Trentino: Teroldego OK! Marzemino OK con riserva.3 min read

Pubblichiamo oggi le prime degustazioni in rosso dell’annata, riguardanti due vitigni autoctoni (nostro vecchio pallino) trentini: Teroldego e Marzemino. Come potrete vedere dai risultati degli assaggi le cose sono andate piuttosto bene. Anche se i punteggi medi sembrano premiare più il Marzemino in realtà la situazione è “diversamente positiva”. Da una parte avevamo un vino nato per essere di pronta beva che si sta cercando di portare verso incerte possibilità di “potenziamento” ed invecchiamento, dall’altra un vitigno che ha già dato prova di longevità ma che riesce anche a dimostrare una notevole piacevolezza immediata. Due strade quasi opposte che, almeno nel caso del Marzemino, ha alcune controindicazioni. Quando infatti si perdono per via le principali caratteristiche (profumi inconfondibili, morbidezza, bevibilità) per ricercarvi potenza, opulenza e possibilità di invecchiamento si rischia di ottenere quello che dalle mie parti viene chiamato “il guadagno di Pottino”. Questo signore, in tempi in cui il sapone scarseggiava, bruciava pregiate lenzuola per ottenere cenere che poi serviva per creare sapone, onde lavare lenzuola…
In effetti, troviamo sempre più Marzemino iperconcentrati, surmaturati in pianta, maturati (anche in maniera pesante) in legno piccolo che non hanno le caratteristiche per sopportare questi (mal)trattamenti. I risultati sono vini senza nerbo, con scarsi profumi e scarsissimo appeal. Quando invece si lascia “sfogare” l’uva si ottengono dei  prodotti come minimo buoni, spesso ottimi. Non per niente ben 3 vini hanno ottenuto 4 stelle e la media della degustazione è stata molto alta, vicinissima alle 2 stelle e mezzo. Con risultati così, direte voi, perché lamentarsi. Perché in un momento in cui il Marzemino sembra affermarsi definitivamente fuori dalla Provincia di Trento, nel mercato nazionale (circa il 50% del venduto), si percepisce la voglia di “miracol mostrare” per soddisfare mercati magari più di nicchia ma inclini a premiare vini grossi al posto di vini grandi. Meglio mettere le mani avanti ed avvertire del rischio che si corre…non trovate?
Diversa è la storia per il Teroldego, anche lui considerato in passato vino da bersi giovane ma che oramai da almeno 15-20 anni ha dimostrato grandi doti di invecchiamento. Oggi come oggi il bello del Teroldego è che riesce a mantenere anche dopo alcuni anni di affinamento buona parte delle sue caratteristiche aromatiche. Questo porta a vini di grande giovinezza ma con corpo e struttura importante: un mix che in qualche caso può essere eccezionale: è il caso del primo 5 stelle dell’annata a cui vanno tutti i nostri complimenti.
Ma anche da giovane il Teroldego riesce molto bene a dire la sua. Grazie forse a vinificazioni più moderne abbiamo assaggiato vini del 2007-2006 che hanno sfiorato più volte le 4 stelle. Non le hanno raggiunte per un niente ma comunque quasi il 60% dei vini assaggiati ha ottenuto 3 stelle e la media della degustazione è stata altissima, con 2,6 stelle a vino. Questo è certamente un ottimo risultato, ottenuto grazie anche a vini nati non nella classica Piana Rotaliana, fatto che depone a favore di un sempre maggiore utilizzo in altre zone (senza magari portarlo fino in Toscana….) di questo vitigno.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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