Bianchi Alto Adige 2009? Parliamone!5 min read

Abituati ad assaggiare in una Bolzano trasformata nel solito forno estivo siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla versione “fresca e piovosa” che questo pazzo inizio di estate ci ha riservato. Non che nella stupenda sala di degustazione della Camera di Commercio il caldo potesse darci fastidio ( a proposito, grazie per solita perfetta organizzazione e per l’ospitalità), ma poter girare per vigne senza sudare sette camicie è stata una piacevole variabile.
Lasciamo le camicie e veniamo ai vini. Oltre 220 vini bianchi assaggiati (quasi tutti del 2009) delle più importanti tipologie altoatesine. Ve li presentiamo nell’ordine in cui li abbiamo assaggiati, ricordandovi che nella sezione “Degustazioni” potrete non solo vedere i risultati ma commentarli e giudicarli.

 

Pinot Grigio

Anche se i risultati medi non sono stati certo eccellenti (solo 8 vini su 20 al di sopra delle 2 stelle e nessuno oltre le 3) l’idea che ci siamo fatti è che l’annata per il Pinot Grigio non sia stata fra le peggiori. Abbiamo riscontrato un maggior carattere varietale, una miglior esecuzione, una voglia superiore di estrarre qualcosa di buono da quest’uva, croce (qualitativa) e delizia (finanziaria) dei viticoltori altoatesini. Certo che con rese oltre i 100 q.li per ettaro fare cose buone (veramente) con il Pinot Grigio credo sia praticamente impossibile.  Voto 6.50

 

Pinot Bianco

“Se tanto da tanto” – abbiamo pensato – “Se il  Pinot Grigio è migliorato figuriamoci come sarà il Pinot Bianco”. Invece questo ardito calcolo mentale non era esatto. In generale abbiano trovato una certa carenza nel corpo, con dei nasi ancora da perfezionare (ma quest’ultimo dato era previsto, visti gli imbottigliamenti molto recenti). Quello che non ci è piaciuto potremmo definirlo “scivolosità” del vino sul palato o anche “mancanza del turbo”. Nel momento in cui ti aspetti che il classico corpo del Pinot Bianco entri in azione ti ritrovi invece con una sensazione di vuoto in bocca e con persistenze ridotte all’osso. Per questo motivo ben 22 Pinot Bianco su 43 non hanno superato le due stelle. Vini comunque piacevoli ma dal Pinot Bianco ci saremmo aspettati di più. Vogliamo dare la colpa all’annata? Diamogliela.  Voto 6

 

Chardonnay

Se Sparta piange Atene non ride ed in effetti gli Chardonnay altoatesini ci sono sembrati perfettamente in linea con il basso profilo della vendemmia 2009. Bei compitini enologici ma poco più e per giustificare tutti gli ettari di Chardonnay esistenti in regione ci vorrebbe qualcosa d’altro. Cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno diamo atto di una qualità media di buon livello e di una assoluta mancanza di vini difettati. Però vorrei che qualcuno mi spiegasse per quale motivo in un ristorante (che non sia in Alto Adige)  io dovrei ordinare uno Chardonnay altoatesino che non si differenzia minimamente da milioni di chardonnay prodotti nel mondo ed ha un prezzo in linea, se non più alto, della concorrenza? Voto 6-

 

Sauvignon

Lo aspettavamo come il salvatore della patria ed invece, se ci è permesso un bruciante termine calcistico, è stata la Slovacchia di turno. Speriamo che  la mancanza di nettà aromaticità sia dovuta ai recenti imbottigliamenti e  passi col tempo, ma quella carenza di freschezza trovata in diversi campioni difficilmente passerà. Anche qui non possiamo certo criticare la qualità media ma le punte che di solito ci sono e che per noi (e per molti appassionati d ella tipologia) rappresentano una certezza, quest’anno sono piuttosto smussate. Insomma: da un vino come il Sauvignon altoatesino ci saremmo aspettati di più. A questo punto tre indizi fanno una prova e non possiamo che etichettare la vendemmia 2009 come “molto difficile”.  Voto 5.50

 

 

Müller Thurgau ed altri vitigni (Kerner, Sylvaner, Veltliner, Riesling, Moscato Giallo)

Con questa “certezza” acquisita non era certo il Müller Thurgau quello che poteva ribaltare la situazione, inoltre il numero dei campioni non era certo rappresentativo per poter trarre giudizi. Era ancor meno rappresentativo il numero dei campioni delle altre uve, che comunque hanno dato (assieme al Müller) un risultato piuttosto buono. La sensazione è che oramai da anni ci siano stati dei buoni miglioramenti sul Moscato Giallo vinificato secco e tra le uve “importate” dal nord quelle su cui puntare veramente (sempre che lo si voglia fare, visto che comunque i tipi vitigni non mancano)siano il Kerner ed il Riesling. Comunque siamo usciti da questo piccolo pout pourri di assaggi con alcune buone indicazioni e con in testa alcune belle caratteristiche trovate in più di un vino.  Voto generale 7

 

 

Gewurztraminer

Quasi come ultima carta calata in tavola gli ultimi vini assaggiati (Schiave escluse, ma di quelle parleremo a parte) sono stati i Gewurztraminer.  Se dio vuole hanno rialzato la media, per più di un motivo. Non solo per la risaputa piacioneria del vino ma soprattutto perché abbiamo visto una voglia di lavorare per un GW molto più bevibile e molto meno “da concorso”. Meno zuccheri residui, profumi più fini (anche qui comunque leggermente ovattati…dalla solforosa e dal recente imbottigliamento) ed eleganti.  In alcuni casi ci siamo trovati di fronte anche a sensazioni di freschezza (merito/colpa dell’annata “particolare”? )che difficilmente avevano trovato in passato. In definitiva chi quest’anno vorrà bere GW dell’Alto Adige potrà scegliere tra una bella gamma di prodotti e soprattutto potrà farlo anche pasteggiando, magari non abbinandolo proprio alla bistecca, ma sicuramente a molti più piatti che in passato. Voto 7+

 

Tirando le somme

Una decina di vini non hanno ancora avuto spazio: sono i cosiddetti uvaggi (che voi comunque troverete regolarmente recensiti nell’apposita categoria). Questi ci danno modo di fare una piccola riflessione.
Siamo d’accordo che il concetto del monovarietale  è una delle caratteristiche (anche commerciali) del vino altoatesino, ma in annate come questa non certo eclatanti, basarsi su più gambe forse potrebbe servire a camminare meglio. Detto fuor di metafora: proporre uvaggi che permettano in annate particolari al Sauvignon di avere più freschezza o al Pinot Bianco di ritrovare il suo proverbiale corpo, potrebbe essere una scelta oculata, specie se proposta allo stesso prezzo del monovarietale. Insomma: se esistono denominazioni storiche come il Terlano Bianco un motivo ci sarà?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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