Morellino di Scansano: tre buone tendenze4 min read

La nuova sede del Consorzio del Morellino di Scansano ha accolto a dicembre il sottoscritto  e Gianpaolo Giacomelli  per due giorni di assaggi, in cui abbiamo degustato quasi 110 Morellini (tra annata e riserva). Nel ringraziare il consorzio per l’ospitalità cominciamo subito con alcune annotazioni generali.

Come ben sapete il disciplinare del Morellino di Scansano prevede oramai da tempo l’uso di altre uve internazionali al fianco del Sangiovese. Questa è solo una constatazione, come dire che molti di questi vini sono oramai molto rotondi, morbidi e internazionali, anche a prescindere dall’aiuto di altre uve. Il Morellino di Scansano è oramai nei fatti un vino fondamentalmente piacevole, spesso con alcolicità elevata ma con tannini rotondi e morbidi e acidità non certo molto alta. Tutto questo crea un quadro che rende, come detto,  il vino molto bevibile ma purtroppo meno definito territorialmente.

All’interno però di questa tendenza vi sono delle belle e significative diversificazioni: da una parte un gruppo non piccolo di produttori che ancora produce dei bei sangiovese ruspanti senza però la durezza e la “scorbuticità” del passato. Quindi vini che mostrano struttura e nerbo pur mantenendo praticamente inalterate le caratteristiche di bevibilità. Dall’altra alcuni che lavorando sulla morbidezza riescono a fare vini di grande eleganza, molto profondi  e variegati all’olfatto, per niente banali  e  con ottime possibilità di invecchiamento. Vini che però si rischia di berne una bottiglia senza accorgersene!

Tra i vini che hanno preso 4 e 3.5 stelle troviamo esempi validissimi delle “tre tendenze”. Anche se d’impatto la nostra preferenza va verso i sangiovese più “impegnati” ammettiamo che le altre due strade, specie quella dove si riesce a ritrovare tenui tonalità di colore oramai praticamente scomparse ci tocca ugualmente il cuore.

Ma lasciamo un attimo da parte i sentimenti e veniamo ai numeri: tre vini con 4 stelle, sette con 3.5, trentotto con 3 e trenta con 2.5 dicono chiaramente che la stragrande maggioranza dei Morellino di Scansano (Riserva compresa) sono vini su cui poter puntare quasi ad occhi chiusi. Se sommiamo troviamo che ben 78 vini su 106 sono di buon livello e anche togliendo le 2.5 stelle si arriva comunque ad un 50% di prodotto che va tra il buono e l’ottimo. Un risultato non da poco per una denominazione che non riesce ad aumentare in bottiglie vendute e che magari, per mantenere le quote di mercato, è costretta anche a limare i prezzi. “Limare” facendo buoni vini non è certo la cosa più facile del mondo.

Ma…..c’è un ma. Questa piacevolezza che qualche volta, specie in annate difficili come il 2011, sfocia nella semplicità, non porta certo acqua a chi vorrebbe un vino, almeno in parte, più “maremmano” e quindi maggiormente riconoscibile. Ma la riconoscibilità si traccia fin dalla vigna e purtroppo abbiamo visto tante, troppe vigne impiantate in modo che il caldo degli ultimi 10 anni non permette loro di dare il meglio. Sto parlando di cordoni speronati  troppo vicini a terra,  (attorno ai 40 cm di media)  dove l’uva in questi anni riesce nell’impresa di essere cotta il giorno dal caldo e di notte dal calore della terra.  Purtroppo non siamo di fronte a vigne vecchie e inoltre il momento non è certo adatto per mettersi a reimpiantare, quindi diciamo che in diversi casi….l’internazionalità di questi vini non è certo il male peggiore.

Due note sulle annate più recenti: il 2011 non è stata certo una grande vendemmia ma molti sono riusciti a giocare bene sulla piacevolezza generale, mentre di livello molto più alto è la 2010, dove anche freschezza e nerbo possono dire la loro.

Anche le riserve non sono andate per niente male, anche se  ogni tanto si sentono ancora dosi non omeopatiche di legno piccolo. Però nella media siamo di fronte a vini dove potenza e sana rusticità vanno bene a braccetto e che mostrano buone possibilità di invecchiamento.

Chiudo con una curiosa speranza:  un giorno o l’altro qualcuno dovrà studiare a fondo il mistero misterioso che permette a due zone praticamente contigue come il Montecucco ed il territorio del Morellino di produrre vini così strutturalmente diversi. Da una parte troviamo sangiovese anche troppo rustici, dall’altra estrema modernità, morbidezza e rotondità cercata e voluta. Due facce di una strana medaglia.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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