Schiave 2011 “schiave” dell’annata2 min read

Lo scorso anno intitolavamo “Schiave dell’Alto Adige 2010, ancora una bella annata” l’articolo annuale su questo vitigno che da sempre amiamo. Quest’anno, anche se obtorto collo, non possiamo riutilizzare le stesse parole.

Non tanto perché la media stelle è passata da 2.62 a 2.55 (clicca qui o in fondo alla pagina per vedere i risultati) ma soprattutto perché durante l’assaggio non abbiamo mai avuto la sensazione di freschezza, di immediata piacevolezza, di (permetteteci la deriva poetica) di leggiadra allegria che spesso abbiamo trovato in una schiava.

Il colpevole di tutto è facile da trovare nella vendemmia 2011, prima piovosa e poi calda oltremisura da agosto in poi. In questa situazione la maturazione fenolica prima era lenta per il fresco e poi si è ancor piùrallentata per motivi opposti. Le componenti aromatiche che si erano salvate, si sono bruciate in poco tempo al caldo agostano.

Tutto questo ha portato i produttori a dover “giocare in difesa” cercando di portare a casa il meglio possibile ma non certo ai livelli del 2010.

Il territorio che ha più sofferto nel 2011 è stato, bicchiere alla mano, il lago di Caldaro. Pochi profumi, freschezze quasi inesistenti, piacevolezza assoggettata al resto. Meglio siamo andati con le schiave generiche (sia DOC che IGT), con alcune piccole “enclave” di schiava grigia e ovviamente col Santa Maddalena.

Le prime hanno potuto tirarsi su sia grazie alla possibilità di utilizzare uve di zone diverse, sia  grazie alla possibilità di uvaggio con altre uve come il Lagrein. Quest’ultimo vantaggio in particolare ha portato a strutture molto più importanti e nello stesso tempo gradevoli.

Sulle poche schiave grigie assaggiate possiamo solo intravedere un piccolo territorio baciato dalla fortuna anche se questo clone particolare sta dando buoni risultati da tempo.

Sul Santa Maddalena vale sia il discorso dell’uvaggio col Lagrein sia il territorio che è riuscito ad ammortizzare l’annata. Nonostante questo il Santa maddalena si ritrova mediamente con minor freschezza e spunto del normale ma almeno ha profumi interessanti,  equilibrio ed una buona sapidità.

In definitiva però l’annata 2011 non passerà certo alla storia di questo vitigno, che comunque sta dimostrando un notevole innalzamento qualitativo. Per questo vorrei riaffermare con forza che oramai non serve più togliere schiava per piantare altre uve adesso più gettonate, ma gestire al meglio i vecchi vigneti che gli accorti fortunati ancora hanno e che, in annate normali, portano a vini di giusto grado alcolico, profumati, eleganti, di sufficiente struttura e abbinabili  a moltissimi piatti….praticamente quello che sta chiedendo adesso il mercato.

Meditate produttori, meditate….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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