Rosso Conero: un vino a due facce, purtroppo molto diverse.2 min read

Da quando Winesurf è Winesurf abbiamo dedicato ben due volte spazio al Rosso Piceno senza mai una riga per il cugino Rosso Conero. C i sentivamo un po’ in colpa e quest’anno, dopo gli assaggi dei Verdicchio, abbiamo voluto rimediare. Le differenze tra le due DOC non sono piccole. Per esempio il Rosso Piceno si può produrre quasi nei ¾ del territorio marchigiano, mentre il Rosso Conero è ristretto ai pochi comuni del piccolo ma bellissimo promontorio del Conero. Il Rosso Conero è praticamente Montepulciano in purezza (almeno 85%) mentre il Rosso Piceno vede entrare in campo spesso alte percentuali di Sangiovese o altre uve (merlot e cabernet Sauvignon soprattutto). La differenza forse più grande è che il Rosso Piceno rappresenta la classica DOC “regionale”, fatta per accontentare un po’ tutti, mentre il Rosso Conero  nasce in un territorio preciso, in un microclima definito. Inoltre i produttori del Rosso Conero, proprio perché credono nel loro vino e nel loro piccolo territorio sono riusciti ad ottenere la DOCG per la Riserva. Tutto questo lavoro e fermento ci faceva presumere un assaggio di alto livello, purtroppo non è stato così, almeno non è stato così per il Rosso Conero non Riserva.
Partiamo dal basso: ben 4 vini (su 34 Rosso Conero) sono stati esclusi dagli assaggi per difetti e puzze varie.  Oltre il 10% dei vini assaggiati e non è certo una percentuale rassicurante, specie perché la stragrande maggioranza degli altri vini (più di 20) difficilmente aveva quella nettezza e quella pulizia che si richiede ad un rosso nel mercato moderno. Solo 9 vini (il 25.7%) hanno raggiunto le 3 Stelle e nessuno è andato oltre. Quello che ci ha colpito di più in negativo è stato comunque  la mancanza di pulizia, purtroppo spesso accompagnata da una eccessiva scompostezza in bocca.
Altra musica con la Riserva, dove le tanto ricercate finezze aromatiche sono tornate ad essere presenti, accompagnate da belle trame tanniche e da concentrazioni equilibrate e piacevoli. Solo 15 vini assaggiati ma ben il 60% ha raggiunto almeno le 3 Stelle e due sono arrivati a quattro. Ci sembrava di aver cambiato zona e di aver trovato il vero Montepulciano, quello che ha spalla e finezza assieme, quello con tannini cicciuti e trame olfattive definite e precise. Anche l’uso del legno era quasi sempre equilibrato e solo in un caso abbiamo dovuto escludere un vino dalla graduatoria per chiari problemi.
Non crediamo che la grande differenza possa essere data dalle diverse annate. Anche se le Riserve erano soprattutto del 2006 e gli altri spaziavano dal 2004 al 2008 le sensazioni per i Conero “base” partivano da vini giovani scomposti per i 2008 per poi passare a rossi sempre più stanchi mano a mano che si andava indietro con gli anni. Le riserve invece mostravano tutt’altra stoffa, freschezza  e gamme aromatiche, anche quelle del 2004.
In definitiva una denominazione a due facce. Una bella e solare, l’altra assolutamente non convincente.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE