Montefalco Sagrantino, un gran bel vinone ma..4 min read

Dopo i Montefalco Rosso  (vedi articolo) eccoci ai Sagrantino di Montefalco anzi, ai Montefalco Sagrantino. Per chi come me ha vissuto molte enoiche primavere non viene spontaneo usare la versione moderna della denominazione, abituato ad assaggiare fin dalla fine degli anni ottanta quei pochi Sagrantino secchi che allora si affacciavano al mondo.

 

Ricordo ancora che in quegli anni alcune cantine erano quasi dei pollai riadattati e qualche produttore un bravissimo contadino che ancora non sapeva decidersi tra allevare buoi e fare vino.

 

Del resto storicamente il Sagrantino veniva vinificato dolce non solo per un rispetto alla tradizione che lo voleva perfetto abbinamento con dolci umbri, ma soprattutto perché portando gli zuccheri a zero i tannini rischiavano di distruggere il palato dell’incauto bevitore.

 

Per chiudere il cerchio mi ricordo di diversi vigneti allevati con il sistema da me definito “Dea Kalì”, cioè una specie di  guyot  bilaterale però allungato su un secondo livello, quindi con quattro capaci braccia produttive. Da una forma di allevamento del genere non si poteva certo pensare di fare qualità.

 

Per questo devo ammettere che in meno di 25 anni il Sagrantino ha abbandonato l’età della pietra enologica ed è arrivato ai giorni nostri in linea con le esigenze del momento, anche grazie ad aver fatto proprio il detto della vecchia pubblicità Pirelli “la potenza è niente senza controllo!”

 

Perché anche oggi i Sagrantino di potenza e di tannini ne hanno da vendere ma per fortuna quasi tutti i produttori riescono ad imbrigliarli in vini di possanza monumentale ma spesso  di non facilissimo approccio.

 

Questa caratteristica è stata al centro dei nostri assaggi che hanno visto sfilarci di fronte una quarantina di campioni, soprattutto del 2010 e 2011, ma con  puntate numericamente interessanti anche nel 2009 e 2008.

 

Come potrete constatare cliccando sul link a fondo pagina oppure qui per quanto riguarda solo i migliori assaggi, la degustazione ha avuto esiti positivi dal punto di vista qualitativo. Vini quasi mai aggressivi come in passato, legni più dimensionati e integrati, nasi più distesi e complessi, insomma dei vini che in una degustazione professionale (bendata o meno) fanno la loro bella figura.

 

La domanda che però ci veniva fuori dopo quasi ogni assaggio era sempre la solita “Con cosa lo abbineresti questo vino?” e una delle risposte “Cinghiale vivo!” è stata indubbiamente dissacrante ma per certi versi centrata.

 

Scendendo più nei particolari dei possibili abbinamenti gastronomi  abbiamo notato che un buon sagrantino viaggia sempre su due livelli, quello olfattivo e quello gustativo, e difficilmente vanno di pari passo. Il primo all’inizio mostra un bel  frutto, magari ben bilanciato con il legno,  ma mano a mano che si avanti con gli anni la terziarizzazione non lo porta ad una complessità degna del corpo e della struttura del vino, che nei migliori dei casi ha una vita paragonabile ad un buon barolo. Per cui il Sagrantino, pur essendo un ottimo vino trova difficoltà ad essere goduto da giovane per dei tannini molto importanti  da domare, mentre quando col tempo questi si arrotondano, non sempre si trovano nel naso quelle fini e complesse gamme aromatiche (lasciando da parte quelle derivanti da legno) che invogliano a gustare un vino di minimo 8-10 anni.

 

Ma veniamo all’assaggio bendato:  forse l’annata che ci ha più sorpreso in positivo è stata la 2011. In teoria una vendemmia difficile: il grande caldo di agosto-settembre poteva creare non pochi problemi a vini importanti come il Sagrantino e invece quasi tutti i campioni hanno mostrato una bella maturità al naso ed una fitta ma dolce concentrazione tannica in bocca. Vini moooooooooolto giovani, ma forse con le migliori doti di beviblità futura tra le varie annate degustate.

I 2010 invece ci hanno un po’ deluso per una diffusa mancanza di equilibrio: ci sono comunque vini di assoluto valore. Quasi lo stesso discorso per i 2009 mentre i 2008 sono stati, quasi al pari del 2011, una vera  sorpresa: ancora grande giovinezza accanto ad un equilibrio insperato.

 

In definitiva  una media stelle di quasi 3 (2.89 per la precisione) è sicuramente sintono di grande qualità ma, anche se arrotondati e più morbidi rispetto al passato i Sagrantino ci hanno lasciato nel dubbio della loro ottimale fruibilità durante il pasto.  Speriamo di sbagliarci (e non sarebbe la prima volta)!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE