Verdicchio 2012 piuttosto bene. E la storia…4 min read

Degli assaggi 2013 del Verdicchio dei Castelli di Jesi sentirete parlare su questo giornale per diverso tempo. Questo non tanto e non solo per il solito buon risultato, ma perché nelle giornate marchigiane ci siamo levati la curiosità di farci raccontare un po’ della storia del Verdicchio dai personaggi che l’anno fatta e la stanno facendo.

Così abbiamo intervistato Carlo Garofoli e Carlo Pigini, sulla recente e meno recente storia di questo rosso travestito da bianco. Dallo stesso Alberto Mazzoni, direttore di IMT, abbiamo avuto informazioni sul periodo più vicino a noi e, quando avremo sbobinato e sistemato il tutto, vi presenteremo delle storie molto ma molto interessanti.

Perché l’abbiamo fatto? Perché crediamo che questo vino debba essere raccontato se non altro per capire come mai, vista la qualità sempre alta, addirittura in crescita  ed i prezzi veramente bassi, non sia diventato un bianco di livello internazionale.

La nostra posizione su questo vino è nota da tempo (vedi) (vedi) e quindi  veniamo subito ai vini e al 2012, ennesima annata calda dove un  bianco che viene prodotto mediamente a 250-300 metri sul mare (e abbastanza vicino al mare) dovrebbe “marcare visita”, mentre il verdicchio presenta sempre risultati di buon livello.

Quest’anno però è successa una cosa strana: durante gli assaggi ci è sembrato che le “basi”  del 2012 fossero andate meglio dei Superiore della stessa vendemmia. Sensazione sbagliata ma per poco, perché la media stelle dei Superiore è stata di 2.62, mentre le basi si sono fermate molto vicino, a 2.56 (lo scorso anno erano a 2.59 i secondi e a 2.66 i primi).

Praticamente c’e stato un pareggio,comunque abbastanza strano perché tra i Superiore troviamo praticamente tutto il fior fiore della denominazione. Però basta scorrere un attimo gli assaggi e “l’inghippo” viene fuori. Una gran fetta dei Superiore sono del 2011 o addirittura di annate precedenti e, questa è la vera novità, anche diverse delle cosiddette “basi” vanno indietro di un anno. In particolare tra i Superiore il 45% dei vini non era dell’ultima annata e anche nei base ben il 28% veniva da annate diverse.

Insomma, sta succedendo anche qui quello che accade in diverse denominazione bianche dello stivale: i vini hanno sempre più bisogno di affinamento e maturazione prima di poter entrare in commercio. Per questo i Superiore 2012 ancora non si esprimono come dovrebbero e per questo i verdicchio più pronti hanno in questo momento un appeal equivalente ai cugini più blasonati. Aldilà però di questa constatazione il fatto che così tanti verdicchio (lasciando da parte le riserve dove la situazione è ancora più frastagliata) entrino in commercio in ritardo è una novità da porre in risalto.

Come è da porre in risalto un fatto: una denominazione che ogni anno, con metodicità,  pone ai massimi livelli sempre un buon numero di aziende (e spesso le stesse), è una DOC che oltre ad aver raggiunto una qualità stabilizzata e certa, ha delle eccellenze su cui potersi sempre basare.  Questo dovrebbe mettere tranquillità nel consumatore, che può fidarsi ed acquistare senza problemi.

Chi produce vini di grande qualità lo sa: la cosa più difficile è ripetersi e mantenere alti standard pur nella variabilità delle annate. Molti possono produrre “per caso” un buon vino, ma sfornare grandi prodotti (in alcuni anni meno grandi, per fortuna) anno dopo anno è il vero salto qualitativo.  Questo nella zona dei Verdicchio dei Castelli di Jesi avviene e ci sembra giusto segnalarlo.

Anche nel campo delle riserve troviamo nomi noti sia nostri assaggi sia ai consumatori. Inoltre questo avviene in un contesto altamente qualitativo, dove il 63% dei vini degustati prende almeno 3 stelle,  e può voler solo dire che anche del Verdicchio Dei castelli di Jesi Riserva ci si può fidare (e se lo diciamo noi che non amiamo certo la tipologia riserva in generale…vi potete fidare).  

Ma veniamo ad alcune annotazioni meno positive: anche se una grande azienda di Matelica ci manda sempre i vini in assaggio (li troverete tra i Verdicchio dei castelli di Jesi Classico), questa denominazione è  lentamente scomparsa dalle nostre degustazioni. Può darsi che non interessiamo,  però trovo difficile credere che solo una (anzi due, una seconda azienda ha detto di non avere il vino pronto) cantina risponda “presente”…mah!

Lo scorso anno evidenziammo il problema della vinificazione in iperriduzione, che sembrava aver preso fortemente piede; quest’anno siamo felici di notare che tale metodo sembra in regressione, ne siamo felici ma aspettiamo un po’ prima di cantare vittoria.

Ma adesso invece di cantare andate a vedere i risultati degli assaggi e, se accettate un consiglio, compratevi uno dei migliori, a caso: mi ringrazierete.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE