Chissà se Matteo Marenghi, mio caro amico nonché direttore del Consorzio Vini Oltrepò Pavese, mi aveva già dato per disperso assieme agli assaggi fatti ai primi di luglio.
Invece sotto Natale, quando le bollicine di ogni tipo sono al top della richiesta eccomi qui a parlare di Pinot Nero declinato in metodo classico, di Bonarda Frizzante e di Pinot Nero fermo e tranquillo.
Vediamo di levarci subito il peso sullo stomaco: gli assaggi non sono andati benissimo. Se si eccettuano alcune etichette la situazione che si è presentata ai miei occhi e soprattutto al mio palato non è stata certo eccezionale. Voglio sperare che la scarsa affluenza di campioni (pare che i produttori locali non credano più negli assaggi seriali) mi abbia nascosto il meglio del territorio ed in effetti rispetto allo scorso anno ho assaggiato quasi il 40% in meno di vini. Questo dispiace perchè quando si cerca di parlare di zone non certo di primaria importanza, che magari non vengono toccate spesso dalla stampa nazionale, spereresti che i produttori fossero maggiormente disposti a mettere a disposizione i propri vini per farsi un quadro il più chiaro e veritiero possibile. Speriamo lo facciano l’anno prossimo e veniamo a parlare dei vini.
In primo luogo della mia amata Bonarda, che anche quest’anno ha presentato alcuni vini capaci di far innamorare chi crede che la piacevolezza, specie in un vino giovane frizzante, sia un’arma di seduzione a cui non si può resistere. I vini che hanno preso i nostri massimi punteggi me li berrei tutti i giorni a casa e, visto anche il prezzo a cui alcuni vengono venduti, non spenderei neppure tanto. Purtroppo il mondo della Bonarda è, parafrasando Ligabue, “tra palco e realtà”. Ce ne sono non poche che possono brillare in assaggi professionali, ma purtroppo vengono regolarmente sommerse dalla marea di Bonarda fatta per essere venduta a due euro al supermercato. Il mercato per quelle di livello è quindi difficilissimo, perché è ristretto nello spazio e nel tempo, tanto che in questo momento molti incominciano già a vendere la Bonarda Frizzante del 2013. Non posso che ripetere quanto sostengo da anni e cioè che un vino rosso frizzante che ha profumi di mora, di spezie, di pepe ed in bocca riesce ad essere morbido ma deciso non merita la sorte a cui spesso è destinato.
Passando sul fronte di bollicine più raffinate i discorsi potrebbero cambiare e non poco ma, visto il numero veramente esiguo di campioni degustati, blocco il giudizio (pur pubblicando i risultati) rimandandolo all’anno prossimo.
Mi farebbe voglia di fare la stessa cosa con i Pinot Nero ma bastano quelle due–tre etichette per giustificare la visita e l’assaggio. Finezza e tannini dolci, riconoscibilità, buone possibilità di invecchiamento oramai sono una costante anno dopo anno, anche se vedo sorgere all’orizzonte il rischio che in annate non eccezionali il legno possa avere il sopravvento per alcuni, lunghi, anni.
Con il potenziale vitato a disposizione credo che l’Oltrepò sia destinato a diventare un punto di riferimento per chi ama il Pinot Nero e quindi, rimanendo sempre in campo musicale, mi viene da canticchiare che “E’ solo questione di tempo..”