Degustazione Barbaresco 2003: quella calda, calda estate.2 min read

Dato che stiamo uscendo solo ora dalla calura  ci sembra giusto continuare la nostra “Guida” con uno dei vini entrati in commercio nel 2006 che sicuramente ha risentito moltissimo del caldo estivo. Stiamo parlando del Barbaresco 2003. Vediamo di fare un breve quadro della situazione. Per chi non lo ricorda la primavera-estate del 2003 è stata caratterizzata da un clima di gran lunga peggiore rispetto al Sahara. Questo perchè nel deserto la notte fa freddo mentre in Italia (ed anche in Francia per questo) dalla fine di maggio alla metà di Agosto si sono avute temperature altissime di giorno (medie sopra i 30-32) e di notte. In questa situazione la vite saluta e va in ferie, cioè blocca praticamente tutti i processi di maturazione. Un minimo aiuto potrebbe venire dal fresco e dalla rugiada della notte ma nel 2003 la notte spesso era il momento in cui il terreno si liberava del calore accumulato durante il giorno. In pratica la vite riceveva calore dall’alto di giorno e dal basso di notte, con il risultato che l’uva più che maturare appassiva, diventando buona solo per il panettone.

Venendo, per di più, da un’annata opposta come il 2002 (freddo, pioggia e grandine a iosa) i produttori si sono trovati completamente spiazzati. I 2003 rossi assaggiati in questi anni sono risultati vini molto alcolici e con tannini ruvidi. I profumi non sviluppavano finezze e lo stesso succedeva in bocca.

Con queste premesse ci siamo cimentati nell’assaggio dei Barbaresco 2003 abbastanza prevenuti. Nel corso della degustazione poche volte ci siamo ricreduti rispetto alle attese. Siamo di fronte a vini con forti tannicità, che forse verranno domate negli anni. Mediamente i profumi non riportano subito alle finezze del Nebbiolo, avendo sentori spinti di frutta rossa molto matura. Ben pochi vini hanno dell’equilibrio, mentre diversi mostrano potenza ma senza grazia. Speriamo che il tempo dia una mano, anche se la scarsa maturazione fenolica (e quindi dei tannini) delle uve non gioca certo a favore di eleganze future. Mediamente i vini hanno ottenuto punteggi più che sufficienti ma senza quella fine brillantezza a cui il Barbaresco deve ambire. Un punto a favore sarà certamente il prezzo che ci pare stazionario o, in alcuni casi, in ribasso. Forse, con una cifra equa, si potrebbe mettere qualche bottiglia in cantina ed aprirla tra 4-5 anni. Noi lo faremo e, magari, al momento giusto, vi riporteremo le nostre considerazioni.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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