Schiave Alto Adige 2007: da leccarsi i baffi!2 min read

Lo volete un consiglio? Uscite di casa, entrate nella prima enoteca che trovate e compratevi un Santa Maddalena del 2007. Potete fare l’acquisto a caso oppure fidarvi delle nostre valutazioni (ve lo consigliamo…ovviamente) ma difficilmente vi troverete di fronte ad un vino che non darà soddisfazione, piacere ed anche un po’ di gioia. Come capite gli assaggi delle schiave altoatesine nelle varie denominazioni (Lago di Caldaro, Santa Maddalena, Alto Adige Meranese, Alto Adige Schiava, etc) sono andati piuttosto bene. Questo ci rende felici perché da anni crediamo fermamente (quasi più dei produttori altoatesini……) che questo vino abbia tutte le carte in regola per sfondare sia sul mercato nazionale che all’estero. I problemi indubbiamente ci sono: la denominazione Lago di Caldaro è una delle più inflazionate per i mercati esteri di riferimento (Germania, Svizzera, Austria) ed in generale il vitigno schiava, con un colore non certo porpora, poco incontra il gusto imperante dettato da vinoni  neri come la pece, iperconcentrati, monolitici. Ma forse il vento sta cambiando e la voglia di vini più umani, nonché la riscoperta (moda per noi altamente passeggera) dei rosati potrebbe giocare a favore di questo vitigno. L’annata 2007, specie per i Santa Maddalena, è di quelle da incorniciare: aromi classici ma più nitidi e netti che in passato, freschezza ed equilibrio gustativo notevole, spesso grazie alla regia di una sapidità che conferisce “croccante” piacevolezza ai vini. Un corpo leggermente sopra le righe, ma comunque della tipologia completa un quadro che ci ha portato, su quasi 20 vini degustati, a dare ben quattro volte 4 stelle e molte 3 stelle. Buoni ma un gradino sotto i Lago di Caldaro, che hanno perso in finezza e profondità quello che hanno guadagnato in struttura. Buone in generale le Schiave generiche e veramente interessanti alcune del meranese. In definitiva una degustazione che ci conforta rispetto a quanto detto in passato. Cari produttori: oramai non avete più scuse! Smettetela di trincerarvi dietro la paura di fare un vino fuori moda e rendetevi conto che oramai il peggio per la schiava (anche e soprattutto rispetto ai troppi ettari piantati in passato) è alle spalle. Una sola cosa: cercate di fare chiarezza tra le tipologie e nelle denominazioni, perché tra “Scelto, Classico, Superiore, Alto Adige e non Alto Adige, Schiava Gentile, Nobile, Grigia ” e via cantando il rischio di perdersi è molto più che tangibile.
Last but not least: se credete che una Schiava, magari un Santa Maddalena, non regga piatti importanti siete smaccatamente in errore. L’abbinamento con l’agnello al forno con patate che ci siamo sbafati alla fine dell’assaggio (rischiando il coccolone per il caldo….) lo dimostra al di sopra di ogni ragionevole dubbio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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