Lugana: ma guarda un po’ il Trebbiano!4 min read

Avvicinandoci per la prima volta con attenzione alla DOC Lugana abbiamo fatto un errore. Non gli abbiamo dedicato abbastanza tempo. Non tanto “tempo degustativo” ma “tempo investigativo”, quello che si spende visitando aziende, vigneti, conoscendo persone, luoghi, idee.

Partendo da questo peccato originale (e non volendo millantare crediti) quest’anno il nostro approccio con il Lugana sarà esclusivamente quello derivante dall’assaggio dei vini ,“potenziato” (questo almeno concedetecelo) dalla nostra esperienza in materia.

Intanto una breve presentazione a volo d’uccello: la zona del Lugana è quella fascia di  territorio alla “base” del Lago di Garda, tra i comuni di Peschiera del Garda e Lonato. La DOC si divide tra le provincie di Brescia (che possiede circa il 75% dei vigneti) e Verona. Vitigno base Trebbiano di Lugana, alias Trebbiano di Soave, alias Turbiana. Partiamo proprio da qui, da un’ uva che non ha certamente grandi aromi varietali e spesso (nella versione Trebbiano “tout court”) manca anche di corpo e struttura. Per fortuna pare che questo tipo di trebbiano possa vantare una parentela con un ‘altro vitigno bianco che invece di struttura e corpo ne ha da vendere: il verdicchio. La cosa non viene data per certa, certo è però che il Trebbiano di Lugana ha corpo, struttura e freschezza che il “normal Trebbiano” se la sogna. Cosa resa ancora più interessante dal fatto che il disciplinare prevede una resa di “soli” 125 q.li ad ettaro (più il solito 20% ).

I nostri assaggi hanno preso in considerazione le varie tipologie: quindi il Lugana, il Superiore ed il Brut, sia nella versione Charmat che in quella Metodo Classico.
Una premessa dovuta: chi ci legge conosce certamente la nostra campagna sulla diminuzione del peso delle bottiglie in vetro. Pensate un po’ come ci siamo sentiti accorgendoci  che Lugana è forse l’unica denominazione al mondo dove le bottiglie per vino fermo pesano di più di quelle per spumante! D’accordo…, abbiamo esagerato (ma nemmeno tanto),  ma solo per far capire l’assurdità di avere una buona fetta di produttori che usano come bottiglie  un incrocio tra una scultura ed un arma impropria, per di più per un vino che viene venduto intorno ai 10 Euro. Cari produttori del Lugana, oramai avete un vino conosciuto, con un buon nome: smettetela di camuffarlo da Amarone.  Pensate a quanto potreste risparmiare ed a  quanto inquinereste meno. Pensate a vendere il vino, non il vetro!

Dopo questo sfogo (non puoi star zitto dopo che ti sono sfilate davanti decine di bottiglie da 800-900 grammi!!!!!) parliamo dei vini.

Lugana 2008


Rappresentavano il lotto più numeroso. Al loro interno abbiamo riconosciuto alcune “scuole di pensiero”, presenti del resto anche nei Superiore.
1. Quelli che usano solo il Trebbiano di Lugana
2. Quelli che usano il Trebbiano con un po’ di Chardonnay e lo dichiarano
3. Quelli che usano il Trebbiano con un po’ di Chardonnay, ma soprattutto Sauvignon e non lo dichiarano.
Sopra a queste tre categorie troviamo una “categoria trasversale” rappresentata da quelli, presenti in tutti e tre i gruppi, che lasciano diversi (per non dire troppi) grammi di zucchero residuo nel vino.
Diciamo subito che l’annata 2008 non è stata certamente una delle migliori. Nonostante ciò la qualità media dei vini è più che sufficiente. Pochissimi i prodotti difettati e ben pochi i vini estremamente diluiti. Per fortuna le “categorie” due e tre sono ancora in netta minoranza, mentre quella trasversale del “dulcis in fundo” è purtroppo abbastanza presente. Però i numeri parlano chiaro: su 56 campioni degustati quasi la meta (26) hanno ottenuto almeno 3 Stelle, se a questi ci aggiungiamo almeno 5-6 vini che ne hanno ottenute 2 solo perché troppo fuori tipologia (vedi categoria 3), vuol dire che la qualità media è piuttosto alta e che, in soldoni, è più probabile bere un Lugana d’annata buono che uno poco convincente o addirittura cattivo.


 

Lugana Superiore

Ne abbiamo assaggiati di varie annate (dal 2007 al 2003) e vogliamo mettere due cose in chiaro. Indubbiamente diversi Lugana hanno le caratteristiche per durare e migliorare nel tempo. E’ altrettanto chiaro che il modo peggiore per farli durare è quello di “farcirli” di legno. Mancandogli aromi primari marcati la barrique tende a sovrastare la componente olfattiva: inoltre apporta troppa tannicità e scontrosità al vino, foderandolo in una “corazza” che mooooooolto difficilmente il tempo diluirà. Per fortuna sembra che, almeno con il 2007, la tendenza a “legnizzare” stia diminuendo. Potremmo lanciare uno slogan che in realtà è un augurio: “meno legno, meno vetro, più Lugana!”

Lugana Brut

Possiamo anche dare per buono che il Trebbiano di Lugana sia un’ uva adatta ad essere spumantizzata, però bisognerebbe farlo con maggiore attenzione.

 

 

Un grazie al Consorzio di Tutela che ci ha permesso, in poco tempo, di farci un quadro abbastanza esauriente della denominazione.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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