Barolo 06 e Barbaresco 07: la lunga marcia5 min read

Una lunga marcia quella degli assaggi di Barolo 2006 e Barbaresco 2007, iniziata a maggio e finita pochi giorni fa. Una degustazione praticamente infinita con oltre 350 vini degustati,  alcuni anche tre o quattro volte. Prima di entrare nel merito un doveroso ringraziamento a chi ci ha permesso di effettuare le nostre degustazioni, quindi alla manifestazione  Nebbiolo Prima (ed all’Albeisa che la indice e la finanzia) ed alla società di comunicazione Wellcom di Alba.

 

Barolo 2006

Le cose da dire sono molte e non sappiamo da dove partire: converrà quindi iniziare dalle nude cifre.
La media stelle dell’annata  è stata di 2.64. Da un punto di vista storico-statistico è superiore a quella delle tre annate precedenti (2005/2.53, 2004/2.42, 2003/2.25). Questo potrebbe confermare il carattere di “grande annata” attribuito al 2006..però..però…Dai nostri assaggi non è venuto fuori nessun vino che abbia meritato 5 e 4.5 stelle e solo 8 vini (poco più del 3% degli assaggi)hanno raggiunto le 4 stelle. Come contraltare abbiamo ben 27 Barolo 2006 ( 11.3% del totale) attestati alle 3.5 Stelle e  81 (33.9%) a 3. Tra questi, vista la propensione all’invecchiamento del Barolo, ce  ne saranno molti che non potranno che migliorare ma che adesso mostrano una preoccupante chiusura olfattiva ed una tannicità molto verde, rustica ed accentuata.

Nella frase precedenti sta il “problema” dell’annata 2006. Siamo pronti ad ammettere (anche dati numerici alla mano) che si tratta di una vendemmia di ottimo livello e superiore alle precedenti fino al 2001 escluso, ma la sua scompostezza e chiusura olfattiva, con vini in bottiglia come minimo da molti mesi se non da un anno ci frena nell’affermare di essere di fronte ad una “grande annata”. Ammettiamo comunque che lo sia ma la parola d’ordine che il consumatore deve tenere ben presente è “Non bere prima del 2014-2015”. Se qualcuno avesse voglia di definire questa procrastinare l’assaggio segnale chiaro di longevità non ci troverebbe in perfetto accordo. Questo perché non crediamo che, una volta trascorsi gli anni, i 2006 si trasformeranno in massa in vini eleganti dal futuro radioso. In diversi casi saranno vini che avranno digerito il legno (tornato preponderante in diversi casi), ampliato e terziarizzato i profumi ma alcuni squilibri creatisi durante la maturazione delle uve questa vendemmia  se li porterà dietro ed il livello di annate come il 2001 0 il 1999 sarà molto difficile da raggiungere. In breve: che l’annata 2006 di Barolo (come successo per altri grandi vini rossi italiani, non ultimo il Barbaresco)possa essere, con le dovute numerose eccezioni,  una vendemmia “pronta…mai” ci ha sfiorato più volte negli assaggi. Assaggi che hanno mostrato anche come  Il colore sia oramai stabilmente tornato al rubino più o meno brillante e come l’alcol sempre più alto rischi di essere il problema futuro della denominazione.

 

Barbaresco 2007

Partiti molto sottotono durante Nebbiolo Prima i Barbaresco-rospo dell’annata 2007 si sono piano piano trasformati nei Barbaresco-principe dei nostri assaggi di ottobre. I nasi pervicacemente chiusi di maggio sono diventati quelli aperti, fruttati  ed eleganti di ottobre, i tannini pungenti in primavera hanno assunto  sembianze più vellutate tanto da raggiungere, con 2.59, quasi la media stelle del Barolo 2006. Questa media è la più alta dal 2001 (2006/2.36, 2005/2.43, 2004/2.22, 2003/2.21/ 2002/2.06) e per noi sta a dimostrare che la vendemmia 2007 sarà forse inferiore come longevità ad altre più blasonate sulla carta, come il 2006 ed il 2004, ma sicuramente come bevibilità, prontezza e piacevolezza, non ha niente da invidiare a nessuno. Una specie di ribaltone rispetto a quanto avevamo scritto a maggio dopo Nebbiolo Prima, ma del resto la vendemmia 2007 ci ha abituato a belle sorprese, come quella del Chianti Classico Riserva (vedi ).

Ribaltone non c’è stato invece dal punto di vista del colore che, a maggio come adesso, è stabilmente rientrato tra i binari del rubino, mentre l’alcolicità non è certo un problema meno pressante rispetto al Barolo e occorrerà fare molta attenzione in futuro.  In definitiva un’ annata buona, da poter godere praticamente da subito e con buone possibilità di invecchiamento. Un dato che ci fa piacere segnalare è che su 110 vini assaggiati uno solo è stato escluso per difetti. Se considerate che tra i Barolo (anche se i vini erano il più del doppio) ce ne sono stati ben nove, si può certamente attribuire un’altra “stella” di affidabilità a questa vendemmia che viene proposta in molti casi a prezzi veramente interessanti, praticamente non aumentati rispetto al 2005. Questa tendenza la troviamo, pur in misura minore, anche nel Barolo: segno che la crisi fa ragionare e che forse potrebbe essere il momento per noi consumatori di mettere in cantina qualche bella bottiglia di Barbaresco o di Barolo.

A proposito di bottiglie: chiudiamo parlandovi del “Premio Attila” che da quest’assaggio verrà simbolicamente dato alla bottiglia più pesante tra quelle in degustazione. Come sapete da tempo cerchiamo di far capire come la diminuzione del peso della bottiglia non possa essere che un bene ed un risparmio per tutti, dal produttore che spenderà meno per vetro, imballaggio e trasporto a tutto l’universo mondo che verrà inquinato meno tra produzione, trasporto e smaltimento. Per questo segnaliamo con nome e cognome il Barolo 2006 ed il Barbaresco 2007 che hanno “vinto” questo non invidiabile premio: questa volta i tratta del Barbaresco 2007 Reyna di Michele Chiarlo e del Barolo 2006 Lorens di Eredi Lodali.
Ancora due parole per motivare la presenza, all’interno della degustazione, di alcuni vini di altre annate. Erano così pochi che non ci sentivamo di “ghettizzarli” in un file con 7-8 vini.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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