Fiano di Avellino e Greco di Tufo: giù il cappello!2 min read

Ed eccoci a parlare di Fiano e Greco, grazie alla manifestazione perfettamente organizzata dagli amici Di Miriade &Partners che sono riusciti ad organizzare tre giornate di assaggi (vedi) senza alcuna sbavatura.

 

Come vedrete molti vini assaggiati sono del 2011 (qualcuno anche del 2010) e questo mi porta subito a puntare il dito sulla follia di far uscire questi vini a pochi mesi dalla vendemmia. Bere Fiano di Avellino o Greco di Tufo a pochi mesi (7-8) dalla vendemmia è equivalente a mangiare una bella bistecca prima di metterla sulla griglia. Le caratteristiche di bontà ci saranno sicuramente tutte, ma se non le lasciamo esprimere facciamo un dispetto a noi e al produttore.

 

Invece noi non ci siamo fatti nessun dispetto, anzi ce la siamo proprio goduta! Raramente infatti ho assaggiato una serie di bianchi con tante eccellenze. Basta guardare la media stelle: 2.63 per i Greco di Tufo e addirittura 2.85 per i Fiano di Avellino, tra cui troviamo uno dei pochi 4.5 stelle dell’annata di degustazioni.

 

I Fiano mi hanno veramente sorpreso in positivo per l’ennesima volta. Siamo di fronte a vini di grande complessità, che possono invecchiare benissimo, che rappresentano in pieno il territorio e il terroir (per me sono due cose diverse). Hanno freschezza, corpo, profondità gustativa, aromi complessi e di buona intensità. Per me oramai è chiaro: Il grande vitigno campano, quello che può veramente fare la differenza a livello nazionale ed internazionale è il Fiano, non l’Aglianico. In Italia aleggia più o meno espresso il concetto che un grande vino debba essere solo e soltanto rosso ed anche molti produttori irpini di Fiano (e di Greco) si  sentono quasi obbligati, per dimostrare le loro qualità, a confrontarsi con l’Aglianico producendo Taurasi. Cari amici, anche se i risultati sono buoni (ma spero proprio potranno migliorare e non poco) il vostro vitigno di riferimento deve essere e restare il Fiano di Avellino, che fra l’altro proponete spesso (per nostra fortuna) a prezzi molto onesti, in alcuni addirittura ridicoli rispetto alla qualità espressa.

 

Ma lasciamo un attimo il Fiano e veniamo a parlare di Greco che in questo confronto rischia di uscirne come un vitigno secondario e invece è anch’esso un grande vino. Anche nell’annata 2012 ha un’acidità quasi vibrante, che unita alla naturale e particolare tannicità dell’uva, ha portato a ottimi risultati sia per quanto riguarda il corpo che la freschezza. Magari non siamo alla grande complessità del Fiano ma bere un buon Greco di Tufo è un consiglio che mi sento di dare tranquillamente a patto che, come accennato all’inizio,  si degusti almeno dopo 15-18 mesi dalla vendemmia.

 

In definitiva siamo di fronte a due vini-vitigni di altissimo profilo, che meritano tutto il bene che ne è stato detto in passato e che ne verrà detto in futuro

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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