Bianchi liguri 2012: che bella sorpresa!3 min read

In linea generale l’annata 2012, calda e siccitosa per molti mesi e non solo in agosto, doveva essere per i bianchi liguri uguale o addirittura peggiore del 2011. Invece siamo veramente felici di poter dire praticamente il contrario. Non siamo certo di fronte all’annata del secolo ma mediamente, dopo aver assaggiato quasi 90 vini, li abbiamo trovati molto più convincenti dello scorso anno.

Più convincenti al naso, più convincenti in bocca, più convincenti come prontezza di espressione.

Rispetto allo scorso anno i punteggi sono così saliti e la media è passata da 2.38 a 2.54, che non è poco, ma soprattutto i vini del 2012 hanno mostrato in generale una marcia in più rispetto ai cugini del 2011. Lo testimoniano i due 4 stelle, i 6 tre stelle e mezzo ed soprattutto i trentuno vini con 3 stelle. Complessivamente siamo oltre il 45% dei campioni degustati e questo dimostra in maniera chiara che il miglioramento è stato generalizzato.

Ma veniamo alla ormai classica suddivisione.

 

Riviera ligure di Ponente Pigato

Anche se diversi vini hanno ottenuto buoni punteggi e ben tre sono arrivati a 3.5 stelle le sensazioni finali sul Pigato sono di un vino che ha qualche “lavoro in corso”. Le interpretazioni infatti sono piuttosto diverse e comprendono anche metodi che tendono ad esaltare note aromatiche “neozelandesi” che con il Pigato non hanno niente da spartire. Eppure le peculiarità del vitigno non sono molto difficili da portare fuori, pur se uno prova (con successo) a dimostrare che può essere un vino da buon invecchiamento. Mediamente i Pigato hanno mantenuto una buona freschezza e qualcuno anche un corpo e una sapidità veramente interessante. Voto medio 7

 

 

Riviera Ligure di Ponente Vermentino

Certamente non il punto più alto di nostri assaggi! Mediamente puliti ma non certo espressivi come quelli di Luni, i vermentino di ponente hanno svolto il loro compito senza grandi picchi ed in diversi casi hanno marcato minor freschezza e corpo dei Pigato.  Voto medio 6.

 

 

Colli di luni Vermentino

Il vero principe del nostro assaggio: vini convincenti, freschi di buona sapidità, con un corpo adatto anche a qualche anno di maturazione in bottiglia. Quest’anno i Colli di Luni ci hanno messo davanti proprio un bel gruppo di vini. Proprio perché siamo bastian contrari per natura ci preme sottolineare che la Nuova Zelanda è molto lontana da queste belle colline e quindi certe note (sentite per fortuna in pochissime aziende) pompelmate o di frutto della passione non fanno certo il gioco di chi cerca di portare avanti la tipicità di questo vino.

Ma lasciamo da parte le note negative e diamo giustamente spazio ad un vino che si è aggiudicato ben due 4 stelle ma soprattutto ha convinto in molti altri casi. Casi di aziende nuove di cui sentiremo parlare o conferme di cantine affermate. In tutti i casi ci sentiamo di consigliare un bel Vermentino dei Colli di Luni come una scelta saggia per l’estate 2013.

Voto medio 8.5

Ci sentiamo anche di consigliare ai produttori locali di iniziare a pensare in gruppo e provare a presentarsi sotto lo stesso cappello. Oramai la qualità media c’è, ma l’enorme frammentazione delle proprietà non permette altra strada che una bella unione, per affrontare i costi di promozione in maniera seria e mirata.

 

 

Cinque Terre

Anche se abbiamo trovato buone espressioni ci sembra che il 2012 non sia stata proprio la migliore annata per i Cinque Terre. Il problema più ricorrente è una certa mancanza di freschezza, mentre i nasi ci sembrano puntare, oltre al classico floreale, anche se su note di frutta bianca matura. Ma fare vino da quelle parti non è certo facile, specie quando la natura si trasforma da madre in matrigna cattiva. Non possiamo infatti non ricordare l’alluvione dello scorso anno, che ha portato, oltre a una serie di lutti, danni e devastazioni ovunque. Cari viticoltori della Cinque Terre, il fatto che vi siate rimboccate le maniche e abbiate affinato e imbottigliato il 2012 vale da solo un 10 con lode ed un abbraccio grande così.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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