Brunello 2008: una buona annata crepuscolare5 min read

“Settembre: i giovinetti tornano, sotto il peso di nuovi libri ed impegni, alle loro aule scolastiche, mentre i vecchiarelli di Winesurf, canuti ma non molto stanchi, veleggiano verso Montalcino per adempiere al dover che in piacer spesso si trasforma.”

Questo inizio, molto alla lontana crepuscolar-gozzaniano, mi sembra comunque il più adatto per accendere i riflettori sul Brunello 2008, che potrei appunto definire frutto di "un’annata crepuscolare”.

Infatti come il crepuscolo, che è momento misto di luci e ombre  ma  comunque attimo di pace e tranquillità, così i Brunello 2008 sono un insieme (che, come il crepuscolo non durerà molto a lungo) di chiaro e  scuro,  ma rappresentano una vendemmia comunque serena,  pacata, tranquillamente da bere.

La media stelle ci conferma quanto detto: 2.77 è leggermente inferiore al 2007 ma non rappresenta per niente una cattiva media. Più del 50% dei vini ha ottenuto almeno 3 stelle e il numero con almeno 2.5 stelle si attesta a 85 campioni su 99.

Quindi un grande numero di 2008 sono vini comunque buoni e le differenze si giocano  sul modo di esprimersi al naso e sulla concentrazione al palato.  In qualche caso abbiamo trovato nasi imprecisi e ingressi in bocca cedevoli, ma nella stragrande maggioranza dei casi legni ben equilibrati, tannini rotondi e non molto aggressivi. Forse mancano le punte del 2007 (e del 2006) però il 2008 è un’ annata piacevole da bere e ben interpretata dai produttori, che hanno evitato legni caricaturali (solo 4-5 anni prima sarebbero stati quasi la regola) e ricerche esasperate di estrazioni.

Forse il pregio maggiore di questi vini è l’equilibrio, raggiunto quasi naturalmente grazie ad una crescita esponenziale agronomica e enologica, che ha saputo ovviare ad un estate 2008 non facile da interpretare.

Altra bella caratteristica è la componente tannica, quasi mai acerba e verde. Forse non sono tannini che spaccano, ma non tutti gli anni viene un 2006.

Insomma, non siamo di fronte ad un’annata potente ma bevibile e ben interpretata, probabilmente non adatta a lunghi invecchiamenti e per me molto simile al 1998 con però dieci anni di esperienza in più e di vigneti più vecchi.

Sul fronte dei voti medi confermo in pieno quanto detto a febbraio durante l’anteprima: 6+ in possibilità di invecchiamento, 6.5 in potenza e concentrazione, 7.5 in eleganza e 8 in piacevolezza. La media fatela voi. Un ‘ultima annotazione: il 2008 è un’annata più godibile a tavola che in degustazione essendo dotato di lodevole immediatezza e per questo spero che a ben pochi verrà la voglia di “deliziarci” con la Riserva 2008.

 

Dal 2008 al 2007 Riserva, da Gozzano a Salgari, dal crepuscolarismo alla solarità di caldi romanzi di avventure, facili da approcciare e che sul momento possono anche farti sognare, ma alla fine non  ti soddisfano appieno. La Riserva 2007 è infatti la “conferma confermata” che siamo di fronte solo ad una buona annata, senza le grandi prospettive e profondità del 2006. La media stelledella Riserva 2007  è infatti di 2.63, inferiore a quella dell’annata che lo scorso anno si attestò a 2.84.

Per carità, ci sono delle belle riserve ma mediamente la vendemmia non è stata la più adatta per dare sia quantità che qualità  ed una serie di squilibri affiorano da varie parti: o un eccesso di legno, o un’alcolicità esagerata, o dei tannini asciutti o semplicemente una mancanza di profondità che in una Riserva non dovrebbe esistere.

Se il 2006 è stata una vera annata da riserva con il 2007 mi sembra si sia tornati al passato, dove la Riserva era spesso solo un Brunello tenuto in botte per un altro anno senza che ce ne fosse il bisogno. Devo concludere con un voto? Arriviamo al 6+ di media e non ne parliamo più.

 

Dalla Riserva 2007 al Rosso di Montalcino 2011 e se continuo con il parallelo letterario devo ammettere che è come passare da Salgari al genere horror. Non solo per la “paura” che a suo tempo fece la vendemmia, riservandoci dalla metà di agosto e per quasi un mese un botta di caldo tremenda che in molti casi portò a produrre uva passa direttamente in pianta, ma anche per una caratteristica di questo genere letterario/cinematografico che abbiamo ritrovato nei vini di questa difficile annata.

Negli Horror infatti succede spesso che i cattivi portino maschere di gomma per incutere ancora più terrore e purtroppo diversi rossi 2011 hanno un “profumo” particolare che ricorda moltissimo la gomma dei copertoni o il palloncino.  Questa caratteristica aromatica non è presente solo nei Rossi ma anche in qualche Brunello e, per chiarezza, l’abbiamo ritrovata pure in alcune annate di altri rossi italiani. Abbiamo chiesto a fior di enologi ma nessuno ci ha dato una risposta chiara e precisa e soprattutto ognuno ci ha proposto un motivo diverso….mah…

Ma torniamo ai Rosso di Montalcino 2011: oltre a questo problema che ne affligge parecchi, ci siamo scontrati con quello che ci aspettavamo e cioè con nasi abbastanza maturi, gradazioni alcoliche alte  e nel contempo mancanza di corpo. Se ci aggiungiamo anche una quasi naturale mancanza di equilibrio dovuta all’annata si può capire come il nostro voto non possa arrivare alla sufficienza, anche se almeno un terzo dei vini assaggiati è comunque di livello più che degno.

E adesso siamo curiosi di sapere, pardon di assaggiare, cosa ci ha riservato il Brunello 2009. Ne parleremo come sempre a febbraio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE