Bolgheri: “luogo naturale” in vista, ma i prezzi?4 min read

Oramai è tradizione che gli assaggi di Bolgheri si svolgano quasi sotto l’albero di Natale. Anche quest’anno infatti era la fine di novembre quando, grazie al Consorzio di tutela (che ringraziamo), ci siamo ritrovati all’inizio del viale dei famosi cipressetti  per assaggiare Bolgheri e Bolgheri Superiore presso la sede delle strade del Vino. 

 

Recita il proverbio che “ il buongiorno si vede dal mattino”: noi di Winesurf abbiamo detti più terra terra tra cui “L’appeal di un vino si misura dal numero di degustatori che vogliono partecipare all’assaggio”. L’appeal dei vini bolgheresi è quindi altissimo perché ben in cinque (e dovevamo essere sei) ci siamo presentati per degustare una quarantina di Bolgheri e Bolgheri Superiore.

Di scena per i Bolgheri principalmente l’annata 2012, mentre per i Superiore era la 2011 sotto i riflettori.

 

Per prima cosa ci preme sottolineare come, anno dopo anno, le due tipologie si vadano sempre più differenziando, non tanto nei vitigni utilizzati, quando nel puntare verso quello che Aristotele definirebbe “luogo naturale”.

Per il filosofo greco tutti gli elementi in natura si muovono verso un luogo naturale, che è il meglio per ognuno ed è determinato da vari fattori. Forse ispirati da questo concetto gli “aristotelici” produttori bolgheresi stanno puntando sempre più nettamente con i vini base a quello che dovrebbe essere il luogo naturale di ogni vino del genere, cioè alla piacevolezza maritata all’equilibrio e ad una buona struttura, mentre con i Superiori si vuole arrivare decisamente a vini molto più complessi,  piuttosto chiusi all’inizio, ma con strutture di alto livello, che dopo anni dovrebbero dare vini dove la potenza si coniuga all’eleganza.

 

Di questa oramai chiara suddivisione siamo felici, anche perché si sviluppa attraverso un miglioramento generale della qualità. Se qualche anno fa era facile trovare qualche Bolgheri non proprio corretto, oggi e (quasi)  impossibile, Infatti solo un campione su quaranta non è stato valutato. 

 

Come detto per i base l’annata di riferimento era il 2012: annata caldissima non solo in vendemmia. Ci aspettavamo vini abbastanza cotti al naso e non proprio freschissimi al palato e invece l’hanno fatta da padrone fresche note fruttate e piacevoli sensazioni balsamiche, mentre in bocca una giusta freschezza apriva la strada ad una tannicità rotonda ed equilibrata.

Questo sia che il vitigno base sia più o meno il Cabernet Sauvignon o il Merlot. In realtà non abbiamo trovato alcuni ottimi vini come lo scorso anno, ma tanti vini buoni e questa forse è la cosa più importante per la tipologia che, se riuscisse a mantenere i prezzi  a livelli “più umani”, potrebbe fare anche un bel passo avanti nel gradimento del consumatore medio, che vede (in molti casi con ragione) i vini di Bolgheri come molto costosi.  

 

A proposito di prezzi….e dei superiori che cosa vogliamo dire? Siamo d’accordo che alcuni brand siano unici e possano spuntare il prezzo che vogliono, ma non è detto che anche gli altri debbano seguirli, specie se…

 

Specie se, come accaduto anche quest’anno, ci sono alcuni grandi vini ma anche  interpretazioni dove il legno è eccessivo o dove semplicemente la trama tannica è troppo ruvida, rustica o amara.

 

Lasciando un attimo da parte i prezzi, questi alti e bassi qualitativi  testimoniano comunque  la voglia di creare un grande prodotto, ma purtroppo qualcuno non ha ancora o i vigneti adatti (leggi età) o semplicemente deve ancora capire come lavorare al meglio in cantina.

 

Insomma questa DOC “a due velocità” ha sempre più linearità di tipologia accanto a certezza qualitativa per quanto riguarda i base, mentre tra i superiori la forbice tra i migliori ed i peggiori è ancora piuttosto ampia. Per questo, specie con questi ultimi, deve stare particolarmente attenta ai prezzi.

 

Hanno partecipato alla degustazione Tiziana Baldassarri, Bruno Caverni, Cristina di Domizio, Gianpaolo Giacomelli, Carlo Macchi

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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