Tanto per sgombrare il campo dagli equivoci a noi i vini irpini piacciono, per cui dispiace che molti produttori non colgano le occasioni che vengono loro offerte per dare voce ai vini ed al territorio.
Lo diciamo a malincuore, anche alla luce di quanto è successo soli pochi mesi fa con l’annullamento di una manifestazione importantissima come Bianchirpinia.
La scarsa sensibilità che i produttori (non tutti ovviamente) hanno dimostrato verso questa iniziativa non ci ha permesso di effettuare visita e degustazione sul territorio, “costringendoci” così a richiedere i campioni direttamente, pur sapendo di andare incontro all’ormai famoso “ma chi se ne fot…” di molti produttori irpini.
Infatti qualche tempo fa avevamo già tentato, facendoceli spedire in sede, di organizzare una degustazione dei vini irpini e, a distanza di qualche anno, nulla sembra essere cambiato. Il risultato numerico è stato deludente, anzi sconsolante.
La partecipazione quindi delle poche aziende che hanno risposto al nostro invito assume un valore doppio ed a loro va tutto il nostro riconoscimento.
La scarsa partecipazione irpina , non solo alla nostra degustazione, è un fenomeno ormai ricorrente ed è stato più volte spiegato ed analizzato. A questo proposito l’analisi fatta da Luciano Pignataro tempo fa mi sembra assolutamente condivisibile.
Non ci dilungheremo oltre ma cercheremo di fare alcune considerazioni derivanti dalle nostre degustazioni, condizionati ovviamente dalla esiguità dei campioni pervenuti.
Segnaliamo con grande piacere e relativa sorpresa, il ritorno a standard qualitativi di livello per Feudi di San Gregorio, cosa a cui l’azienda di Serpico negli ultimi anni ci aveva disabituato: il Fiano Pietracalda e il Greco Cutizze sembrano aver trovato una dimensione ed una nuova spinta espressiva sicuramente più aderente al territorio.
Piccola rivelazione, ma c’era da aspettarselo per il Fiano Rifiano di Pepe, una buonissima interpretazione carica di frutto ed acidità minerale.
Una conferma per il Greco di Donnachiara dai toni, erbacei e agrumati con ritorno gustolfattivo notevole.
Molto buone anche le interpretazioni di Villa Raiano con il suo Greco, così come quella di Torricino. Sul versante del Fiano molto interessante anche quello di Di Meo e di Contrada Michele.
Un alternarsi di ottime prestazioni tra Fiano e Greco che in questa annata non sembrano poi così qualitativamente distanti tra loro come in annate precedenti.
Certo mancano nomi importanti dell’Irpinia ( Vadiaperti, Picariello, Marsella, Mastroberardino, per citare i primi che mi sovvengono) per tracciare un profilo dell’annata più attendibile, ma ce ne facciamo una ragione e continueremo a chiedere i campioni anche a chi quest’anno non ha ritenuto di inviarceli.