Degustazioni: si riparte con i bianchi di Bolgheri3 min read

Inauguriamo con oggi l’annata di degustazioni. Con i bianchi bolgheresi  inizia quel percorso lungo circa 5000 vini che ogni anno noi di Winesurf proponiamo sul nostro giornale on line. Un percorso non solo completamente gratuito ma spesso anche con mesi di vantaggio sulle guide cartacee.

Da quest’anno inoltre questo percorso sarà “parallelo” al vostro, perché già da qualche mese ogni vino da noi recensito può essere giudicato anche dai lettori, creando “di fatto” due vere e proprie guide.

Ci farebbe veramente molto piacere essere affiancati da tanti commenti di lettori e siamo pronti sia per conferme che per giudizi molto diversi dai nostri. L’importante è che di vino se ne parli in maniera chiara ma semplice e per niente paludata. Anche se un minimo di esperienza e conoscenza conta, i nostri giudizi non sono la Bibbia: per questo vi chiediamo di commentare, commentare, commentare. Perché i giudizi di quelli che il vino lo comprano hanno per noi e per i produttori un valore enorme. 

Ma veniamo ai bianchi di Bolgheri. Abbiamo assaggiato una trentina di vini (DOC e IGT) provenienti da questa terra sicuramente più adatta per i rossi: in più ci si è messa anche un’annata non certo entusiasmante a complicare le cose, con il risultato di trovarci di fronte a vini non certamente entusiasmanti.

Il vitigno bianco più usato è il Vermentino che però quasi sempre non riesce a mostrare quel corpo e quegli aromi che lo contraddistinguono in altre zone dello stivale. In alcuni casi gli aromi ci sono ma .…….  vermentini dichiarati in purezza mostrano nasi da Viognier o da Sauvignon spinto. Il solito giochino di nascondersi dietro un dito. Si vede che Montalcino non ha insegnato niente.

Lasciando da parte aromaticità quantomeno improbabili,  la mancanza di nerbo  e di profondità è purtroppo una delle caratteristiche principali anche dei vini non a base Vermentino. Stendiamo un velo pietoso sui bianchi fermentati o passati in legno, nella migliore delle ipotesi si rischia di fare la figura di quello che stava tosando i maiali: tanta confusione ma niente lana!

Alla fine dei salmi il vitigno che ci è sembrato uscire meglio da questi assaggi è stato il Sauvignon, sia per gli aromi semplici ma netti ed eleganti, sia per quella vena di acidità in più che è riuscito a conservare.

Come vedrete dai nostri commenti nessun vino ha raggiunto le quattro stelle e ben pochi si sono attestati sulle 3 (a proposito: avete notato che abbiamo inserito le mezze stelle?) con la stragrande maggioranza dei vini al di sotto delle due stelle e mezzo. Speriamo sia colpa dell’annata…

I nostri assaggi si sono svolti durante l’anteprima del Bolgherese, che, come ogni anno ha presentato bianchi e rossi delle nuove annate. Ovviamente ci siamo fatti anche un quadro dei Bolgheri Superiore 2007 e Bolgheri Rosso 2008, che però verranno degustati ufficialmente solo verso ottobre, quando l’estate e qualche mese in più di bottiglia li avrà ulteriormente affinati. Un giudizio generale sulle annate però possiamo darlo.

Per quando riguarda i Superiore 2007 abbiano notato dei nasi già abbastanza distesi e piacevoli, specie quelli a base Cabernet Sauvignon.  Fortemente diminuito l’utilizzo del legno nuovo, usato (oseremmo dire strausato) soprattutto da cantine giovani, che ancora devono trovare un loro equilibrio. In generale l’annata mostra tannini abbastanza levigati ed un acidità non molto alta ma che permette comunque dei buoni equilibri gustativi. Crediamo che per i Superiori la vendemmia 2007 possa andare dalle 3 alle 4 stelle.

Le tre stelle di base ce le giochiamo anche per l’annata 2008 dei Bolgheri Rosso, che mostra però due facce: da una parte ci sono le aziende che hanno trovato la giusta via, presentando vini già pronti e bevibili, dall’altra invece si sentono stranamente più legni che nei Superiori. Speriamo che l’estate porti ad un “riavvicinamento” di questi estremi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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