Chianti Classico 2014, Riserva 2013 e Gran Selezione: alcuni interessanti cambiamenti4 min read

Partiamo dai Chianti Classico 2014

 

Nel 1989 c’ero, nel 1992 anche e posso tranquillamente affermare che se una vendemmia come la 2014 fosse capitata 20-25 anni fa, in Chianti Classico non si sarebbe praticamente vendemmiato.

 

Invece dal 1989 l’enologia e l’agronomia hanno fatto passi da gigante, permettendo ai produttori di produrre uve (e quindi vini) migliori ma soprattutto di salvarsi nelle annate particolarmente difficili come, appunto, la 2014.

 

I nostri assaggi hanno confermato la difficilissima vendemmia, presentandoci vini che puntavano soprattutto sulla correttezza enologica e su un equilibrio che non sempre (a causa di tannini amari)  sfociava in piacevolezza.

Pochissime eccezioni a questa regola, ma alla fin fine una serie di vini che a tavola daranno sicuramente maggiori soddisfazioni rispetto ad una degustazione professionale, grazie ad una freschezza che certamente l’annata ha acuito e che per alcuni è divenuto un interessante cavallo di battaglia.

 

Non abbiamo degustato solo Chianti Classico 2014: avevamo infatti molti campioni del 2013 e addirittura del 2012 e 2011. Oramai gli assaggi al Consorzio del Chianti Classico sono diventati quasi un “excursus” sulle annate più recenti perché molti produttori, per i più svariati motivi (perché i vini non sono pronti, perché c’è da vendere l’annata precedente, perché…vari mix tra i due motivi) entrano in commercio anche con anni di ritardo.

I 2013 assaggiati quest’anno sono, oltre che nettamente superiori al 2014, vini che mostrano buone possibilità di invecchiamento, diciamo in linea con quei 5-10 anni che ogni buon Chianti Classico dovrebbe garantire. Alcuni hanno veramente le stimmate del  gran vino e una buona fetta presenta comunque freschezza affiancato da buon corpo e nasi giocati piacevolmente su note floreali.

 

 

Poi due parole sulle Riserve…

 

Ma dal 2013 sono arrivate anche le Riserve che sembrano, rispetto ad 4-5 anni fa, vini di un altro pianeta: tanto allora erano ingessati nel legno, con tannini astrigenti e monolitici, tanto oggi hanno un’elasticità, una libertà di espressione, un frutto definito accanto a bei sentori (non invadenti) balsamici e floreali.

 

Le riserve, grazie all’arrivo della Gran Selezione che ha convogliato le “migliori” attenzioni di vigna e cantina, sono tornate ad essere un vino da invecchiamento ma senza quegli “attributi” aggiunti che servivano solo ad appesantirle. Forse sarà anche merito dell’annata fresca ma a noi, pur senza arrivare a punteggi altissimi, sono piaciute.

 

Come ci sono piaciute alcune Riserve 2012 in cui era già in atto il processo di “piacevole retrocessione” a secondo Chianti Classico aziendale: diversi 2012 hanno un buon calore ed una rotondità tannica che non ci aspettavamo, inoltre mostrano nasi per niente cotti, complessi, con le note di frutta rossa in giusta evidenza.

 

 

Per arrivare alla Gran Selezione

 

Oramai lo sanno anche i gatti che questa nuova tipologia non ci ha mai convinto, proponendo soprattutto vini in chiave “Old Supertuscan” cioè vinoni monolitici, pieni di legno e di aspettative, che strizzando l’occhio al mercato statunitense ingessavano il sangiovese in un ruolo che digerisce male, quello del superpalestrato.

 

Una discreta fetta delle Gran Selezione degustate quest’anno (in campo vini del 2013, 2012, 2011e qualche 2010) hanno in parte smussato quella muscolarità legnosa e alcolicamente esagerata, che ha contraddistinto le prime versioni di questi vini.

Siamo sempre tra vini imponenti, che devono avere tempo per esprimersi, ma alcuni spigoli cominciano ad essere smussati. Si incomincia finalmente ad avvicinare la Gran Selezione a quello che dovrebbe essere, cioè un vino dove le caratteristiche del sangiovese si sentono e sono esaltate, non appiattite.

 

Forse i produttori hanno capito che bisognava alzare il piede dall’acceleratore e presentare vini più eleganti, dove il naso possa esprimersi con bei sentori fruttati e la bocca non “morda” (almeno non più di tanto.

 

 

Quindi…

In definitiva, pur essendo nel guado di vendemmie non certo importanti, il Chianti Classico nel suo complesso riesce ad esprimere un buon livello medio e soprattutto alcuni “sentori” di novità di cui non possiamo che essere felici

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE