Lugana 2012: un successo da gestire con attenzione4 min read

Come passa il tempo! Sembra ieri che arrivavo per la prima volta nel territorio del Lugana e mi accoglieva un Carlo Veronese quasi timido, compassato e, nelle vesti di direttore-factotum, con un filo di voce mi diceva che di Lugana se ne producevano 3, forse 4 milioni di bottiglie.

Oggi Carlo ha voce sicura, due-tre segretarie ed il Lugana ha superato il tetto dei 13-14 milioni di bottiglie. Un successo ottenuto in pochi anni, o almeno il cui boom è concentrato negli ultimi anni, ma che viene da una buona programmazione e da tanti passettini fatti nel tempo.

Oggi moltissime aziende tra Veneto e Lombardia vendono Lugana, specie all’estero, specie in Germania, dove questo bianco rotondo e morbido trova molti estimatori.

Nasce da uve Trebbiano di Lugana, che in zona viene chiamato Turbiana e che a noi ricorda alla lontana il verdicchio. Certo è che la paciosa sostanza del vino è abbastanza simile a quella di alcuni prodotti che nascono attorno a Jesi.

E come alcuni verdicchi, per non parlare di vermentini liguri o di Soave, nel Lugana è arrivata (da tempo in verità) la moda del tiolo (vedi) .

In altre parole diversi vini mostrano aromi che ricordano molto da vicino il sauvignon. Questo può derivare da due motivi del tutto leciti: aggiunta di un 10-15% di sauvignon e (molto più probabile) vinificazione in iperriduzione con lieviti ed enzini particolari.

Così un vitigno piuttosto anonimo dal punto di vista aromatico assume note che vanno dal pompelmo al frutto della passione. Non possiamo certo penalizzare (più di tanto…) il Lugana per una moda che ha invaso l’intero stivale ma almeno rilevarlo ci sembra corretto. Finalmente inizia a rilevarlo anche il consorzio e sta mettendo in campo alcuni controlli a campione per capire cosa effettivamente entra nelle bottiglie di Lugana.

Sarà perché, come accennato, la tiolizzazzione del vino è in atto da tempo (in zona la chiamano in altra maniera, utilizzando come aggettivo il nome di un’azienda locale…) ma oramai non riusciamo a scandalizzarci più di tanto. Riserviamo il nostro sdegno ,con conseguente voto bassissimo,  per chi ha chiaramente aggiunto moscato al Lugana. Una domanda sorge spontanea: ma le commissioni d’assaggio della DOC passano proprio tutto? Non si vergognano a non segnalare e punire note di moscato in un trebbiano? 

Ma naturalmente no, anche perché la scheda di degustazione non solo non riporta  la voce “tipicità”, ma può essere usata solo per segnalare possibili o reali difetti,  e bei profumi di moscato in un vino per niente aromatico come fanno ad essere dei difetti?

Fino a che saremo in mano ad enti e commissioni ( ripeto, non solo a Lugana ma praticamente in ogni dove) che funzionano per legge con le fette di prosciutto sugli occhi e sul naso, tutti potranno fare e continuare a fare tutto.

Ma, sfoghi a parte veniamo al nostro Lugana 2012 che sicuramente è vino piacevole e di buona freschezza, anche in annate calde come questa e la precedente. Ancora deve migliorare l’equilibrio tra la componente acida e la parte dolce del vino ma sono convinto che nell’arco di un mese o due le cosa andranno al loro posto.
 Quello che mi preme sottolineare, aldilà della ormai “ripetitiva” piacevole grassezza del vino è il cambiamento che sta avvenendo nella sue possibilità di invecchiamento. Mi ricordo che solo 5-6 anni fa si trovavano diversi Lugana con sulle spalle 3-4-5 anni di maturazione, che mostravano ancora buone possibilità di invecchiamento, mentre nei nostri ultimi assaggi la stragrande maggioranza dei vini del 2011 o di annate precedenti mostravano chiari segni di stanchezza in bocca e al naso. Non è per caso che i 12 grammi massimo di zucchero residuo e comunque  “l’ingrassamento” in genere del  Lugana giovi ben poco all’invecchiamento?

In altre parole, se io vino mi devo portare dietro una struttura snella, dove l’acidità e fattore principale, non ho poi difficoltà a maturare bene e ad andare avanti per alcuni anni; ma se devo trainarmi dietro anche  un sovrappeso, una specie di “sovrastruttura” forse le mie capacità di invecchiamento possono subire uno stop.

Insomma, non vorrei che il Lugana iniziasse ad assomigliare troppo ad alcune attrici che, nelle mani dei chirurghi estetici, finiscono per sembrare sempre più le caricature di se stesse. Lo dico perché ho trovato in passato e trovo adesso sempre belle caratteristiche in questo vino, ma il successo è un cavallo lanciato al galoppo che bisogna saper gestire, tenendo ben strette le briglie in mano e rallentando all’occorrenza, la corsa.

A proposito di corsa, mi dicono che sembra stia rallentando la corsa ad usare la bottiglia sempre più pesante…speriamo!!!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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