno mi pare, e mi cheto.
    Complimenti per il tuo blog, che ci illumini sempre! Grazie, ciao
    Alessandro Zingoni (un sommelier della grande famiglia Ais, uno dei tanti:)

  8. Fà  piacere ogni leggere qualcosa di davvero interessante e veritiero…troppo tempo che questa azienda usa il nome di Gambelli per i suoi giochini di interesse e potere….speculare di persone che sanno veramente come stanno le cose non è certo edificabile…..usare l’ amicizia di terzi per il Maestro per sfruttarne la popolarità  poi è osceno……mi chiedo come mai le cose non si sono dette prima…..intanto sul sito aziendale sono state tolte velocemente certi scritti al riguardo…..ci voleva queste righe per alzare un po’ di polvere……..mi auguro arrivi un polverone…..e non un silenzio troppo spesso usato per tacitare oltremodo…….

  9. a scanso di equivoci voglio precisare che in questo articolo http://vinoalvino.org/blog/2011/12/chianti-classico-riserva-2008-la-porta-di-vertine.html mi sono limitato a dire che questi Chianti Classico mi sono piaciuti e non certo ad avallare l’idea, non corrispondente al vero, che lo fossero perché Giulio Gambelli ne era consulente…
    Condivido lo sdegno di Macchi verso quelle aziende che millantano consulenze del grande Giulio che in realtà  non esistono affatto

  10. @andreagori. Le Berne non sono certo seguite da Giulio ma qui non credo sia Giuliano Natalini, il giovane titolare, a spacciare queste notizie. E’ persona troppo corretta e seria per farlo. Forse nella filiera lunga…. si cerca di forzare un po’ la mano.
    @ambra E’ vero!! hanno cambiato il testo sul sito e di gran carriera!!!!! Che figura.

  11. Caro Franco,
    non c’era bisogno di precisazioni. Esistono tanti buoni vini e tante buone persone: non sempre le due cose coincidono.

  12. Sfogliando la Duemilavini 2011 ho notato che Giulio figura, assieme a Lionel Cousin, come colui che “fa il vino” per Cupano.

  13. E’ vero! A Cupano scrivono sul sito di avere anche Giulio come “consulente” . Cito testualemente le parole sul loro sito ” E quando Giulio Gambelli, fissandoci in silenzio con il bicchiere in mano, si avvita l’indice sulla guancia, imbottigliamo.” Mi sembra proprio un bell’avvitamento verbale per dire una cosa senza dirla. Il classico caso citato nell’articolo: un assaggio fatto chissa quando e subito si riporta il nome Gambelli a destra e a manca. Ribadisco: Giulio Gambelli NON è consulente dell’azienda Cupano.

  14. Ho avuto la fortuna di avere conosciuto Sergio Manetti negli anni ottanta, e da enotecarea tedesca ero spesso a Montevertine per assaggi. Cosଠho incontrato anche Giulio Gambelli ed ho imparato che per fare del buon vino, non si vuole mica tanto – pulizia, pulizia ed ancora pulizia con tanta acqua. Non ho mai dimenticato le parole di questo Signore cosଠgentile e modesto.

  15. Finalmente… E’ da quel pomeriggio al Politeama, dopo la presentazione del libro, al piano di sotto, da quando cioe’, assolutamente allibito da quello che vedevo e leggevo, comunicavo telefonicamente il mio stupore a quel “terzo” amico citato in uno dei commenti, e’ da allora che aspettavo esattamente questo.
    Cappello alla verita’, la quale viene sempre a galla, prima o poi.

  16. A questo punto, caro Filippo, bisogna farlo sapere al maggior numero di persone, perchè certe abusi finiscano per sempre.

  17. Quello che mi fa ha fatto sempre male pensando a Gambelli è il fatto che sia stata sfruttata la sua bravura (della quale ho anch’io avuto prova diretta più volte) nel dare consigli, ma soprattutto la sua signorilità  grazie alla quale invece che inviare fattura a fine mese a chiunque gli chiedesse un parere, per la grande passione per il vino dava il suo prezioso consiglio gratis. Qualcuna di queste aziende lo hai mai ringraziato anche solo … con una btg del vino per il quale aveva ottenuto l’indicazione? Mi spiace che solo adesso, grazie alle tendenze modaiole di cui avete parlato, si faccia finta di scoprire il valore di un tecnico e di un uomo rimasto nell’ombra per decenni. W Gambelli!

  18. BRAVO CARLO, BRAVO! Questo si che è parlar chiaro e fuori dai denti, era ora che si rimettesse un briciolo di chiarezza su questo sfruttamento del grande Giulio senza i tropi dire e non dire.
    Un saluto caloroso a te e al Maestro

  19. Ma quanti altarini si scoprono ! Qualche anno fa accadevano cose simili al Tachis. In fondo (…in fondo) a vedere bene questi sono tributi ai Maestri…

  20. Dovrebbero essere almeno (in fondo, in fondo) dei tributi pagati bene e non, come si dice dalle nostre parti, praticamente “a ufo”.

  21. In effetti “amaro amore di un addio”,fortuna si possa avere due vere bombe a mano l’una con Julius in Tenuta degli Ormanni, l’ altra con Montevertine che riporta il suo nome in etichetta.
    Spero non scompaiono mai quei due riferimenti Gambelliani.Lui c’è ,è compito nostro preservarlo.
    Nicolò

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