Chiaretto 2014: lasciamoli maturare!2 min read

Sono di moda! Questo non lo possiamo certamente negare.

 

Del resto il Bardolino Chiaretto questo “essere di moda” se l’è fortemente cercato sia grazie ad intelligenti campagne di marketing,  sia (soprattutto) grazie ad un innalzamento qualitativo complessivo della denominazione.

 

Questo innalzamento lo ha quasi posto davanti come immagine al suo “fratello maggiore” Bardolino, imponendolo come vino rosato giovane per i giovani, facile da bere, di prezzo contenuto. 

 

A tutto questo si unisce una continua e sacrosanta ricerca di riconoscibilità a prima vista, grazie ad un colore “omogeneo” (stavo per dire standard ma era ancora più brutto), che insomma non presenti chiaretti dal rosa molto carico al buccia di cipolla scarico.  Anche questa strada viene seguita con buoni successi e quindi niente sembra osteggiare al successo di questo vino.

 

Poi arriva la vendemmia 2014 e bisogna fare o rifare bene i conti.  Infatti l’andamento meteorologico è stato quello che è stato (qui e altrove) e per fare dei buoni vini molti hanno dovuto fare salti mortali. Per il Chiaretto, vino da uve rosse prodotto “in sottrazione”, questo salti mortali sono stati doppi o tripli e i risultati sono stati discreti ma non certo esaltanti.

 

Da un punto di vista qualitativo la scala dei valori e molto compressa: diversi Chiaretto si assomigliano, avendo dei nasi adesso non certo molto aperti e uno scheletro acido che spesso chiude amarognolo.

 

Il corpo non è mai una delle caratteristiche basilari di questo vino e quindi la sua mancanza non mi preoccupa, anzi, credo che mai come quest’anno i Chiaretto possano beneficiare di 7-8 mesi di bottiglia per ammorbidire alcune “crudezze gustative” che oggi sono presenti.

 

Voi mi direte che tra 7-8 mesi ci saranno già quelli del 2015, ma forse questa è la strada da seguire per il Chiaretto, quella di far capire che non si tratta solo di un “vino-cicala”, da bersi prima possibile, ma che lo sviluppo della tecnica sia in vigna che in cantina può portare questi vini a declinare la loro dirompente freschezza anche in periodi che, per adesso possono arrivare almeno ai due-tre anni.

 

Ma se non volete aspettare potete intanto godervi il “campione “ dei nostri assaggi: un Chiaretto buono ora e tra due anni, prodotto da un giovane di cui sentiremo sicuramente parlare ancora.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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