Bianchi Alto Adige 2007: anno interlocutorio.5 min read

Quest’anno non abbiamo potuto degustare, come sempre fatto, i bianchi dell’Alto Adige presso la Camera di Commercio di Bolzano: i vini sono stati spediti ai nostri uffici, dove si sono svolti gli assaggi. La differenza sostanziale è stata che non siamo riusciti a testare anche il territorio, visitando aziende, come sempre facevamo dopo ogni degustazione mattutina.
L’assaggio è stato comunque esauriente visto che quasi 200 bianchi (per la stragrande maggioranza del 2007) sono stati degustati in 4 giorni di assaggi.
Prima di parlare delle varie tipologie due annotazioni di ordine generale. Sempre più aziende adottano sistemi di tappatura alternativi. Oltre ai classici tappi in “silicone” (che comunque non stanno aumentando di numero) diverse cantine hanno adottato, anche per bianchi d una certa importanza, il tappo a vite Stelvin mentre quello in vetro sta, piano piano,  ritagliandosi un suo spazio. Siamo felici per queste scelte, che diminuiscono drasticamente i grattacapi del sughero (solo 5 bottiglie con problemi di tappo!!!!) e non creano il minimo problema al vino. Si trattasse di vini da grande invecchiamento avremmo forse qualche dubbio sia sul silicone che sullo stelvin (sul vetro no), ma per quanto riguarda prodotti con una vita media di 2-3 anni questi sistemi danno grande sicurezza.
Un’altra “sicurezza” sono, purtroppo, le gradazioni alcoliche medie che continuano irrimediabilmente a crescere. Una delle caratteristiche principali dei bianchi altoatesini è certamente la piacevolezza, la bevibilità e non è facile ottenerla partendo da 13.5° di alcol. Passi se questo succede in Sicilia o in Puglia ma per vini dove la componente aromatica è basilare (Muller-Thurgau, Sauvignon, Gewurztraminer soprattutto) le alte gradazioni, se non equilibrate da corpo ed freschezza, rischiano di creare qualche problema. L’annata 2007, molto calda, non ha certo aiutato ma credo che in prospettiva sia un problema da non sottovalutare. Come non è da sottovalutare i grandi sviluppi di cantina: l’anno scorso parlammo di Sauvignon “neozeladesizzati” e quest’anno ci siamo trovati anche con Muller Thurgau dai profumi vegetali e fruttati mai così intriganti ed anche con qualche GW che “sauvignoneggia”. Non siamo per l’oscurantismo enologico ma oramai è chiaro di essere di fronte ad una rivoluzione dettata dalle tecniche di vinificazione in riduzione  ed il rischio dell’omologazione aromatica, pur  verso l’alto è comunque….alto.
Passiamo adesso ad alcune annotazioni sulle singole tipologie.

 

Pinot Grigio
Potremmo riprendere quanto scritto lo scorso anno. Quasi sempre infatti i Pinot Grigio assaggiati si sono dimostrati di scarsa concentrazione e poco delineati nei profumi. Oramai, anche quando viene fatto per il mercato italiano, questo è divenuto il vino “da esportazione” per antonomasia ed, a meno che non si lavori sin dalla vigna in maniera diversa, i risultati sono facilmente immaginabili.

 

Müller Thurgau.
Come nel vicino Trentino quest’anno abbiamo avuto belle sorprese da questo vitigno, che sembra adattarsi benissimo alla vinificazione in riduzione. Profumi assolutamente non banali, discrete concentrazioni associate a buona freschezza ci fanno ben sperare per il suo futuro.

 

Pinot Bianco
Sicuramente la vera delusione dell’annata, proprio perché era stato il punto di riferimento degli ultimi anni. Purtroppo, pur mantenendo una parte delle classiche connotazioni aromatiche è venuto quasi sempre a mancare “la sostanza”, la concentrazione che invece eravamo abituati a trovare anche in prodotti “di base”. Un buon numero comunque di buoni vini ma nessuno che arriva a prendere quattro stelle, cosa che accadeva regolarmente gli altri anni.

 

Sauvignon
Anche se un solo vino raggiunge le quattro stelle la situazione è  diversa rispetto al Pinot Bianco. Grosso merito deve essere dato alla parte aromatica, quasi sempre precisa, netta, potente, con gamme che vanno dalle classiche fino alla frutta bianca ed a note speziate. Quasi sempre mettere sotto il naso un Sauvignon altoatesino da piaceri per niente scontati. In bocca manca quel “grasso” che oramai sembra caratterizzare la vendemmia 2007 ma troviamo comunque freschezza, equilibrio ed una buona lunghezza gustativa. Lo slogan potrebbe essere “un vino sicuro su cui puntare!”

 

Chardonnay
I 2007 assaggiati non portano questo vitigno fuori dal limbo degli scorsi anni. Sono vini ben fatti ma non andiamo oltre il corretto svolgimento del compito. Crediamo stia succedendo un po’ quello che abbiamo notato in Trentino. Lo Chardonnay è passato di moda e con questo è passata anche la voglia di lavorarci duramente sin dalla vigna. Per gli amanti di questo vitigno l’annata offre comunque delle piacevoli interpretazioni.

 

Gewurztraminer
Pur giocando molto sugli zuccheri residui (ma molto meno che in passato) i GW altoatesini 2007 ci sono sembrati ben centrati e assolutamente piacevoli. Alcuni mostrano anche una gustosa sapidità che rende il vino ancora più gradevole e meglio abbinabile. Vista l’annata avevamo paura per gli aromi che invece si sono conservati benissimo. Assieme al Sauvignon sicuramente il vino uscito meglio dagli assaggi, con alcune punte veramente notevoli.

 

Alto Adige Bianco
Qui convergono i cosiddetti uvaggi: molto spesso, con i dovuti distinguo ( vedi il Terlano Classico che ha una sua storia ed una sua ragion d’essere) si tratta di vini non ben delineati, sia si parli di prodotti di primo prezzo che di bottiglie fatti per durare negli anni. Alcuni sono indubbiamente buoni ma spesso non si capisce il perché di certi “mischiotti”. Una delle belle caratteristiche dei vini altoatesini è il varietale e spesso questi uvaggi, anche grazie all’uso del legno, tendono a diluirlo.

 

Altri Vitigni (riesling, Sylvaner, Kerner etc)
Visto il ristretto numero di campioni non ci sentiamo di generalizzare ma……attenti al Kerner, ne sentirete parlare…..e bene!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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