Brunello 2004 e Rosso 2007: buoni…..subito (o quasi).3 min read

Dopo quanto detto sul “vigneto Montalcino” (vedi il nostro articolo "Brunello 2004: vigne troppo giovani?)  pubblichiamo i  risultati dei nostri assaggi, che hanno riguardato Brunello 2004 e Rosso 2007. Ben 106 brunelli e 75 rossi degustati , anche se voi ne vedrete qualcuno meno perché 4 vini sono stati esclusi dalla classifica per problemi piuttosto seri.

Ribadiamo che l’annata 2004, sempre per quanto detto nell’articolo sopra citato, non è stata per noi una vendemmia a cinque stelle, soprattutto dal punto di vista della serbevolezza. In effetti la media avuta dai vini in degustazione (2.72 stelle) è indubbiamente alta ma questo non vuol dire che i vini assaggiati avranno quella longevità che si richiede ad un Brunello. Vini quindi buoni, ben fatti, ma crediamo che solo pochi (diciamo tra il 10 ed il 20% ad esagerare) potranno raggiungere in ottime condizioni i 15-20 anni di vita. Un dato positivo (in alcuni casi….pure troppo!) viene invece dal colore dei vini, ritornato verso un rubino brillante che molto più si confà al Sangiovese. Anche i nasi hanno perso connotazioni di frutta nera matura e parecchie di quelle note “marmellatose” che caratterizzavano altre annate. Le strutture di bocca non sono certo strastosferiche, ma i tannini sono quasi sempre maturi e rotondi. Quindi vini godibili sin da adesso, molto più aderenti al “Sangiovese style” che ci si aspetta da Montalcino, abbastanza rotondi ma con una discreta freschezza di base.  Se dovessimo dare un tempo di maggiore “godibilità” dell’annata potremmo metterlo tra il 2010 ed il 2013. Forse sarà prematuro e probabilmente anche sbagliato ma vogliamo “esternare" una nostra sensazione: assaggiando i Brunello 2004 ci è sembrato che, specie i vini prodotti nella zona del Canalicchio, cioè il versante che guarda verso Buonconvento e che si incontra arrivando da lì in auto, avessero una matrice comune. Questo "minimo comun denominatore" era riconducibile ad una struttura più austera,  con un corpo leggermente superiore alla media  e possibilità maggiori di invecchiamento.  Non vogliamo ritornare alla vecchia suddivisione in quattro zone e sappiamo perfettamente che molte aziende possiedono vigneti  ai quattro angoli della denominazione. Quello che vogliamo marcare è solo la piacevole sensazione di chi, all’inizio degli anni 90’ ricorda come si riusciva a riconoscere in maniera abbastanza chiara la zone di provenienza di diversi brunelli. Certe volte un ritorno alle origini (vero o immaginato….alle prossime annate l’ardua sentenza) fa piacere.

Parliamo adesso del Rosso 2007 ed entriamo nel solito mondo dove si trova di tutto ed il suo contrario. Molto meno degli anni scorsi ma comunque le “tipologie” in cui possiamo suddividerlo” sono diverse:  eccovi quelle che riteniamo principali.

• rosso giovane e semplice
• Rosso strutturato e moderno
• Rosso tradizionale, leggermente ruvido e strutturato

In ognuna di queste troviamo buoni vini, che quasi sempre privilegiano o lo sviluppo aromatico  o la potenza al palato, ma difficilmente riusciamo a trovare la quadratura del cerchio. Questo anche se l’annata 2007 ha dato sicuramente una mano alla bevibilità ed alla piacevolezza. Inoltre sembra si sia capito che le barriques costano e vanno usate con parsimonia.

In definitiva dei rossi da poter gustare senza grossi problemi se non, in vari casi, quello finanziario. Se il nome Brunello porta a pensare a vini dai 30€ in poi per un rosso non si possono spendere più di 15 € senza rischiare di essere superati a destra e sinistra da tante altre denominazioni.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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