Degustazione Bardolino Chiaretto 2015: e se non fosse andata così male???2 min read

Oramai i rosati non sono più una moda passeggera e ne sanno qualcosa nella zona del Bardolino, dove il Chiaretto non è mai stato così richiesto e apprezzato.

 

Per quanto i Chiaretto saranno sulla cresta dell’onda? Nessuno può dirlo, anche perché  i moltissimi appassionati che frequentano l’anteprima del Chiaretto (e del Bardolino), si sommano a quelli in continuo aumento che amano bere una bottiglia di questo rosato da uve corvina, rondinella e molinara.

 

Sarà anche merito del consorzio, che è riuscito a trovare sempre più sbocchi gastronomici per questo vino, ma negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio boom del Chiaretto.

 

Sembra che il boom sia continuato anche in un anno come il 2015, in teoria non certo molto favorevole per i rosati, visto che il caldo ha reso difficile mantenere quell’acidità e quella generale freschezza che conferisce alla tipologia garbo e piacevolezza.

 

Per questo ai primi di luglio ci siamo avvicinati all’assaggio ufficiale di Winesurf  (quello “ufficioso” l’avevamo fatto all’Anteprima e non ci aveva dato grandi soddisfazioni) con una certa ritrosia.

 

Per fortuna gli oltre quattro mesi passati dall’anteprima hanno permesso ai vini non solo di essere molto più presentabili, ma anche di affinare alcune caratteristiche dell’annata, come le belle sensazioni fruttate e la rotondità al palato.

 

Quindi ci siamo trovati davanti a vini di buona piacevolezza, a cui qualche altro mese di affinamento in bottiglia non farà certo male, e con una rotondità che sicuramente sarà sfruttabile negli abbinamenti cibo-vino.

Magari il Chiaretto 2015 non sarà molto abbinabile ad un cinghiale in umido, ma sarebbe un errore ritenerlo adatto solo come antipasto, anche perché i prezzi veramente bassi di tanti Chiaretto (da 5 a 8 euro in enoteca) farebbero propendere  “la tasca” per un uso a tutto pasto.

 

C’è da fare un’altra considerazione e cioè il miglioramento generalizzato della produzione: fino a pochissimi anni fa si trovavano sempre alcuni vini chiaramente difettati, ma per fortuna oggi il numero è diminuito drasticamente. Diminuisce meno drasticamente invece  il numero di Chiaretto che puntano ad un rosa mooolto tenue, cercando così di rendere la tipologia sempre e comunque riconoscibile. Se devo proprio dire la mia non mi sembra un gran male, anche se pare che le insondabili leggi del mercato lo richiedano.

 

Non lo richiede il mercato, ma  volendo “osare” vi consiglio di aprire adesso bottiglie di Chiaretto 2014. Vi troverete di fronte a delle sorprese che potrebbero scombussolare posizioni a priori, che vedono nei rosati, specie del nord, una “scadenza” attorno alla notte di San Lorenzo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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